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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

187

strarre dal regno le forme ed i disegni. Il Foulard ridusse
il Monistero in adatto stabilimento per la fabbrica delle
porcellane colla spesa di Due. 30000 e continuò la mani-
fattura con successo. Di quest’epoca è la tazza rappresen-
tata nell’annessa incisione, che si conserva nel Museo di
S. Martino, sulla quale è miniato il ritratto del re Giuseppe
Bonaparte.
Ritornato Ferdinando IV dalla Sicilia nel 1815, fu messo
il sequestro alla Fabbrica ed al magazzino di vendita posto
nella Piazza di S. Ferdinando, accosto alla Chiesa. Poco
dopo fu tolto il sequestro ed il Foulard stipulò col Go-
verno un nuovo istrumento nel 14 febbraio 1816 per
N.r Ranieri-Tendi, col quale fu confermato il contratto
precedente e gli fu concesso in proprietà assoluta il Mo-
nistero di S.a Maria della Vita, liberandolo dal canone
di ducati 50. Ma la fabbricazione peggiorò e si facea ve-
nire molta porcellana bianca dalla Fabbrica di Sèvres, che
si miniava in Napoli e si spacciava come se fosse stata
fatta a S.“ M.a della Vita. La nostra incisione rappresenta
un vaso, precisamente di questo genere, con la miniatura
della regina Isabella, moglie del re Francesco I di Napoli,
appartenente alla collezione del Museo di S. Martino.
Nel 1818 il Foulard vendette la fabbrica a Claudia Quil-
lard, Giovanni Turnè e Francesco Paolo del Re, i quali
dopo aver molto litigato fra loro la rivendettero nel 1834
alla Società industriale Partenopea.
Questa si accingeva a rimettere in fiore la Fabbrica e
ricominciare i lavori, quando, scoppiato il terribile colèra
del 1836, il Governo riprese il Monistero di S.° Maria
della Vita e vi stabilì l’Ospedale dei Colerosi. Così finì
tra noi l’industria della porcellana, che tanto lustro e de-
coro aveva portato al nostro paese.
Tutti gli utensili e materiali furono dispersi e venduti
ed una porzione delle forme fu comprata dalla Fabbrica
di porcellane di Doccia in Toscana, di proprietà del mar-
chese Ginori.
Le marche della Fabbrica durante tutto questo periodo,
furono varie I1).


Marche di fabbrica.

(1) V. Th. Graesse, L’amateur de porcelaines, Dresde, 1885.

Da principio si usò la lettera N coronata e qualche volta
senza corona, colorita in azzurro, spesso in rosso, od oro.
Dopo il 1781, il Venuti fece adottare dapprima la lettera
R e poi RF con corona, che vuol dire Reai Fabbrica e
non Rex Ferdinandus, come assicurano tutti gli scrittori
francesi, che si sono occupati delle nostre porcellane. L’ul-
tima marca fu usata nei principii del secolo presente verso
gli ultimi tempi della Fabbrica Reale.
Ludovico de la Ville sur-Yllon.

ANCORA DEI QUADRI DEL PARMIGIANINO
NEL MUSEO NAZIONALE

(Nota all’articolo di G. Ricci)

^A.gg'unger° alcune notizie a quanto il Ricci è venuto pubbli-
cando (v. p. 148-152 della nostra Rivista) intorno ai quadri dei Maz-
zola conservati in questo Museo. I notamenti antichi da me rintrac-
ciati in questo archivio, uno del 1807 delle pitture dalla quadreria di
Capodimonte e da quella di Francavilla mandati a Palermo in quel-
l’anno, e un secondo dei quadri tornati da Palermo nel 1817; così
come gl’inventarii: farnesiano, generale del 1821 e generale del 1852,
ci danno notizia di un numero assai maggiore di quadri attribuiti ai
Mazzola o creduti del loro pennello. Nell’inventario del 1821 essi sono
niente meno di trentasei, dei quali ventuno senz’altro dati come del
Parmigianino, tre attribuiti a Girolamo Mazzola, e degli altri: nove
vi si dicono creduti del primo, due del secondo ed uno « creduto di
Girolamo Mazzola, detto il Parmigianino ». Oltre quelli notati dal libro
che il Ricci prende come guida, nel 1821 erano dunque attribuiti al
Parmigianino: a) testa di un santo che guarda il cielo; b) ritrattino
vestito di rosso; c) ritratto di donna, vestita di nero con collana di
gemme e merletti al collo; d) testa di una vergine; e) ragazzo con
.sciarpa al collo; f) ritratto di uomo vecchio con barba, berretta negra
e vestito di negro; g) donna vestita all’antica con guarnizione di perle
e rubini in testa e medaglia con grosso rubino sul petto; /z) giovane
con coppola negra, la sinistra al fianco, avanti tavolino con tappeto;
z) ritratto vestito di nero, avendo alla mano destra il guanto e pog-
giando la sinistra sopra la spada; Z) ritratto di Cristoforo Colombo;
m) ed ri) due figure simboliche gigantesche. A Girolamo Mazzola si
attribuivano: a) Parma che in figura di Pallade abbraccia Alessandro
Farnese; Z>) Santa Chiara; c) ritratto di Diana Eleonora Sanvitale.
Nel Notamente dei quadri risultati di scarte in seguito del progetto pre-
sentato dal Cav. Camoncini (1827) troviamo compresi non pochi quadri
tra del Parmigianino e della sua scuola; ndVInventario Farnese, qua-
dri di deposito, voi. 3.0 essi sono: a) ritrattino vestito di rosso, detto
qui della scuola di Parma; b) ritratto di ragazzo con sciarpa al collo
e collana di coralli, parimenti detto della scuola di Parma; c) Lucre-
zia vestita di rosso, detto del Parmigianino nell’inventario Farnese
del 1708, « creduto del Mazzola » nel generale del 1821, e qui senza
nome; d) Mezzo busto di santa che guarda il cielo, del Parmigianino
nel 1821, qui della scuola parmigianina; e) ritratto di Eleonora San-
vitale, del Mazzola nell’inv. del 1708, di Girolamo Mazzola nell’inv. del
1821 e del Mazzola nuovamente in questo Farnese. Del resto, nel 1852
a soli quindici quadri era rimasto il nome del Parmigianino, ed erano :
 
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