Napoli nobilissima
Voi. III.
RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
Fasc. IV
SOMMARIO.
Porta Capuana. Una questione. M. Schifa.
Il palazzo di Fabrizio Colonna a Mezzocannone. Pagine
della Storia di Napoli studiata nelle sue vie e nei suoi
monumenti. III. Il palazzo nel sec. XVI. I Colonnesi.
B. Cafasso.
Storia dell’arte nel Napoletano. - IV. h). Architettura sa-
cra: S. Clemente a Casauria, ed altre chiese degli Ab-
bruzzi. B. Croce.
L’atrio del platano dell’Archivio di Stato in S. Severino
di Napoli. II. N. F. Bavaglia.
Notizie ed osservazioni. Don Fastidio
Da libri e periodici. Don Ferrante.
PORTA CAPUANA
UNA QUESTIONE.
IVIeriterebbe un’illustrazione particolareggiata la strada
dei Tribunali. Essa è la strada madre di Napoli, nacque
con Napoli, come « decumano massimo » della città pri-
mitiva. E, dall’uno all’altro capo, è ricca di ricordi storici.
Ma, se si volesse cominciare, s’intopperebbe precisamente
nella difficoltà d’indicare il posto dell’uno e dell’altro capo.
Oggi la via de’ Tribunali è terminata, ad oriente, dalla
porta capuana, bellissimo monumento del secolo decimo-
quinto, ordinato da Ferdinando I ed eseguito da Giuliano
da Maiano, nel 1484; descritto egregiamente, verso il 1840,
da Scipione Volpicella (*) e, a’ dì nostri, nascosto in buona
parte da baracche e da casarelle bianco-sporche, rosso-
sporche e blu-sporche, guastato dalla conduttura del gas,
conquistato dall’orda di zeppolaioli, baccalaioli, carnacot-
tari e simili, che esercita unnicamente (dico unnicamente)
il diritto di conquista, e, ahimè! raccomandato a chi di
ragione da questa Nobilissima (0, son già due anni e, non
occorre dirlo, inutilmente.
E anche la porta capuana terminava, da quella parte, la
via dei Tribunali prima del decimoquinto secolo: nel me-
dio evo e nei tempi antichi: cioè la porta donde si usciva
per andare a Capua, e che, dieci secoli fa, già si mostrava
battezzata, chi sa da quando, con quel nome (1 2 3 4).
Ma, così com’è e là dov’è, essa fu posta solo nel 1484,
come ho già detto e come sanno tutti. Ciò che non tutti
sanno è dove stesse prima di quel tempo: nel medio evo
e nell’età antica. E sarà bene dirlo a chi non ha da pen-
sare ad altro e può avere curiosità di saperlo. Perchè, se
gli ingressi, magnificamente narrati dal Volpicella, di Carlo
Vili, di Consalvo, di Carlo V, di Carlo III, sono fasti che
danno valore storico alla porta presente, altri fasti, di non
molto minore importanza, decorano la porta vecchia, la
porta madre, dirò più gentilmente, della porta attuale.
Li accenno, senz’altro: non voglio che accennarli.
Duecentosedici anni avanti Cristo, Annibaie, dopo la bat-
taglia di Canne « dall’agro campano » venne su Napoli.
Venne cioè da Capodichino, dal « clivo capuano » o « be-
neventano », donde scendevano a Napoli gli abitanti delle
due città che dettero l’appellativo alla via (3). Quindi, fuori
porta capuana Annibaie dovette porre gli agguati e fare
scorrazzare i suoi numidi, che provocassero i napolitani a
sortire. Di là forse piombò su’ barbari l’ipparco Egea, che
restò vinto e ucciso. E di là dovette Annibaie contemplare
le mura inespugnabili, che lo distolsero dal tentare l’as-
salto (4).
(1) Naf. Nob., I, 48.
(2) Erchemperto, 7.
(3) Capasso, Pianta di Nap., nell’Archiv. star, nap., XVIII, 322 sg.
(4) Llv-> 23, i-
(1) Volpicella S., Princip. Edificii, 3-10.