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Napoli nobilissima — 3.1894

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Napoli nobilissima

RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

Voi. III.

Fasc. VI

SOMMARIO.

Il Teatro del Fondo. I. V. D’Auria.
II palazzo Penna. G. Ceci.
Il palazzo di Fabrizio Colonna a Mezzocannone. Pagine
della Storia di Napoli studiata nelle sue vie e nei suoi
monumenti. III. I Colonnesi: continuazione. B. Capasso.
I porti e gli arsenali di Napoli. III. Epoca aragonese e
viceregnale: continuazione. A. Colombo.
Memorie degli Spagnuoli nella città di Napoli. I. Prime
memorie. Tempi Aragonesi. B. Croce.
Notizie ed osservazioni. Don Fastidio.
Da libri e periodici. Don Ferrante.

IL TEATRO DEL FONDO
R-ifatto ha cambiato nome, s’intitola — Mercadante —.
Era stato chiamato del Fondo, perchè costruito con da-
naro regio, che si ricavava dagli utili di una cassa ammi-
nistrata da militari, e detta dei fondi di separazione dei
lucri.
Chi presiedeva quest’amministrazione pensò, verso gli
ultimi anni del passato secolo, con la dovuta autorizzazione
sovrana, di erigere un teatro sull’ampio ed informe spiazzo,
fatto già molto prima dal viceré d. Pietro di Toledo per
lasciare area libera innanzi ai nuovi torrioni quadrati, agli
spaldi ed ai fossi, che il detto viceré faceva costruire per
rendere più forte e bello esternamente Castelnuovo (’),
E per tanto ottenere, fece abbattere molte case e giar-
dini, ed una vecchia e divota chiesa, di fondazione regia,

(i) Ecco una delle tante partite di esito sull’oggetto; la trascrivo
dalla Cedola di Tesoreria n. 276, a. 1543, f. 165, che mi trovo tra
mano: « Me fo exito de due. cento et dece curr. despisi et pagati per
« me per mano de Johan paulo ram de mio offitio in moneta del
« Reg. a Vili et XXVII de mayo proxime passato, per causa de la
« despesa facta in lo evacuare allargare et fabricare intorno li fossi
« del regio castello novo de questa cita ».

che rifabbricò indi altrove, al santo di Mira intitolata, e
perciò detta di S. Nicola al molo. A questa chiesa era
unito un ospizio, che dava per tre giorni vitto e ricovero
ai poveri pellegrini, che allora giravano a piedi, per peni-
tenza dei loro peccati, in abiti umili, compassionevoli,
buona parte del mondo; un ospedale, che offriva ricovero,
ristoro e sanità ai marinari infermi, che si presentavano
per essere ammessi, da qualunque paese venissero, qua-
lunque lingua parlassero (x).
Proposte, discusse e definite le pratiche, il giorno 2 no-
vembre dell’anno 1778, i signori della Cassa diressero al
ministro Tanucci un’ istanza, pregandolo di sottomettere
al re i tre seguenti quesiti, cioè: « Se nel buttarsi la pri-
« ma pietra dei fondamenti voglia la M. S. che si prat-
« tichi qualche solennità; Qual nome voglia dare a que-
« sto teatro; E a qual fila e numero debbano destinarsi
« i due palchi per la M. S. ». E aggiungevano una con-
siderazione, cioè, che « per farvi una particolare e co-
« moda entrata, ben inteso che volendoli laterali (i palchi),
« converrebbe destinarli alla dritta, perchè da quella parte
« la strada è più larga e l’entrata riuscirebbe più co-
« moda (1 2 3) ».
Questa considerazione veniva dall’architetto, un siciliano,
che aveva molte attenenze, perchè militare, e fece assai
opere e non buone, chiamato Francesco Securo, e for-
mava parte del suo piano preventivato con la spesa di 17
e più mila ducati (3).

(1) In questo ospedale esercitò le sue prime opere di assistenza
agl’infermi Maria Longo, che desiderando poi più vasto campo per
esplicare l’amore ch’ella sentiva nel petto, vivissimo, per l’umanità
sofferente, con i suoi denari e le sue rendite, e con la larga ed ine-
sauribile fonte di carità cittadina, fondò in sito più ameno, salubre e
grandioso un più vasto ospedale, al quale, fu dato il nome degl’in-
curabili.
(2) Teatri, a. 1778, nell'Archivio di Stato.
(3) Benedetto Croce, I teatri di Napoli, p. 571.
 
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