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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

89

Acugna, poscia nel 1561 creato vescovo di Aquila. Il si-
gnor don Diego de Mendozza era allora castellano del ca-
stello.
Dopo circa quattro anni di prigionia Ascanio ammalò
ed ai 24 marzo, che fu la vigilia dell’Annunziata, dell’anno
1557 morì. Erano presenti alla sua morte « la signora
« d. Giovanna d’Aragona sua moglie insieme con la si-
« gnora marchesa del Vasto et le signore Felice (Orsina,
« moglie di Marco Antonio) et altre signore figlie (Vit-
« toria, Hieronima et Agnesina I1)). Marco Antonio se ri-
« trovava alli servitii de sua Maestà ala guerra de cam-
« pagna de Roma ».
Non vuoisi però tacere che pochi giorni prima di mo-
rire egli revocò il testamento fatto nel 1552, per quanto
riguardava Marc’Antonio, e lo benedisse con un codicillo
stipulato per notar Giovan Francesco de Angelis di Na-
poli in data 21 maggio 1557 (2 3 4 5h
Morto che fu, il suo cadavere « fuit associatus ad sepol-
« turam in ecclesia Sancti Ioannis Maioris dove è la cap-
« pella loro de casa Colonna ed tra li altri signori et ba-
« roni che lo accompagnarono fo accompagnato dal si-
« gnore duca de Alba che era allhora Vicerre de Napoli
« e non gli mancarono solenni esequie con sfarzo di panni
« di lutto, cere ecc.
Dopo la sua morte, « la casa presso santo Giovanni
« Maggiore fu venduta per ducati cinquemila ad istantia
« delli creditori di detto signore Ascanio, li quali forno
« pagati al magnifico... Rota et allo eccellente signor Conte
« de Anversa et al magnifico Giulio Vicedomini creditori
« di esso signore Ascanio ».
Tutto ciò è affermato dalla stessa d.“ Giovanna d’Ara-
gona, dalle figlie e da altri intimi, e registrato in alcuni
documenti vaticani, che appartengono al 1576, e sono
stati usufruttuati dal lodato signor Tordi (3).
Se non che, per quanto riguarda il palazzo di Mezzo-
cannone, io trovo che nel 1569 esso apparteneva tuttora
a Marcantonio il vincitore di Lepanto. « Una bella, dilet-
« tevole e vaga fontana, dice il Contarino, si vede a Seg-
« gio di Porto, la quale è del pubblico et è sopra la strada
« avanti la casa di Marcantonio Colonna » (4). Ora da ciò
è chiaro che la casa in quell’anno, o non era stata ancora
venduta, o era stata ricomprata. E lo stesso dobbiam dire
per parecchi anni dipoi; giacché fino al principio del se-

(1) Il Filonico erroneamente dice che Ascanio non volle vedere
la moglie.
(2) Protocollo di Giovan Francesco de Angelis di Napoli, a. 1557,
p. 63, nell’Archivio notarile di Napoli. Il documento mi è stato gen-
tilmente indicato dallo stesso signor Tordi, al quale godo di render
qui pubbliche grazie.
(3) Carteggio cit. Aggiunta.
(4) Contarini, Nobiltà di Nap., p. 9.

colo XVII, essa, anche dopo la morte di Marcantonio
(1584), col nome suo era conosciuta (*). Ad ogni modo
però, sembra certo che Marc’Antonio non l’avesse mai
abitata. Le memorie con temporanee non ci danno alcuna
notizia di aver egli per alcun tempo dimorato nella nostra
città. Si conosce soltanto che vi sia venuto con l’armata
nel 1571, tanto nell’andata della spedizione contro i Tur-
chi, quanto nel ritorno, dopo la vittoria; e si ricordano
le grandi feste ed allegrezze, con le quali fu ricevuto. Ma
del palazzo di Mezzocannone non si fa punto motto, nè
noi possiamo dirne altro (2).
continua.
Bartolommeo Capasso.

I PORTI E GLI ARSENALI
DI NAPOLI

III.
Epoca aragonese e viceregnale: continuazione.
Fu scritto che D. Pietro di Toledo « rifece anco l’ar-
« senale al doppio grande di quel che era, tanto che vi
« si possono fare dentro 16 Galee, e trovò modo che il
« legname si concedesse con più facilità e con assai mi-
« nor spesa di prima » (3). Ma più minuti particolari rile-
vansi ancora dalle Cedole di Tesoreria. Ivi per la « Fab-
« brica et acconci al regio Terzena » sono notati in esito,
dal 15 gennaio al 24 febbraio 1540, due. 565; due. 1714,
tari 1 e grana 8 dal 16 marzo a tutto giugno, ed altri
due. 372 1 Vi da luglio a dicembre di quell’anno. E fra
le spese fatte trovo quelle per la « fabrica delle arcate »,
e per restauri « alla fornace de la fondaria »: « per rivol-
« tare le tegole...., e per fabrica et acconcio de le grade
« del miragliato »; ed anche due. 39 e grana 18 L2 pa-
gati « a diversi fabbricatori et manipoli che hanno vacato
« a fare una stantia con tre guardiole. dove si fa la
« guardia di notte », e due. 14 per costruire di nuovo
quelle mura « che foro buttate per terra per varare le
« due galere » (4).
L’arsenale, « propinquo al molo grande et allo ca-
« stello nuovo » (5), ritrovavasi propriamente dal lato della

(1) Conclusioni del Sedile di Porto.
(2) Guglielmotti, Marc’Antonio Colonna alla battaglia di Lepanto,
p. 161 e 258.
(3) Scipione Miccio, Vita di D. Pietro di Toledo, Arch. Stor. Ital.,
tom. 9, p. 22.
(4) Cedola, voi. 291.
(5) Memorie di questo regno di Napoli, ms. del secolo XVII, presso
Capasso, La Fontana dei quattro del molo, Arch. Star. Nap., voi. V,
p. 168, n. 2.
 
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