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Napoli nobilissima — 3.1894

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122

NAPOLI NOBILISSIMA

MEMORIE DEGLI SPAGNUOLI
NELLA CITTÀ DI NAPOLI

III.
La Tomba di D. Pietro di Toledo — Altri viceré.
Un grandioso monumento ricorda ancora in Napoli il maggiore
dei viceré spagnuoli, Don Pietro di Toledo.
Le lodi che fecero del Toledo i contemporanei furono alte e sin-
cere. « Ed è giudicato universalmente lui aver superato, in ventun
« anni che stette al governo del regno, e nel benificar la città di

lare sfruttamento di un paese a prò di un altro. Napoli era divenuta
una proprietà della corona di Spagna; e una proprietà deve rendere.
Per Ferdinando il Cattolico, Napoli era stata una cattiva rendita; per
Carlo V, grazie a Don Pietro di Toledo, divenne una rendita buona.
E rappresenta anche la sospettosa e spietata repressione d’ogni li-
bera iniziativa; egli che sciolse le accademie, disperse gli ultimi uma-
nisti, soffocò i germi della riforma in Napoli, tentò d’introdurre l’in-
quisizione.
Per queste ragioni, la sua figura non ci appare simpatica e non
risponde certo ai nostri ideali. Ma, giudicando l’uomo, non bisogna
dimenticare che era spaglinolo e governatore per conto di Spagna, e
che, servendo alla politica cattolica ed assolutista, serviva alle pro-


La tomba di Don Pietro di Toledo nella Chiesa di S. Giacomo.
(Da fotografia).

« Napoli, tutti i governatori passati, avendola fatta, più che mai fu,
« grande, forte, sana e bella, ricca e armata di santissime leggi e di
« grazie dirette al pubblico bene di essa. Dunque, se vogliamo giudi-
« care rettamente, senza ambizione di fortuna, meritevolmente dal
« comune consenso gli è attribuito il titolo di Gran Viceré » (i).
Il suo governo fu forte e saggio: egli provvide alla buona giusti-
zia, al benessere, alla valida difesa del popolo a lui affidato. Basta
osservare, a non dir altro, ciò ch’egli fece per la nettezza, l’amplia-
mento, l’abbellimento di Napoli, per aver subito una prova evidente
della sua molteplice e seria attività.
Ma D. Pietro di Toledo rappresenta per noi il definitivo assogget-
tamento di Napoli allo straniero: l’assoggettamento che consiste non
già nella sola formale unione con uno stato straniero, ma nel rego-

li) Miccio, Vita di D. Pietro di Toledo, in Arch. Stor. ìtal., serie I,
voi. IX, p. 89.

prie idee. Se, rispetto alle nostre, si vuol considerare come un gene-
rale nemico, sia pure; ma fu, a ogni modo, un gran generale.
Napoli usciva da un periodo di guerre e di tumulti: «delle sparse
« rovine di un regno — dice il Reumont — Don Pietro di Toledo
« doveva fare una provincia spagnuola. Ed egli lo fece, ed eseguì il
« suo compito, nel bene e nel male. Se Napoli divenne quel che poi
« restò, fu per opera sua » (1).
Il Toledo morì, com’è noto, a Firenze il 22 dicembre 1553, e il
suo corpo fu seppellito al Duomo « in quel deposito » — dice un
cronista fiorentino — « che si vede sopra la porta che sbocca in via
« del Cocomero » (2). Non trovo notizia che il corpo fosse poi tra-
sportato a Napoli: certo, la tomba che si eleva nella chiesa di S. Gia-
como, è vuota.

(1) Rbvmont, Die Caraja von Maddaloni, I, 49-50.
(2) Cit. nelle note al Miccio, p. 86.
 
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