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Napoli nobilissima — 3.1894

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NAPOLI NOBILISSIMA

« trimonij procurò di farlo alla grande, oltre che in quel giorno ve ne
« furono molti altri e assai belli » (i). Non ho trovato nelle nostre bi-
blioteche la descrizione di Juan de Oquina, cui accenna il Cervantes (2).
Il primo dei mantenitori del torneo era il famoso Juan de Tasis,
conte di Villamediana : que una mediana villa le hace conde. Poeta lirico
e satirico, dei migliori seguaci del Góngora (3), egli è specialmente
noto per la sua tragica fine. Si vuole che s’innamorasse fortemente
della Regina Isabella, figlia di Errico IV di Francia, moglie di Filip-
po IV di Spagna — appunto una delle principesse delle quali nel 1612
si festeggiavano a Napoli le nozze! —. E si racconta che una volta,
passando la regina per una sala del palazzo reale, un uomo le si av-
vicinò di dietro e le coverse gli occhi colle mani. — Ch’è questo,
Conte?, — gridò la regina. Ma non era il conte: era il re! Qualche
tempo dopo, il conte fu assassinato (4).
Il Conte di Lemos, secondo mantenitore, era Don Pedro Fernan-
dez de Castro, viceré di Napoli dal 1610 al 1616. A lui, protettore di
letterati (5), il Cervantes dedicò, com’è noto, la seconda parte del Don
Quijote nel 1615, e a lui si proponeva di dedicare il Pérsiles, quando
fu colto dalla morte.
Il Duca di Nocera, terzo mantenitore, Francesco Carafa, fu uno
dei più valorosi signori napoletani di quel tempo (6). Il castellano di
S. Elmo, menzionato il quarto, era probabilmente Don Garzia di To-
ledo (7).
C' Arrociolo, finalmente, quinto e ultimo, non so chi sia, se non è....
un errore di' stampa per Caracciolo, come mi sembra probabile; e po-
trebbe intendersi in tal caso per D. Camillo Caracciolo, principe d’A-
vellino (8).
B. Cr.

NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Per la tomba di Virgilio.
Nel Corriere di Napoli del 5 febbraio (a. XXIII, n. 36) è pubbli-
cata una lettera che il prof. Pasquale Turiello ha diretta al nostro
collaboratore Benedetto Croce a proposito della tomba di Virgilio. Il
Turiello scrive:
Caro amico,
Prima di suonar la tromba di nuovo, dopo cinque anni di silenzio (V.
Corriere del 20 maggio 1889), sul tema della tomba di Virgilio, ho voluto
visitarla, come vi promisi, per togliermi ogni scrupolo, domenica passata.
Ed ho trovato, caro Croce, quella veneranda reliquia, quel monumento,
non il più vistoso, ma certo il più importante per significato storico che
Napoli conservi, in condizione che non è più possibile tacerne.
I loculi, dove una tradizione non interrotta (come ha dimostrato il prof.
Cocchia) dice che posarono i resti del gran mantovano e de’ suoi, sono
coperti d’una volta, che è sgretolata. Rivestita artisticamente di edera, se
questa di fuori dà un’aria poetica alla tomba, certo ne sconnette col tempo
le pietre. E difatti ora la volta è sostenuta di sotto da un brutto puntello
di legno. Prova, mi pare, secondo l’opinione del presente proprietario
della reliquia, della poca solidità di questa vòlta romana, sebbene questa
non debba sostenere che se stessa.

(1) Giornali cit., p. 88. Cfr. Parrino, Teatro, Napoli, 1875, I, 415.
(2) Di quest’opuscolo non è cenno neanche neWEnsayo de una biblioteca
de libros espanoles raros ó curiosos, del Gallardo.
(3) Le sue opere furono più volte stampate: nella nostra Bibl. Naz. si
trova di lui un sonetto spagnuolo nel ms. segnato XIII, C. 82.
(4) Ved. Ticknor, Hist. de la litt. espagn., trad. frane., Ili, 65 n.
(5) Sulla sua corte letteraria a Napoli cfr. Croce, Teatri di Napoli, pp.
88-90.
(6) Filamondo, Il Genio bellicoso di Napoli, Nap., 1694, P. I, 256-70 ne
tesse la biografia.
(7) Cfr. Capaccio, F or astierò, p. 840.
(8) Anche la biografia del Principe d’Avellino nel Filamondo, o. c., P. I,
82-61.

