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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

51

Ha riflettuto che i numerosi ruderi di antichità esistenti
o rinvenuti di là da quella linea son tutti di carattere ro-
mano; per modo che non possono accennare a un pe-
riodo preromano, al periodo greco. Dunque, la città fu
ampliata posteriormente da quella parte, di là da quella
linea (*). E poiché quella nuova regione, nel terzo secolo,
veniva ufficialmente chiamata « regione degli Ercolanesi »,
deve conchiudersi che gli Ercolanesi l’abitarono. Distrutta
la loro città dal Vesuvio nel 79, ricoverarono a Napoli. Fu
costruito per loro un nuovo quartiere e fu cinto da una
nuova muraglia, che dal vico Sopramuro fu tratta a Castelca-
puano, e da Castelcapuano alla detta via Oronzio Costa (2 3 4 5).
Così nel 79, o giù di lì, si sarebbe spostata al punto dove
la vide l’architetto Lettieri la porta capuana, che nell’epoca
anteriore aveva dovuto sorgere presso il tratto d’unione fra
la strada s. Nicola de’ Caserti e il vico s. Maria d’Agnone.
Senonchè, ultimamente, il Beloch ha avvertito l’inesi-
stenza d’un qualunque avanzo, d’una qualunque prova di
fatto d’una tale linea di mura. Non senza ragione egli du-
bita del ricovero dato agli Ercolanesi (3). Si potrebbe anche
dubitare che la simmetria stradale terminasse veramente
al vico s. Maria d’Agnone e alla strada s. Nicola de’ Ca-
serti. Si potrebbe aver da ridire sul significato che vuol
darsi alla romanità de’ ruderi di quella contrada.
E, in tal caso, l’ampliamento orientale rimane un’opi-
nione, nulla più che un’opinione. Fino a prove più sicure,
il meglio è starsene alla sentenza più vecchia di Pietran-
tonio Lettieri, che « la porta anticha de Capuana » stette
sul fosso di Castelcapuana e che il « primo circuito de
mure » passava di là (4). Così hanno fatto Fabio Giordano
e Bartolommeo Capasse (5). E, come si vede, è compagnia
che francheggia.
Michelangelo Schifa.

IL PALAZZO DI FABRIZIO COLONNA
A MEZZOCANNONE
Pagine della Storia di Napoli
studiata nelle sue vie e nei suoi monumenti
HI.
Il palazzo nel secolo xvi. —■ I Colonnesi.
La battaglia del Garigliano e la resa di Gaeta nel decem-
bre del 1503 avevano posto termine alla divisione delle
province napoletane statuita nel patto di Granata (1501)

(1) Ivi, 297 e 319 sg.
(2) Ivi, 327 sg.
(3) Beloch, Campanien (2.“ ed.), 465.
(4) Lettieri, loc. cit.
(5) Capasso, Napoli e Palepolì (ed. 1889), 55.

tra due nazioni rivali, la Francia e la Spagna, ed avevano
dato a quest’ultima il possesso dell’intero reame, quando
l’infelice Roberto Orsino, appena trentenne, cessò di vi-
vere.
Egli, che nella mentovata battaglia, si era mostrato non
indegno del nome, che portava e che un iniquo e scan-
daloso processo aveva cercato togliergli, erasi lusingato
di ottenere per l’opera da lui prestata il palazzo di Mezzo-
cannone, ove fanciullo, nei pochi anni felici della sua vita,
avea col fratello Raimondo corse le paterne sale e ruzzo-
lato sotto i verdi ed ombrosi aranci del giardino; mentre
la severa figura del Conte Orso sorrideva ai loro giuochi
infantili, e la buona zia Paola li vegliava incessantemente
con cura materna. E forse l’ambizione del giovane di pos-
sedere la casa, era pure come un’affermazione del suo di-
ritto ad un atto di protesta contro le calunniose accuse
dei suoi nemici.
Ma la fatalità lo perseguitava. Fabrizio Colonna anche
egli ambiva il possesso di quel palazzo e ne aveva avuto
una concessione, comunque assai verisimilmente nominale
nel 1496 da re Ferrante IL Cercava quindi di ottenerlo
effettivamente dal Gran Capitano, il quale tenuto conto
dei maggiori meriti, e dell’utile maggiore che poteva da
ciò alla corona di Spagna derivare, gli accordò l’ambito
palagio, assegnando in cambio a Roberto le funzioni o ren-
dite fiscali sopra la terra di Miglionico in Basilicata, già
pure un tempo possedute dalla famiglia Orsini. Disgra-
ziatamente anche questa concessione fu inutile; Roberto
assalito da ignoti assassini, come già accennai, forse dopo
la metà dell’anno 1504, fu miseramente morto, e così
neppure di questo beneficio potè profittare.
Quale fosse la data della concessione fatta dal Gran
Capitano al Colonnese non si può con precisione affer-
mare mancando il documento tra le carte di quell’epoca
conservate nell’archivio di Stato, per la maggior parte
sperperate e distrutte nei pubblici rivolgimenti. Ad ogni
modo certo è che fu fatta prima della morte di Roberto
Orsino, e prima che il medesimo ottenesse ai 4 giugno
del 1504 lettera da Consalvo de Cordova Gran Capitano
diretta alla Regia Camera della Sommaria, con cui si or-
dinava che l’Orsino potesse esigersi annui ducati 250 sulle
rendite fiscali di Miglionico concessegli « in excambio di
« una casa del prefato magn. Roberto sita in lo segio de
« Porto, quale, dice la lettera, ce retenimo per nostro
« servicio C1). »
In questo frattempo Roberto morì e Madama Agnese
Orsino zia e legittima erede del medesimo introdusse giu-
dizio nella detta R. Camera contro il Fisco per la revin-

(1) Lettera del Gran Capitano nel c. processo, p. 119.
 
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