Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Napoli nobilissima — 3.1894

Zitierlink: 
https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/napoli_nobilissima1894/0112

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
96

NAPOLI NOBILISSIMA

« Nel 1886, essendo architetto della Società Veneta di costruzioni
che eseguì tutti i lavori relativi al riordinamento di Piazza Municipio,
dovetti occuparmi del trasporto dei cavalli dalle vicinanze del teatro
S. Carlo al luogo ove ora si trovano.
« Non le riferirò le discussioni avute con alcuni colleghi sul peso
da attribuirsi dei cavalli che si dovevano rimuovere. Ci fu perfino chi
asserì che pesassero 25 tonnellate ciascuno. Mi trovai nel vero, come
dopo si vide in pratica, assegnando ad essi un peso fra le sei e le
sette tonnellate ciascuno. Anche in quel tempo comparve un articolo,
non ricordo di quale ingegnere, il quale affermava che quei cavalli
erano di ferro e non di bronzo. Rimasi meravigliato dall’asserzione,
parendomi la cosa inverosimile. Mi interessava moltissimo di appu-
rare l’esattezza di un tal fatto e di conoscere lo spessore medio che
poteva avere il metallo per assicurarmi del peso dei cavalli e disporre
in conformità i mezzi meccanici per il loro sollevamento. Davano cre-
dito alla voce che quei cavalli fossero di ferro le macchie di ruggine
che si scorgevano in più siti e specialmente nel lato interno delle
gambe posteriori.
« Esaminandoli accuratamente da vicino, riconobbi che le statue
erano state fuse in due pezzi, poi saldati fra loro. Trovai tra le altre
una connessura fra il panneggiamento che copre parte del dorso ed
il dorso stesso. Quivi la saldatura venne male eseguita ed in alcuni
punti interrotta, così che l’acqua di pioggia, fermandosi in pozzette
nelle pieghe del panneggiamento poteva entrare nel vuoto del corpo
del cavallo ed uscire appunto dove nasceva la macchia di ruggine.
« Attraverso queste piccole fenditure potei verificare lo spessore
del metallo (circa due centimetri) ed avere una conferma sulle mie
previsioni riguardo al peso. Verificai anche che i cavalli erano vera-
mente di bronzo e di bellissima lega.
« Quando i cavalli furono issati sui paranchi per toglierli dai pie-
destalli, apparve la superficie interna dell’intero zoccolo rettangolare
dei gruppi equestri, e quivi ebbi una riprova che erano interamente
di bronzo, come con tutta sincerità lo dice l’iscrizione incisa.
« Le cause delle macchie di ruggine che hanno calunniato ad un
tempo le statue ed il donatore si trovano nell’interno delle statue stesse.
Per sostenere la controforma interna occorsa per la fusione, fu neces-
sario uno scheletro di barre di ferro, le quali non furono interamente
tolte dopo la fusione, benché fatta in più pezzi, perchè alcune barre
dovettero rimanere rapprese nel bronzo, specialmente nelle parti più
sottili, come i garretti, la coda, etc. L’acqua, penetrando attraverso le
interruzioni della saldatura, le arruginì, e macchiò, uscendo, le parti
esterne inferiori dei gruppi.
« Feci restaurare accuratamente da appositi operai bronzisti fonditori
le saldature mal fatte, ed ora, dopo otto anni che i cavalli hanno ripreso
posto sui loro piedestalli, le macchie di ruggine non sono più comparse.
« Altre barre di ferro si trovano anche nella faccia superiore del
basamento di pietra di Mondragone, passanti da una parte all’altra del
piedestallo, sotto l’orlo del bronzo, collocate dall’architetto Genovesi,
perchè il peso delle statue non gravitasse sulla cornice di pietra, ma
sul sodo murario.
« Questo sodo fu rifatto in mattoni, furono rimesse queste barre
ricoprendole di più strati di minio, ed ora nemmeno sul piedestallo
si vedono macchie di ruggine.
« Riguardo al nome dell’autore petropolitano delle statue, le tra-
scrivo qui unita l’iscrizione incisa sul bronzo nello zoccolo di uno dei
due gruppi ».
L’iscrizione, trascritta in caratteri latini, è la seguente: Lepil i ot-
lival Baron Klosch i843; che si traduce: Modellò e fuse il barone
Klosch, 1847. T, „
Don Fastidio.

