Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Napoli nobilissima — 3.1894

Zitierlink: 
https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/napoli_nobilissima1894/0129

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext

Napoli nobilissima
RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
Voi. III. FASC. Vili.

SOMMARIO.
Due pittori per amore. N. F. Faraglia.
Il palazzo di Fabrizio Colonna a Mezzocannone. Pagine
della Storia di Napoli studiata nelle sue vie e nei suoi
monumenti. IV. Muleassen re di Tunisi nel palazzo
Colonna ( 1543): continuazione. B. Capasse.
Memorie degli Spagnuoli nella città di Napoli. III. La
tomba di D. Pietro di Toledo. Altri viceré. IV. Tombe
di capitani illustri. B. Croce.
Notizie ed osservazioni. Don Fastidio.
Da libri e periodici. Don Ferrante.


DUE PITTORI PER AMORE

Due lati dell’Atrio del Platano sulle mura tra ponente
e mezzodì sono decorati da affreschi ammirevoli, anche
ora, come sono, guasti dal tempo, dall’ infinito numero
degli stolti, che vi hanno incisi i nomi, e dai restaura-
tori (*). Un solo affresco è sulla parete del lato volto a
settentrione, il resto è muro nudo.
Chi, o per dire meglio, quali furono i pittori, che or-
narono delle istorie di S. Benedetto questo chiostro silen-
zioso? Tutti gli scrittori napolitani hanno attribuito tutta
l’opera allo Zingaro.
Chi è lo Zingaro?
Ecco in breve la leggenda. Antonio, ovvero Andrea
Solario, detto lo Zingaro, nacque verso il 1382 da un fab-
bro ferraio in Civita presso Chieti. V’ha chi afferma essere
ignota la patria di lui, e lo reputa un vassallo nato in una
terra di Basilicata. Giovane si condusse a Napoli, dove
« provvedeva dei ferri per la cucina più case di titolati,

(1) Sulla metà del secolo passato gli affreschi furono restaurati da
un mediocrissimo pittore La Gamba; quelli, che ornano la parete volta
a mezzodì, furono rovinati nuovamente da un altro restauratore al
tempo che il Trincherà sovrintendeva all’Archivio.

da alcun dei quali (forse per le sue amabili maniere e
buoni portamenti) fu introdotto a far lavori per la reai
cucina dello Re Ladislao ». Là fu conosciuto da Colanto-
nio del Fiore, pittore famoso, il quale se lo condusse a
casa per servirsi dell’opera di lui. Or praticando lo Zin-
garo nella casa del pittore, vide una figliuola di lui, bella a
meraviglia, e ne fu preso di forte amore; ma quale speranza
aveva di poterla condurre in moglie? Confidando però nel
favore di Giovanna di Durazzo, che poi fu regina, « la quale
gli mostrava buon viso per certa sua dolce maniera di
trattare », propose a Colantonio di sposare la fanciulla.
Questi non gliela negò, ma fecegli intendere, che volen-
tieri l’avrebbe contentato, se fosse divenuto un pittore va-
loroso come lui. Non si disanimò il giovine, e fattosi pro-
mettere, che se questo fosse avvenuto, gli avrebbe man-
tenuto la parola, propose, che la giovinetta lo avesse aspet-
tato dieci anni: trascorso questo termine, avrebbe potuto
togliere per marito chi le fosse meglio piaciuto. Consentì
Colantonio per celia, ma lo Zingaro, il quale aveva pro-
posito fermo, volle che il patto fosse ratificato innanzi la
regina Margherita di Durazzo e la figliuola Giovanna. Il
pittore fu costretto a tenere la promessa, e così fu fatto.
Il Solario, lasciati gli arnesi di fabbro, si partì da Na-
poli e si condusse a Roma, e di là a Bologna, dove non
senza difficoltà si allogò col pittore Lippo Dalmasi, e in
poco tempo avanzò tanto nell’arte, che la città fu piena
del nome di lui. Da Bologna passò a Firenze e a Venezia,
tornò a Roma, ed in tutte queste città molto operò col
pennello. Parendogli ormai, che potesse con le sue pitture
gareggiare con Colantonio, tornò a Napoli.
In questa città erano avvenute molte cose nuove: Gio-
vanna andata già sposa del Duca d’Austria, era tornata
vedova: morto poi Ladislao, divenuta regina, aveva spo-
sato Giacomo della Marca, s’ era disgustata con lui, aveva
infine fatto grande Ser Gianni Caracciolo.
 
Annotationen