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Napoli nobilissima — 3.1894

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NAPOLI NOBILISSIMA

« arsenal, dove eran molte galee non compide, et tutto
« andò a foco et fiamma, che fo una terribilità ad veder et
« gran compassione, et cussi altre galie e arbatoze et una
« barza (che) erano in acqua, et fe brusar, di quattro navi
« grosse nel molo, le tre, et era di 2000 botte l’una » (:).
E ben presto cresciute le minacce dei nemici, il re di
Francia lasciava Napoli, ove, poco dopo, rientrava il gio-
vane Ferdinando. Nè le lotte cessarono. Il 25 luglio 1495
il marchese di Pescara, con gran seguito di gente, inve-
stiva il molo « lo quale ancora tenevano li franzise »,
che furono posti in fuga. E non appena conquistato « lo
« muoio senza morte de nullo . .. ., lo detto Marchese ne
« ordinai una grossa bombarda con uno gran reparo, et se
« incomenzai a fare tirare all’armata delli franzise che
« stava fra la terre di S. Vincenzo et lo castello dell’Ovo ».
Tuttavia costoro ritornati all’assalto, il 22 settembre, « con
« barche armate . . . ., pigliato lo molo, quale lo tenevano
« lo Signore Re Ferrante .... et ammazzaronce circa 8
« huomini che stevano alla guardia ». Allora « la gente
« de Napoli con gran furia se misero in arme .... et re-
« cuperao lo molo » ove, nella lotta, rimasero morti « 70
« huomini franzise » (1 2 3 4 5).
Ferdinando il Cattolico, al quale, dopo vive contese, era
rimasto in dominio il regno, giungeva in Napoli il i.° no-
vembre 1506, accolto con grandi dimostrazioni di giubilo.
Sul molo s’era costruito un ponte « che transiva dentro
« mare più de uno quarto de miglio, nel quale ponte a
« capo sopra al molo ce erano 4 colonne alte, quale te-
« nevano una tribuna pintata (3) de istorie antiche» (4). Il
ponte era ricoperto « de panni cilestri con più stelle » (5),
e sul molo « non se haveria potuto iettare uno acino de
« miglio tanta era la copia delle genti et Signori che e-
« rano andati a recepere lo detto Signore Re ».
Il quale, sbarcato, venne a riposarsi nel padiglione « as-
« settato a due seggie reali guarnite de imbroccato tanto
« esso, quanto la Regina sua mogliera ». E quindi per
la porta « dello muoio grande », che s’era slargata, Fer-
dinando entrava nella città, cavalcando una mula « ricca-
« mente guarnita, et sua mogliera sopra una acchinea »
accolti sotto un pallio « de imbroccato riccio sopra riccio
« d’oro tirato » (6).
Se per alcun tempo, però, io non trovo notizie intorno
ad opere eseguite nel porto, pure stabilito alla meglio il

(1) Marin Sanudo, La spedizione di Carlo Vili in Italia, edita dal
Fulin, p. 229.
(2) Passarci, Giornali, p. 79 e 83. Cfr. Giac. Gallo, Diurnali, p. 16.
(3) Dipinta.
(4) Fuscolillo, Le Cronache de li antiqui Re del regno di Napoli,
Ardi. Stor. Nap., voi. I, p. 76.
(5) Notar Giacomo, Cronaca, p. 290.
(6) Giuliano Passaro, Giornali, p. 146.

nuovo reggimento, di esse non mancano i ricordi. Ed in
quanto all’arsenale, che, per non lasciarlo in potere agli
invasori, Alfonso II d’Aragona aveva nel 1495 distrutto,
posteriori documenti accertano, del pari, che non s’era tra-
lasciato ripararlo. Sappiamo che nel 29 settembre 1509
pagavansi due. 66 a Tommaso de Cecca di Gaeta in conto
« del partito.... per reparar lo molo de la cita de Napoli »,
e per costruire un ponte alla petrera, donde cavavansi le
pietre; ed ai 31 ottobre, 30 novembre e 31 dicembre e-
rano date fuori altre somme per quelle fabbriche (’). Nel
1510 il nobile Pasquale Gambacorta, guardiano del mare e
del porto (2), vi si rinviene addetto come soprastante (3); ed
in quell’anno, trovo pure che, al 31 dicembre, erano fatti
pagare a Giovanni Cascon « deputato in lo fare la spesa
« necessaria per le riparationi de lo molo grande. et
« ponte de la petrera » due. 889, 1, 14 « per lo salario
« pagato a diversi maestri d’ascia » e ad altri artefici « et
« per compra de tavole et altro legname, et ancora per
« ferro et diverse altre cose necessarie per decto ac-
« comodo » (4).
continua (*).
Antonio Colombo fu Gaetano.
I CAVALLI DI FERRO DELLA REGGIA

Il 6 decembre del 1846 una gran folla di popolo gre-
miva quel tratto di strada compreso fra il teatro San Carlo
e Castelnuovo, e s’accalcava impaziente e rumorosa sotto
i cancelli del giardino del palazzo reale. Sopra due piedi-
stalli di marmo s’elevavano due masse informi ricoperte
da bandiere russe e napoletane. La Guardia Reale, in grande
uniforme, con la musica era schierata nel giardino della
reggia. Le finestre delle case circostanti erano zeppe di
gente, e sui balconi della reggia sfolgoravano al sole le
uniformi gallonate e le decorazioni dei dignitari della corte.
In quel tempo non s’inaugurava, come al giorno d’oggi,
un monumento al mese, e pel popolo, sempre avido di
spettacoli, la solennità di quell’ora era resa più lieta da

(1) Cedole di Tesoreria, voi. 187, fol. 209, 255, 289 e 307.
(2) Costui era succeduto in quell’ufficio a suo padre Monale, al
quale dal re Federico d’Aragona era stato concesso nel 1496. Nel
1528 Giov. Troiano Stinca, nipote dei Gambacorta, ottenne quel po-
sto. Del Giudice, I tumulti del 1547 in Napoli pel Tribunale dell’in-
quisizione, Napoli, pei tipi di Michele d’Auria, 1893, p. 14.
(3) Cedole di Tesoreria, voi. 189, fol. 153 t.
(4) Ivi, fol. 261 t.
(*) Per ragioni di spazio questo capitolo è stato spezzato in due:
nel prossimo fascicolo continuerà la trattazione della storia dei porti
di Napoli nel periodo viceregnale.
(Nota della Redazione).
 
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