DA LIBRI E PERIODICI
L’Italia Artistica e Industriale (Roma, A. Malcotti) procede splen-
didamente nella sua via mantenendo le promesse contenute nel suo
programma. Nel fascicolo V è fatta una parte importante all’arte e
alle istituzioni nostre. La signora Maria Riera Delti Frangi, vi di-
scorre deWUltimo quadro di Domenico Morelli, e l’articolo è accom-
pagnato da una bella incisione. In una tavola fuori testo sono ripro-
dotti quattro studii di cavalli di Filippo Palizzi. L’ing. Alfonso della
Rocca completa la descrizione del cantiere Armstrong, e il capitano
Ettore Beltrami narra le vicende della Fonderia di cannoni di Na-
poli. Sorta fin dalla metà del secolo XVI in Castelnuovo, ove trovasi
tuttora, ebbe un nuovo impulso nel 1783 da Ferdinando IV. D’allora
è venuta sempre più ampliandosi, adottando i nuovi ritrovati e se-
guendo i progressi della scienza.

*
* *
Un’ampia opera intorno a S. Gennaro ha messo alle stampe il
P. Gioacchino Tagliatatela, dell’Oratorio, col titolo: Memorie sto-
rico-critiche del culto e del sangue di S. Gennaro, principale protettore di
Napoli, Napoli, Tipografia Napoletana, 1893, di pp. 521.
A noi non è lecito entrare in quel che forma la parte propria-
mente biografica e apologetica del libro. La storia del santo, delle sue
reliquie, del miracolo, delle controversie intorno ad esso, è fatta con
molta dottrina. Com’è noto, nelle controversie sul sangue fa epoca la
relazione del chimico Punzo, la quale conchiude che, finora, la scienza
non ha modo di spiegare la strana liquefazione; e il Taglialatela la ri-
porta nel suo libro. Tuttavia, valeva forse la pena, a questo proposito,
di accennare agli altri sangui bollenti, che c’erano una volta in Napoli,
come quello di S. Stefano protomartire nel monastero di S. Gaudioso,
di S. Pantaleone in S. Severo, di S. Vito al Carminiello dei Gesuiti, di
S. Patrizio, e di S. Giovanni Battista in parecchie chiese, ecc.; ai ten-
tativi di riproduzione artificiale del miracolo (tra gli altri, il famoso
Ministro Hamilton, il marito di Emma Lyons, usava fare in sua casa,
a divertimento degli amici, il miracolo di S. Gennaro, come si può
vedere dai Mémoires del Casanova); e finalmente al noto aneddoto
dello Championnet, raccontato tra gli altri dal Dumas nel Corricolo
e accennato anche da Victor Hugo nei Misèrables, intorno al quale
conveniva notare, per confutarlo, che si trova già raccontato anterior-
mente attribuito ad altri personaggi, come si può vedere nel Duclos,
Voyage en Italie, ecc.
Ma il libro del Taglialatela è per noi notevole per l’accurata enu-
merazione e descrizione che contiene dei monumenti artistici in me-
moria di S. Gennaro. Esso può considerarsi, per questo rispetto, come
una ricca compilazione di ciò ch’era stato sparsamente scritto sull’ar-
gomento. Il Taglialatela discorre della tomba primitiva di S. Gennaro
nelle catacombe (c. Ili), dell’antico cubicolo o oratorio di S. Gen-
naro nella Stefania (c. V), dell’argenteo imbusto (c. Vili), della con-
fessione o succorpo del Duomo (c. XIV), della cappella del Tesoro
(c. XVII), degli oggetti preziosi in essa contenuti (c. XVIII), delle
chiese edificate in onore di S. Gennaro (c. XXXI), e particolarmente,
della chiesa di S. Gennaro alla Solfatara (c. XXXII), della statua di
S. Gennaro nella detta chiesa (c. XXXIII), della chiesa di S. Gennaro
extra moenia (c. XXXIV), dell’Ospizio di S. Gennaro dei Poveri (c.
XXXIV), della chiesa di S. Gennaro ad diaconiam, ora detta all’Olmo
(c. XXXVI), di altre chiese in Napoli (c. XXXVII), dei monumenti varii
eretti in Napoli ad onore di S. Gennaro (c. XXXVIII), delle cappelle
a lui dedicate in varie chiese (c. XXXIX), nelle chiese in onore di
S. Gennaro fuori Napoli (c. XLI), dei monumenti ed altari fuori Na-
poli (c. XLII).
Con vera curiosità gli studiosi del costume popolare leggeranno le
preghiere che dicono le donnicciuole durante la funzione del miracolo,
riportate testualmente in nota pp. 470-474. Accenneremo finalmente
a una notizia a pp. 378-9, dalla quale vien confermato che il nome
della Via Foria deriva dalle case che vi erano dei principi di Forino.
Don Ferrante.
 
Annotationen