Or, quando il colle di Posilipo frana (un guaio non raro), io ho pensato
sempre al caso che un masso di sopra 0 una scossa di sotto ne facesse
schiacciare questo tumulo definitivamente. Quando s’è aperta la mostra a
Chicago, ho temuto ogni momento di leggere un telegramma trionfale
americano, che ci avesse narrato che i resti della tomba di Virgilio traspor-
tati colà a pezzi, e ricomposti, fossero una delle principali decorazioni
della mostra.
Tentai una volta, cinque anni fa, e riuscii a persuadere il sindaco Amore
a tentare il riscatto di questo monumento; il che se egli non ottenne, so
che non fu sua colpa. Poi, nel settembre del '92, feci instanza al ministro
Martini, e lo persuasi ad onorar se stesso col riscattare questa tomba. Al
che mi parca, gli scrissi, che potesse servire una leggina, 0 decreto (non
so bene) d’espropriazione per causa di pubblica utilità, che fissasse un valore
legale della reliquia e dell’accesso. Il danaro l’avrebbe poi trovato facil-
mente lo Stato 0 il Municipio 0 altri.
Bisognava sopra tutto, gli spiegai, che non potesse esser sospettato nes-
suno di voler aiutare il proprietario del luogo a far un affare troppo largo.
Ed il ministro mi rispose in fine con questa lettera, che ora al fine mi
risolvo a pubblicare. È datata da Roma, 6 settembre '92:
Egregio amico,
Già ho provveduto perchè il desiderio suo, che è desiderio di tutti gli
italiani certamente, sia una buona volta appagato. La tomba di Virgilio
sarà riscattata, e lode ne verrà data a lei pure, che in questo non ha ces-
sato di invitare il Governo a soddisfare tal debito.
Con molti saluti mi confermo AfJ.mo
Martini.
Ad una lettera così chiara, io ebbi la tentazione naturale, caro Croce,
di suonar la tromba un’altra volta, la tromba della vittoria, e pubblicarla,
anche perchè non confidenziale.
Se non che mi vinse uno scrupolo e volli evitare un rischio. Perchè, non
sapendo il modo come il ministro volesse far questo riscatto, la pubblicità
precedente avrebbe potuto forse costringere lo Stato a spesa maggiore del
necessario.
Così, con una discrezione di cui ora mi pento, risposi al ministro, propo-
nendogli da me il dubbio che non convenisse dare pubblicità al suo im-
pegno, sebbene questo a me sembrasse officiale. Ed il ministro, in data
del 19, mi fece rispondere da G. Biagi così:
« Apprezzo il gentile e delicato pensiero contenuto nella sua del 7 set-
tembre corrente. Credo però che, appunto per le ragioni esposte dalla S.V.,
non sia prudente per ora pubblicare sui giornali la notizia della buona
intenzione che ha questo Ministero di riscattare la tomba di Virgilio. Con-
fermandole intanto i sensi, » ecc.
Ora che vi ho informato di ciò, caro Croce, aggiungerò che vi scrivo
questa lettera pubblica, in primo luogo per far nota quella promessa mi-
nisteriale, sebbene sinora senza risultamento; in secondo luogo, perchè
penso ch’ormai è meglio pigliar di fronte il problema, anzi che usare altra
dilazione o cautela. Ma intanto io non posso, come pubblico insegnante,
fare insistenze vivaci ad un ministro, il quale, per giunta, potrebbe anche
ignorare il nome 0 il carattere del sottoscritto. Voi, libero da questo lega-
me, consigliere della Società di Storia Patria e signore del vostro tempo,
potete proseguir l’impresa e coronarla.
Aggiungo che il Boselli, alle mie prime richieste fece pigliare alcune
fotografie del monumento; che il Villari mi promise di informarsi della
cosa dal comm. Capasse; e non più; che il Martini il '92, dopo la riferita
lettera, chiese il parere del Capasse, che fu favorevole. Altro seguito non
si vide alla cosa.
Caro amico, affidando a voi, se vi piacerà assumerlo, l’officio di conti-
nuatore dell’opera mia, io vi auguro fortuna migliore. Pur troppo le barbe
di quell’edera lavorano intanto tra le classiche pietre, e quel volgare pun-
tello che sostiene la vòlta è pieno di significato.
Napoli, 4 febbraio 1894. * Vostro aff.mo
P. Turiello.
P. S. Dicono che il ministro Baccelli sia per venire in Napoli. Se è così
auguriamogli, almeno per questa faccenda, il cesareo Veni, vidi, vici!
*
* *
La tomba di Virgilio: alcuni anni fa.
Non è la prima volta che l’egregio prof. Turiello ha impiegato i
suoi sforzi per ottenere la redenzione del rudere venerando. Nel Cor-
riere di Napoli del 20 maggio 1889 si leggeva questa sua letterina,
che ripubblichiamo perchè la storia delle trattative, fatte a questo ef-
fetto, sia completa:
 
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