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Napoli nobilissima — 3.1894

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i8o

NAPOLI NOBILISSIMA

scella, il largo delle Pigne, il vico del Melefioccolo, il vico
del Fico, ecc.
Il solito Del Tufo celebra l’abbondanza che offriva alla
vista Piazza dell’Olmo. Ecco i suoi orridi versi:
O che frutti ancor lor pur delicati
Son le carcioffe e broccoli spicati,
Di cui per sempre ogni ponton n’è colmo
Della Piazza dell’Olmo.
Da cui stando lontano
Quel mio napolitano,
Estimandosi all’hor quasi infelice,
Così, esclamando, dice:
Chiazza dell’Urmo mio, chiazza dell’Urmo,
Che già ti vidi a curmo,....
Ecc. ecc. (0. Ma, in luogo del lamento del napoletano del
Del Tufo, sarà meglio ricordare il lamento dell’altro na-
poletano di cui ci racconta Giambattista Basile, di Cienzo,
costretto a partir da Napoli per avere, in una petriata al-
l’Arenacela, rotta la testa con una sassata al figlio del re;
il quale, passando a rassegna tutti i dolci luoghi di Na-
poli da cui doveva staccarsi, seicentiscamente diceva: « Oi-
mè che, spartennome da te, bello Pennino, me pare de ire
co lo pennone; scostannome da te, Chiazza larga, me se
stregne lo spirito; allontanannome da te, Chiazza de l’Ur-
mo, me sento spartire Parma!.» (1 2 3 4).
I Lanzieri e Piazza dell’Olmo erano i luoghi principali,
in cui si facevano i famosi apparati della festa di S. Gio-
vanni (3).
Ai tempi del Celano, ossia sulla fine del secolo XVII,
nella strada dell’Olmo si vedevano a sinistra botteghe « dei
maestri che fanno spade » e a destra botteghe « che ven-
dono roba di bombace » (4).
Ma unico ricordo di quei tempi resta ora il nome, che
abbiamo accennato, dell’« Antico Caffè in mezzo agli Spa-
dari. » I negozianti di panni si sono ristretti in via Lan-
zieri. E la via di Porto non ha ora altre botteghe che di
venditori di commestibili e cantinieri e tavernari.
E chi ama le frasi gonfie e gli slanci lirici potrà dire
che l’antica strada di Porto o dell’Olmo muore in mezzo
a un’orgia. Povera orgia di soffritto, zeppale, pizze e melloni!
Benedetto Croce.

(1) Ritratto delle grandezze di Napoli, ms. Bibl. Naz., segn. XII.C.96,
fol. 15.
(2) Lo Cunto de li Cunti, Giorn. I, Tr. VII, ed. Croce, I, 90.
(3) Per la bibliografia dell’argomento, vedi i Diurnali del Guerra,
ed. Montemayor, p. 105. Cfr. anche per un incendio successo in oc-
casione di quella festa in Piazza dell’Olmo il 1614, Guerra, p. 91.
(4) Celano, 1. c.

DI ALCUNE OPERE D’ARTE
conservate negli Ospedali, Orfanotrofii ed Ospizii
di mendicità di Napoli <*>

Illustrissimo signor Presidente,
Signori della Commissione,
Invitato con foglio della Prefettura a prendere in esame
le note colle quali le direzioni degli Ospedali, Orfano-
trofii ed Ospizi di mendicità riferiscono intorno alle opere
d’arte conservate da quegli enti, mi sono recato di per-
sona ad osservare le opere indicate dalle note stesse. Ri-
ferirò brevemente in proposito.
Nell’istituto dello Spirito Santo, oltre i monumenti della
chiesa noti a quanti s’interessano di cose attinenti all’arte
e alla storia del paese, e indicati dalle varie guide di Na-
poli, ho trovato, nel salone al primo piano che precede
la cappella, due grandi tele di scuola veneziana, che sono
ritratti di benefattori della pia istituzione: Giovanni To-
macelli, attribuito al pennello del Giorgione, e Michele
Bianchi, anche di pennello veneziano. I due quadri, seb-
bene posti in cattivissima luce, sono pregevolissimi. Me-
riterebbero un pronto ristauro per impedire che vadano
perduti. Il quadro rappresentante il Bianchi è sfondato nel
basso. Le due opere d’arte sono di proprietà del Conser-
vatorio fino dai primi tempi della sua fondazione. Imme-
diatamente dopo il vasto locale dove sono i due ritratti
summentovati, vi è la Cappella che, trovandosi in rifazione
completa, ha coperto i quadri in essa conservati, che sono:
la Vergine Immacolata di Francesco Curia, una Pietà, di
buon pennello del XVI secolo, la SS. Trinità di Bernardo
Cavallino e la Madonna del Rosario del Cavaliere Massimo
Stanzione. Nel coretto a destra del Convitto sono alcune
sculture su legno di soggetto sacro che appartenevano ad
oblate morte nel Conservatorio. Sono opere mediocri, ma
che non mancano di qualche pregio artistico. Nell’infer-
meria si nota una Sacra Famiglia su tela del Conca.
Nella Santa Casa degli Incurabili trovasi, nelle sale del-
l’amministrazione, un quadro su tela rappresentante PAs-
sunzione della Vergine firmato da Agostino Beltrano e porta
la data del 1649. È un quadro bellissimo che andrebbe ri-
messo in tela per evitare lo screpolarsi della pittura. Un
altro quadro anche su tela del Caracciolo rappresenta Cri-
sto che ascende sul Calvario sotto il peso della Croce. E
opera assai pregevole e benissimo conservata. Nella mo-

(*) Pubblichiamo integralmente questa relazione fatta dal nostro re-
dattore R. Carafa alla Commissione provinciale dei monumenti.
(Nota della Redazione).
 
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