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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

D1

DA LIBRI E PERIODICI
Due libri di grandissimo interesse per la storia dell’arte nel Napo-
letano sono usciti quasi contemporaneamente e son dovuti entrambi
a due antichi allievi della benemerita Scuola Francese di Roma.
Il primo di essi è di Charles Diehl, L’art byzantin dans l’Italie
meridionale, Paris, Libr. de l’Art, 1894 (di pp. 268 in-8° gr. con illu-
straz.; forma il tomo IX della Bibl. internai, de l’Art).
Il Diehl ha raccolto in esso una serie di studii già sparsamente
pubblicati, aggiungendone alcuni nuovi, tutti correggendo e armoniz-
zando tra di loro, e corredandoli anche di un certo numero di dise-
gni. Questi studii sono frutti di due lunghi viaggi d’esplorazione com-
piuti dall’autore nell’Italia meridionale.
In opposizione alla tesi sostenuta dal nostro Salazaro che voleva
provare che le opere d’arte medievali dell’Italia meridionale apparte-
nevano a una scuola indigena ed erano esenti dall’influenza bizantina,
il Diehl mette in mostra la notevole fioritura dell’arte bizantina nelle
nostre provincie, e, senza negare l’esistenza di una scuola locale, af-
ferma che questa era ben poca cosa, e ciò che si fece di meglio fu
opera di artisti chiamati da Bisanzio, e sotto l’influenza di questi si
svolse anche l’arte indigena.
Il Diehl studia in ispecial modo la pittura bizantina.
E i monumenti pittorici bizantini dell’Italia meridionale hanno
un interesse grandissimo, già notato dal Lenormant, perchè ci con-
servano saggi antichi e inalterati dalla pittura bizantina, che altrove
ci è nota solo nei mosaici e nelle miniature dei codici. Tra gli af-
freschi se ne trovano molti datati, come quelli del 959 e del 1020
di Carpignano in Terra d'Otranto. Certo, non sono opere di gran
valore estetico; ma una specie di pittura popolare, che può darci in-
dizio di quel che fosse la grande pittura.
Tali opere di pittura sono sparse specialmente nelle grotte eremi-
tiche e nelle chiesette di Terra d’Otranto e di Terra di Bari.
Rimandando ad altro tempo di esporre ai nostri lettori i risultati
di questa pubblicazione del Diehl, e delle altre recenti intorno all’arte
bizantina, notiamo ora il contenuto dei capitoli del libro. Il primo è
consacrato alle pitture bizantine di Terra d’Otranto (affreschi di Car-
pignano, grotte eremitiche della regione di Brindisi, cappelle sotterra-
nee, cappella di S. Stefano a Soleto). Il secondo in ispecie a quelle
della regione di Taranto. Il terzo, alla regione di Matera. Il quarto
contiene alcune osservazioni sull’origine e il carattere degli affreschi
bizantini dell’Italia meridionale. Il quinto illustra il monastero di
S. Nicola di Casole presso Otranto, uno dei centri della coltura bi-
zantina nell’Italia meridionale. Il sesto discorre dei monasteri bizan-
tini delle Calabrie (Rossano — S. Maria del Patir ■—■ S. Severina).
Il settimo, dei mosaici bizantini della Sicilia. L’ottavo dà notizia di
due manoscritti miniati della Biblioteca dell’università di Messina.
Certo, su questi argomenti parecchi altri avevano scritto, presso
di noi il Tarantino, il De Simone, il De Giorgi, e dei francesi il Le-
normant, il Batiffol, ecc. Ma il Diehl non solo ha tenuto conto delle
loro opere, ma ha portato un larghissimo contributo di ricerche e os-
servazioni sue. Egli merita grandi lodi per l’esattezza nelle descrizioni
delle pitture e nelle trascrizioni delle iscrizioni; e per aver dato alla
trattazione dell’argomento un serio avviamento scientifico.
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L’altro libro è di C. Enlart, Origines franpaises de Varchitecture
gothique en Italie (con 34 tavole e 131 incisioni) e forma il voi. LXVI
della Bibliothèque des écoles jran^aises d’Athènes et de Rome (Paris, Tho-
rin, 1894, pp. XII-335).

