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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

I3I

sta; non possiamo concedere per suo il disegno grossolano,
slombato e scorretto, le tinte pallide del corpo di Gesù
bambino e le eccessivamente rosse dei volti. La posa della
Madonna, le grandi pupille e l’ornamento del capo arieg-
giarne alla Zingarella hanno indotto un facile battezzatore a
scrivere il nome del Correggio sotto questo dipinto; il
quale, oltre alle note d’imitazione correggesca già avver-
tite, molte pure ne ha, tratte dal Parmigianino, special-
mente nelle estremità. Non sappiamo però a chi assegnarlo.
In qualche cosa ricorda il S. Bernardino da Feltre e il Bat-
tesimo di Gesù, lavori debolissimi (già attribuiti ingenua-
mente al Parmigianino) conservati nella R. Pinacoteca di
Parma (Sala VI, nn. 66 e 76), ma i due anonimi non si
possono con sicurezza unificare.
Però, se non abbiamo potuto suggerire alcun nome per
questi due dipinti del Museo di Napoli, assegnati sinora
al Correggio, compenseremo in parte la nostra mancanza
con la ricerca del vero autore dell’ultimo quadro attribui-
togli, ossia del Sonno di Gesù bambino ad olio su legno largo
0.48, alto 0.59, sventuratamente molto avariato e ritoccato.
In un primo esame fatto del quadro nel 1893 ci parve
di scorgervi sensibilmente manifesto il carattere di Mi-
chelangelo Anseimi, il migliore degli scolari del Correggio.
Il quadro rappresenta veramente V Adorazione. Gesù bam-
bino giace disteso sopra un lino candido; alla sua sinistra
è un angioletto che l’accarezza; alla destra ne stanno altri
due, uno dei quali regge una croce. Sopra a questi, giunge
le mani la Madonna adorando, tutta raccolta, il figlio cui
S. Giuseppe, seduto vicino, guarda con dolcezza. Altre fi-
gure sono sparse nel largo paesaggio sotto la gloria che
splende all’alto del dipinto.
Rivedendo il quadro dopo un anno scrivemmo questi
appunti: « Pare cosa dell’Anselmi. Il tipo della Madonna
è suo, come una nota a lui peculiare è l’indice alzato, di
pieno scorcio, di una mano di S. Giuseppe. Avverti an-
che la brunitura del colore. L’Angelo che cala dalle nubi
è tutt’affatto anselmiano. Anche l’angeletto seduto a sini-
stra, di Gesù bambino, quantunque derivi dal Cupido del
Sonno d’Antiope, mostra tratti comuni all’Anselmi. »
L’esame dell’antico Inventario dei quadri conservati al
Palazzo del Giardino, esame fatto da noi dopo quello di-
retto dei quadri stessi, ci ha dato ragione: « Un quadro
alto br. 1, on. 1, largo on. io e mezza in tavola. La Na-
tività di Nostro Signore che posando sopra un panno
bianco viene accarezzato alla sinistra da un angelo, et alla
destra due altri che li mostrano la croce, la Madonna San-
tissima in ginocchio con le mani giunte, S. Giuseppe e
diverse figure; et di sopra una gloria, di Michelangelo Se-
nese ». Quasi con le stesse parole è poi designato dalla
Descrizione del 1725 che lo dice del pari di Michelangelo
Anseimi. Come si vede, non è possibile sollevar dubbi

sull’identità del quadro passato dal Palazzo di Parma alla
reggia di Napoli.
Dei cinque quadri, detti del Correggio, nei cataloghi del
R. Museo, uno solo in conclusione è certamente del mae-
stro; un altro è copia con tutta probabilità d’Annibaie Car-
tacei; un terzo è dell’Anselmi; il quale di scuola par-
mense, e l’ultimo nè correggesco, nè forse parmense.
Oltre all’Adorazione (o Sonno di Gesù Bambino o Nati-
vità che dir si voglia), altri quadretti si trovano dell’An-
selmi nello stesso Museo. Indichiamo, con certezza, come
suoi i due che la Guida del 1892 registra così:
Sala IV, n. 9. Scuola di Parma. La Vergine col bambino
e S. Giovanni.
Sala IV, n. 25. Scuola del Parmigianino. Santa famiglia.
Il primo è ad olio su legno largo 0,27, alto 0,39. I due
putti sono con poca varietà quelli stessi del quadretto
dell’Anselmi conservato nella Galleria di Parma col n. 41
(sala VI). S. Giovannino, diritto a sinistra, prende la ma-
nina a Gesù che sta col cubito sollevato sulle ginocchia
della Madre e sorride. È opera certa di quel delicato mae-
stro, come si rileva dal tipo dei bimbi e di lei, dalla forma
dell’estremità col solito pollice del piede talora sollevato.
Buono il paesaggio, accennato con pochi tratti, e soleg-
giato in fondo.
L’altro ad olio su tela largo 0,42, alto 0,46, rappresenta
la Madonna col figlio fra S. Maria Maddalena e S. Apol-
lonia. Questa ha la tanaglia pei denti nella mano destra e
si regge il manto verdastro con la sinistra. La Madonna
trattiene il putto sulle ginocchia con la manca, mentre con
l’altra si acconcia il velo al seno. Il putto intanto scoper-
chia il vasetto di vetro che gli offre S. Maria Maddalena.
È una soave opera che si deve incontestabilmente ridare
all Anseimi. continua.
Corrado Ricci.

LA REAL FABBRICA DI PORCELLANE
IN CAPODIMONTE
durante il regno di Carlo III
-Narra il P. D’Onofrj (0 che « essendo il Re Don
« Carlo venuto da Spagna ed avendosi portato quella me-
« desima chicchera, dove per la prima volta incominciò a
(1) Elogio Estemporaneo per la gloriosa memoria del Re Carlo III,
p. CXIX. Per non istancare il lettore con continue citazioni a piè di
pagina, dichiaro ora che gran parte delle notizie contenute nel pre-
sente articolo sono state da me tratte, oltre che dal citato libro del
D’Onofrj, anche dalle quattro Memorie sulla porcellana di Capodi-
monte pubblicate dal Minieri-Riccio nel voi. XIII, parte II degli Atti
dell’Accademia Pontaniana (1880) e dalle carte della R. Fabbrica di
Porcellana esistenti nel nostro Archivio di Stato (Carte Farnesiane,
fasci da 1607 a 1612).
 
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