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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

ii

Il porto maggiore, quasi allo stesso tempo, denominossi
ancora porto pisano, dalla chiesa di S. Pietro' ad Vulpulum,
indi S. Giacomo degl’ Italiani, sorta ivi daccanto e dalla
loggia, che quei di Pisa tennero sin da quando ebbero
soccorsa Napoli nelle lotte contro il primo Ruggiero (’);
presso al quale porto, venuto a poco a poco a restringersi
per naturali interramenti, innalzossi, nel 1279, il Castel
nuovo, di cui una torre, memorie del tempo rammentano
come posta sul mare dalla parte del porto dei pisani (* 1 2 3 4 5).
Prossimo all’altro porto, e propriamente in quel sito
ove, nel 1294, edificossi la chiesa ed il convento di San
Pietro martire, sorgeva l’arsenale {Arcina), che all’epoca
dei Duchi ebbe importanza non lieve. Ricordato, poscia,
estinto il Ducato, come di proprietà regia nel 1186, l’edi-
ficio col volgere turbinoso dei tempi, perchè capace a con-
tenere appena due galere, era divenuto disadatto ai bisogni
della curia (3). E di questo informato l’imperatore Fede-
rico II dal grande ammiraglio Spinola, nel 15 dicembre
1239 ordinavagli che, mentre fosse dato compimento alle
Darsene esistenti in altri luoghi, l’arsenale di Napoli si
costruisse in altro sito più ampio, ove da sei ad otto ga-
lere potessero essere ricoverate (4). Non saprei dire, però,
se quanto aveva allora disposto il magnanimo Imperatore
fosse stato eseguito. Ad ogni modo, da un inventario dei
vascelli ed attrezzi navali e degli edifici! destinati a con-
servarli, fatto eseguire da Carlo I d’Angiò nel 30 settem-
bre 1278, risulta che i magazzini della curia rittovavansi
in quel tempo presso la spiaggia denominata Montis na-
sardi, contigua al porto; il quale se non è dubbio corri-
spondesse appunto a quella larga curva di lido, presso al
quale un anno dopo sorse il Castelnuovo, l’indicata spiag-
gia, per la vicinanza dello stesso porto, è a ritenere posta
poco oltre, prossima a S. Lucia, ove è memoria pure di
quel seno detto Molo dei Provenzali, che costoro tenevano
per ricovero delle loro navi, del quale la gabella per due.
300 riscuotevasi dal monastero di S. Pietro a Castello (5).
Su quella spiaggia, dice il documento, era stato costruito
un palazzo denominato il Magazzino, nel quale ritrovavasi
un ampio compreso terraneo ad archi e pilastri, destinato

il ricordo di quei dritti, avanzi di antichi privilegi, rimasti in potere
di famiglie patrizie napoletane. Confr. Capasso, 1. c., p. in.
(1) Capasso, ivi p. 112.
(2) Reg. Ang., 1279-1280, B. n. 37, fol. 1.
(3) Capasso, 1. c., p. 105, 114, 115.
(4) Huillard-Brèholles, Hist. dipi. Fred. II, T. V., p. I, pag. 576.
Confr. Capasso, 1. c., p. 115.
(5) Camera, Annali, II, p. 345. Trovo ancora in altre carte che
un Giovanni de Basilio, Castellano della Torre di S. Vincenzo aveva
censito nel 1490 dal Monastero di S. Sebastiano « un territorio parte
« piano e parte scosceso con ripe sito a S. Lucia a mare nel luogo
« detto il molo de' Provenzali ». Platea del Monastero dei SS. Pietro e
Sebastiano. Arch. di Stato, Monasteri soppressi, voi. 1390.

a deposito di attrezzi navali. Il palazzo, al quale dava ac-
cesso una scala in fabbrica, aveva due grandi sale poste
a mezzogiorno e a settentrione, e quattro camere dal lato
d’oriente. Aveva pure una cucina in legno ricoperta da
tetto, ed al terreno una stalla con un arco, chiuso parte
da tavole, parte da nuova fabbrica. L’edificio, guasto dal
tempo, aveva mestieri d’urgenti restauri; e, fra l’altro, ai
lastrici ed ai tetti, dai quali l’acqua piovana precipitavasi
nelle sottoposte sale. Dovevano, del pari, rifarsi le porte
e le finestre, quasi del tutto marcite: mutarsi alcune travi
spezzate, e ricostruirsi il muro, ad oriente, del compreso
al terreno, ove l’acqua del mare, penetrando, imputridiva
quanto ivi era riposto.
Poco lungi dal palazzo ritrovavansi sulla spiaggia, inter-
rate nel loto, un certo numero di regie galere, delle quali
si ricordano i nomi, come la Gazzella, la Stella, Falcona-
rla, Spazante, Quartucense, la Cerva, la Predante e la Se-
rena; le quali, deteriorate dall’uso, doveano ripulirsi, impe-
ciarsi di nuovo, e farvi pure quanto altro occorreva per ren-
derle atte a prendere il mare. Oltre a queste, vedevansi
ancora sulla riva, lasciate in abbandono, altre nove navi,
marcite ed inutili, fra le quali un galeone a 64 remi, una
galera vecchissima, ed anche una navicella ad una coperta.
Dal minuto inventario di consegna si ha del pari noti-
zia dei numerosi oggetti ed attrezzi tenuti in deposito nel
Magazzino'. Così notavansi 15 timoni usati per galere, 7
alberi nuovi di prua, 15 pezzi di antenne, e molte scale
di abete e di faggio, sia per galere, sia per galeoni, alcune
delle quali rotte ed inservibili. V’ erano, poi, oltre ad un
migliaio di remi, fra nuovi, vecchi, torti ed inutili; grande
quantità di vele di tela bambagina e di cannavaccio; an-
core complete, cordami, sartiame, ed altri svariati oggetti,
ed una numerosa raccolta di minuzzame {de maczamine),
che io qui per brevità tralascio (').
Nel 9 gennaio 1280 il re angioino dava incarico' a Mat-
teo de Ruggiero, vice ammiraglio di Principato e di Terra
di Lavoro, che subito avesse fatto eseguire i restauri oc-
correnti al cennato edificio, seu Tarsianatus. E se dal do-
cumento si ritrae del pari che, per quei lavori, dovevansi
spendere once quattro d’ oro (2), non può affermarsi, però,
se ivi o in altro sito della città fossero costruite quelle
navi, che Carlo d’Angiò Principe di Salerno e Vicario del
regno, nel 1283, e nell’anno seguente, ordinava fossero
con sollecitudine ultimate (3).

(1) Pergamene della regia Zecca, voi. 5, arca I, marzo 78, n. io.
Del lunghissimo ed importante documento trovasi un breve sunto nel
Syllabus Membranarum ad Regiae Siclae etc., T. I, p. 168.
(2) Reg. Ang., 1270, B, n. 8, fol. 15, cit. dal Minieri-Riccio, Il
regno di Carlo I d’Angiò dal 2 gennaio 1272 al 31 dicembre 1283, p. 5.
(3) Reg- Ang., 1283, a, n. 45, fol. 71, t., e Reg. Ang. 1284, B,
n. 48, fol. 57, t. presso Minieri-Riccio, op. c., p. 5 e 20.
 
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