Una larga parte è fatta in questo libro ai monumenti gotici del-
l’Italia meridionale. Per tre vie, l’architettura gotica dalla Francia pe-
netrò in Italia: per l’attività dei monaci cisterciensi, per quella dei
canonici del Santo Sepolcro, e per la dominazione angioina nell’Italia
meridionale. Lo Enlart ha fatto oggetto di esame minutissimo i mo-
numenti primitivi di questi gruppi, e le loro filiazioni. Come egli ben
dice, l’arte gotica d’Italia è finora nota principalmente per monumenti
tardivi, quale il Duomo di Milano, o fortemente rimutati, come le
chiese gotiche di Napoli. Ma i più antichi di essi, che sono anche i
più belli e i meglio conservati, si trovano in badie lontane, situati in
luoghi di difficile accesso.
Il gruppo dei monumenti gotici cisterciensi mette capo nelle chiese
delle badie di Fossanova (1187 a 1208) e di Casamari (consacrata il
1217), di cui fu filiazione la chiesa della badia di s. Maria d’Arbona
in Abruzzo (1218). Da s. Maria d’Arbona derivano parecchie altre delle
molte chiese gotiche d’Abruzzo.
Indipendente dall’influenza cisterciense, fu elevata, sulla fine del
secolo XII, a Barletta, dai canonici del Santo Sepolcro, una chiesa fi-
nora poco osservata, e alla quale lo Enlart dà un’importanza gran-
dissima. Egli la descrive e studia minutamente, recandone moltissimi
disegni (pp. 165-176), e non sarebbe neanche alieno dal pensare che
sia anteriore alle costruzioni cisterciensi e, quindi, il primo saggio di
stile gotico in Italia. « Si l’église du S.‘ Sépulcre de Barletta n’est
point antérieure a Fossanova, elle peut tout au moins ótre considérèe
comme contemporaine, et il ne serait pas impossible que les chanoi-
nes du S.1 Sépulcre aient été les premiers importateurs du style go-
tique en Italie ».
Dei monumenti religiosi del periodo angioino, lo Enlart tocca fug-
gevolmente di S. Lorenzo, di S. Chiara, di S. Domenico e del Duomo
di Napoli, fermandosi a lungo sulla chiesetta di S. Eligio. Per le pro-
vincie, studia S. Francesco di Messina, la cattedrale di Barletta, la cat-
tedrale di Lucerà, la chiesa di Scurcola, S. Francesco di Sulmona.
Noi ci proponiamo di prendere in minuto esame alcune parti del-
l’opera dello Enlart, specialmente quella consacrata alla chiesa di San
Sepolcro di Barletta, e quella su S. Eligio di Napoli. Ma non voglia-
mo ora lasciar d’indicarla ai lettori, come uno dei più notevoli con-
tributi, portati in questi ultimi tempi, alla storia dell’arte in Italia.
Certo, noi ci uniamo alle riserve e alle meraviglie del critico della
Nuova Antologia (fase, del 1 novembre 1894, pp. 182-4) a proposito
delle opinioni dello Enlart, che vorrebbero quasi negare all’Italia ogni
spirito di originalità artistica! (vedi pp. 221-2). È questo un punto
dell’opera assai leggermente trattato, e che non è in armonia colla
serietà del resto.
Una buona notizia leggiamo in una nota a pp. 197-8. Il Bertaux,
membro anch’egli della scuola francese di Roma, prepara un lungo
lavoro su L’art de l’Italie meridionale sous la domination d’Anjou. Ab-
biamo avuto occasione di vedere il Bertaux qui a Napoli, mentre, con
altri due compagni, si accingeva a un viaggio di esplorazione nell’Ita-
lia meridionale, e cogliamo quest’occasione per mandargli il nostro
saluto e il nostro augurio.
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Pietro Piccirilli, Notizie storiche ed artistiche di Alba Fucense
(estratto dalla Rivista Abruzzese, f. V-VI). Teramo, tip. del Corriere
Abruzzese, 1894.
Narra di una visita da lui fatta ad Alba dove sono importanti
avanzi dell’epoca romana. Descrive la chiesa di S. Pietro costruita presso
il porto e coi materiali di antichi edilìzi e dove sono belle sculture or-
namentali del sec. XIII e di stile Cosmatesco. Parla poi della catte-
 
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