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Napoli nobilissima — 3.1894

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Fasc. V
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Capasso, Bartolommeo: Il palazzo di Fabrizio Colonna a Mezzocannone: Pagine della Storia di Napoli studiata nelle sue e nei suoi monumenti
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Croce, Benedetto: Sommario Critico della Storia dell'arte nel Napoletano
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https://doi.org/10.11588/diglit.62000#0086

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NAPOLI NOBILISSIMA

quello erede del reame di Napoli il duca di Calabria di-
scendente diretto degli Aragonesi, il quale in quel tempo
stava prigione in Spagna. Ma Fabrizio, unito al suo ge-
nero il Marchese di Pescara, che allora trovavasi in Na-
poli, avvalendosi dell’autorità, che egli aveva nel seggio
di Porto, cui era ascritto, e col mezzo ancora dei Pagani
e dei Costanzi, che potevano molto in quello e nell’altro
di Portanova, tanto e così bene seppe adoperarsi, che ri-
mossa ogni opposizione, Giovanna e Carlo furono solen-
nemente proclamati come veri ed unici eredi e successori
del re Cattolico C1).
In questo stesso anno la sventura visitò la famiglia Co-
lonna, poiché Federico, il primogenito di Fabrizio, prode
e valente giovane diciannovenne, fu colpito immatura-
mente da morte (2 3) e pianto con due belli sonetti dalla so-
rella Vittoria (3).
Dopo pochi anni, nei quali non trovo cosa notevole
sull’argomento, da essere ricordata, anche Fabrizio venne
a mancare.
Ai 15 di marzo del 1520, alle 2 ore di notte egli morì,
e nel giorno 20 seguente ebbe solennissime esequie.
Il cronista Passaro le descrive minutamente. Precede-
vano tutti gli ordini religiosi ch’erano in Napoli, meno
quelli di S. Martino, S. Severino e S. Pietro ad Aram;
indi seguivano tutti i preti di Napoli e « questi e quelli
con intorce in mano alluminate ». Poscia seguivano do-
dici cavalli e dodici « banche piene de intorce alluminate
« et ad ogni banco nce erano 18 torcie et l’huomini che
« le portavano le dette banche erano vestiti con grama-
« glie ». Venivano indi innanzi al cadavere due gentiluo-
mini, uno che rappresentava la persona del detto signor
Fabrizio, vestito di un saio di raso cremisino, con la ce-
lata in testa coperta di velluto cremisino guernito di un
cerchio d’oro con molte gioie come duca che era; il ca-
vallo andava « con un paro de sopra barde cuollo e te-
« stera de lo medesimo raso et ricamato de lo medesimo
« oro tirato et lavori di ricamo come il saione »; l’altro
gentiluomo ch’era di casa Venato del Sedile di Porto an-
dava pure a cavallo con un ricco stendarlo in mano tutto
indorato e con le arme di Spagna, come a Gran Conte-
stabile. Era vestito armato, e sopra le arme aveva un
saione di velluto nero, ed il cavallo con soprabarde, collo
e testiera dello stesso velluto. Appresso venivano quattro
gentiluomini del Sedile di Porto, vestiti « con gramaglie

(1) Costo, Aggiunta al Compendio della istoria del r. di Napoli del
Collenuccio, t. II, p. 198, ed. Gravier.
(2) Coppi, O. c., p. 269, che ne riporta l’iscrizione postagli dal
fratello Ascanio nella chiesa di S. Maria di Palazzola.
(3) Reumont, Vittoria Colonna, p. 36; Coppi, O. c., p. 269. Cfr. Le
rime di Vittoria Colonna pubblicate da P. E. Visconti, p. 357 e 358.

fine ». Il cadavere andava dentro una bara « con una
« cotra d’imbroccato riccio sopra riccio d’oro tirato, guar-
« nita di raso carmosino et sopra de la detta cotra et
« bara andava lo detto corpo vestito de scarlato inferrato
« de arminii et in testa una barretta di velluto carmosino
« con uno circhio doro come a Duca e Gran Contesta-
ti bile et a suo costato lo stocco guarnito de imbroccato
« con lo bastone discoverto et sotto la veste di scarlato
« portava un saio di raso bianco et con speroni d’oro ai
« piedi ».
Appresso andava Ascanio Colonna, accompagnato dal
Viceré, da tutto il Consiglio reale, da numerosi signori
di grado in grado, ed in fine da 150 servitori vestiti in
gramaglie.
L’esequie andò a S. Giovanni Maggiore, dove « fo fatto
« una degna castellana tutta guarnita di taffettà negro et
« de panno negro et tutte le colonne di detta castellana
« forono inaurate con le inventioni delle spoglie di Marte
« (trofei d’arme) et sopra di detta castellana ce fo un
« arma riale molto ben fatta ». Un degno homo napole-
tano, come dice il cronista, chiamato Scipio Granato fece
al defunto una degna orazione nella quale esponeva le
lodi e le vittorie da quello ottenute (’).
Terminati gli onori funebri, il tavuto col cadavere e con
la coltre corrispondente fu portato nella cappella di S. Lu-
cia di padronato della famiglia Colonna, e di là poi, dopo
qualche tempo, trasferito nella chiesa di S. Andrea in
Palliano, ove a cura di un suo discendente Filippo Co-
lonna, nel secolo XVII, fu con la moglie Agnese onora-
tamente sepolto (2).
contìnua.

Bartolommeo Capasso.

SOMMARIO CRITICO
DELLA
STORIA DELL’ARTE NEL NAPOLETANO

IV. D
Architettura sacra: Stilo, Santa Severina, Rossano,
Mileto, Gerace, Cosenza, ecc.
La regione dell’Italia meridionale più povera di monu-
menti architettonici in generale, e dei secoli XI-XIII in
particolare, è la Calabria.
È facile immaginare la causa di questa povertà. Ognun
sa i tanti tremuoti che hanno scosso e rimescolato il suolo
di quelle provincie. Chiese famose —■ dice lo Schulz —,

(1) Passaro, o. c., p. 281.
(2) Coppi, o. c., p. 270.
 
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