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Napoli nobilissima — 3.1894

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182

NAPOLI NOBILISSIMA

La SS. Casa dell’Annunziata e l’Albergo dei poveri pos-
siedono molte opere d’arte di grande importanza, e che
formeranno oggetti di un altro mio rapporto.
Dalle mie visite ho riportato questa dolorosa impres-
sione, che le opere d’arte in generale, sono assai male
custodite; spesso sono lasciate deperire senza che alcuno
se ne dia pensiero, e quando si crede necessario un ti-
stauro, esso vien fatto assai leggermente e spesso da per-
sone che non sono in grado di valutare il pregio delle
opere a loro affidate. Io propongo quindi ai miei colleghi
della Commissione provinciale dei monumenti, di voler
presentare un voto al Ministero della Pubblica Istruzione
perchè, d’accordo con la Commissione stessa, voglia stu-
diare i mezzi opportuni per provvedere a che simili in-
convenienti non abbiano d’ora innanzi a ripetersi, e ciò
per decoro del paese e per amore dell’ arte.

Duca d’Andria Carafa
Commissario pei monumenti della Provincia
di Napoli.

LA REAL FABBRICA DI PORCELLANE

IN NAPOLI

durante il Regno di Ferdinando IV

Il re Carlo III Borbone, partendo per la Spagna nel
1759, aveva fatto distruggere la fabbrica delle porcellane
nel regio bosco di Capodimonte, portando con sè i mo-
delli, le forme e la maggior parte degli artefici, che in
quella fabbrica lavoravano. Per alcuni anni in Napoli non
si fabbricò porcellana. Il successore Ferdinando IV, cre-
sciuto in età, volle ripristinare quella fabbrica, già tanto
rinomata, per non far perdere a Napoli il vanto di posse-
derla. Essa fu impiantata non più a Capodimonte, ma nel
reai palazzo di Portici, in alcune stanze presso il Moni-
stero di S. Antonio (D, nel mese di novembre 1771, e ne
fu nominato Direttore il Brigadiere Marchese Ricci: il
Cav. Ferdinando Fuga, architetto di Corte, fu incaricato
di adattare il locale, d’ingrandirlo e costruire le fornaci
e quanto altro fosse necessario. Nell’anno seguente già si
era cominciato a lavorare la porcellana, o piuttosto a fare
gli esperimenti, quando il giorno 13 giugno il Ricci morì
ed il successore cav. Tommaso Perez, spagnuolo, uffiziale
della R. Segreteria, fu chiamato a succedergli. Questi trovò
che l’impianto era stato mal diretto e che non si riusciva
a nulla, per cui c’ era tutto da ricominciare. Per questo

(1) Ora Villa Jesu.

il Perez andò espressamente in Ispagna per osservare nella
Reai fabbrica del Buen Retiro, a Madrid (’), ed imparare
da quei napoletani, partiti con Carlo III e che colà lavo-
ravano, la manipolazione della porcellana. Al suo ritorno,
seguì il metodo imparato e gli riuscì di fare la porcellana
con pitturine; ma per quanto s’industriasse e cambiasse
e spendesse e facesse nuovi impasti, non potette giungere
neanche alla perfezione di farla resistere all’acqua bollente,
al contatto della quale le tazze si rompevano. Da princi-
pio si usava del caolino o terra bianca di Tropea in Ca-
labria e poi di quello dell’ Isola d’Elba. Tutta la porcel-
lana di questo periodo fu in pasta tenera.
Nel 1772 il re ordinò al cav. Ferdinando Fuga di fare
un progetto per stabilire la Fabbrica nel giardino del reai
Palazzo di Napoli, nel Casino accanto al Maneggio ed alla
Barracca dei terremoti. Il Fuga fece il progetto dei lavori,
che importavano 13,500 ducati e fu approvato. Fino al
compimento di questo nuovo edilìzio si seguitava a lavo-
rare nella Fabbrica di Portici, dove il re, con dispaccio del
5 agosto detto anno, ordinò che si trasportasse da Capo-
dimonte tutto quel poco che restava degli utensili dell’an-
tica Fabbrica.
Nel 1781 il Perez morì e fu nominato in sua vece In-
caricato della Direzione il cav. Domenico Venuti di Cor-
tona, Cavallerizzo di Campo del re (1 2). In questo anno era
completamente dismessa la Fabbrica di Portici e si lavorava
esclusivamente nell’edificio del giardino del R. Palazzo di
Napoli, che fino alcuni anni fa esisteva col nome di Fab-
brica di Porcellana, nel luogo dove poi furono elevati i
due Cavalli di Bronzo. Venuti, dotto cultore di scienze fi-
siche e chimiche, era anche artista: decise di metter da

(1) Carlo III situò la Fabbrica di Porcellana a Madrid nel giardino
del Reai palazzo del Buen Retiro, vicino al Brado, ma la porcellana
non riuscì. Di continuo si faceano delle fornaci e lavori, ma niente
era vendibile, nè si faceano dei regali, come è solito, ai sovrani e
neanche ai particolari. Si seguitava a lavorare e si metteano i pezzi
nelle casse, perchè il re non volle dismetterla per non far perdere il
pane a tanti e tanti e dar da vivere alla povera gente... Il vero si è
che la porcellana non riuscì in Ispagna ed al caldo facilmente si rom-
pevano le tazze e più volte ciò accadde alla Principessa delle Asturie
in atto di prendere il caffè: ma per rispetto dovuto al re, tutto con
prudenza si dissimulava. Carlo IV, figlio e successore di Carlo III,
fece sospendere ogni lavoro, lasciando agli artefici lo stesso soldo
(Onofrj, Elogio estemporaneo di Carlo III, CXXII). Le notizie conte-
nute in questo articolo sono tratte dalla detta opera del P. Onofrj,
dalle Memorie di Camillo Minieri-Riccio pubblicate negli Atti dell’Ac-
cademia Pontaniana, voi. XIII, e dalle Carte dell’Amministrazione della
R. Fabbrica di Porcellane, esistenti nel R. Archivio di Stato in Na-
poli (Carte Farnesiane, da fascio 1.613 'n P°*> ann' 1760 a 1807). Lo
dichiaro ora per non istancare il lettore con continue citazioni.
(2) Era figlio di Marcello Venuti, di Cortona, che aveva seguito
Carlo III in Napoli, e che era stato fatto da quel re Marchese, So-
praintendente della Biblioteca e Museo Farnesiano e Presidente degli
Scavi di Ercolano. Pubblicò la Descrizione delle prime scoverte dell’an-
tica Città di Ercolano ritrovata vicino Portici, Roma, 1748, in-4.0
 
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