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Napoli nobilissima — 3.1894

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142


NAPOLI NOBILISSIMA

« bocca della Darsena un grosso pezzo di muro » (r), e
dalla violenza dei venti venne ancora portato via il tetto
del palazzo del Maggiordomo nell'Arsenale (2). Ed al 5
marzo del 1681 scoppiata in mare « una gran tempesta
« causata da gagliardi e furibondi venti...., le onde erano
« così superbe et impetuose che con la loro altezza pa-
« reggiavano ogni gran vascello; per lo che le navi et
« vascelli che stavano nel Porto patirono molti danni, et
« uno fra gli altri fu portato impetuosamente dall’onde ad
« arenare alla porta della Conceria, dove tutto si fracassò »(3).
Il Viceré Marchese del Carpio nel breve periodo del
suo governo (1683-1687), faceva eseguire, con la guida
dell’ingegnere Pietro Marino, alcuni restauri al porto (4),
al tempo stesso che nuove opere vennero pure ad aggiun-
gersi nell’arsenale.
Al 13 settembre 1683 trovo segnati due. 50 da spen-
dersi « per repari ordinati da S. E. da farsi nei presidii
« dell'Arsenale » (5); ed al 28 marzo del seguente anno
1684 altri due. 118,2,7 per fabbrica «nelle arcate... dove
« si conservano l’Albori, felluche, et barchi longhi » (6).
Nello stesso giorno un Domenico Messina riceveva du-
cati 637,2,7 per le costruzioni fatte « nella nova Cappella
« che si è formata nel presidio dell’Arsenale » (7), ed al 27
aprile di quell’anno gli si pagavano pure due. 500, in conto
di due. 1095,4,7, importo delle opere eseguite « d’ordine
«di S. E nelli nuovi quartieri che si stanno perfettio-
« nando nell'Arsenale per custodia delli Banditi » (8).
Il buon del Tufo, che di tutto scrisse, volle ancora la-
sciar ricordo dell’Arsenale:
un luogo solo
ch’è giù da’ presso il molo.
Il quale,
per esser cosa
così meravigliosa,
lasciata ogn’altra occasion, che sia
vederlo, donne mie, bisogneria.
E poi, perchè
.... l’opra è n’ si gran pregio e vanto
Che non so quando, o’ dove
Tra l’opre antiche e nuove
Opra fatta fu’ mai simile a questa,


(1) Ivi, fol. 25.
(2) Parrino, op. e voi. cit., pag. 567.
(3) Giornali di Dom. Conjuorto, ms. presso la Biblioteca suddetta,
tom. 1, fol. 116 t.
(4) D’Ambra, De’ porti della città di Napoli, Annali civili del regno
delle Due Sicilie, voi. XXXI, pag. 25 e seg.
(5) Cedole di Tesoreria, voi. 514, A, fol. 222. Altro pagamento di
due. 90 è notato al fol. 221 t.
(6) Ivi, voi. 514, B, fol. 235 t.
(7) Ivi.
(8) Ivi, fol. 237. Altro pagamento in due. 201,1,17, per quella fab-
brica, era stato fatto nel 6 ottobre 1683. Cedola, voi. 514, A, fol. 223 t.

soggiunse che:
.... per dirvene sol, solo un pochette,
Udite, donne mie, questo sonetto.
E qui risparmio al cortese lettore i pomposi versi, coi
quali encomiando il poeta
quella stupenda opra chè n’ carte
pinger non potria man fuor che celeste,
conchiudeva, che
.... il bel luoco, ove son tanti e tanti
Tiphi, Danai, et Eritri, Argi o lasoni
Sovra ogn’altro Arsenal tien gloria e vanti (1).
Carlo III di Borbone, non appena salito al trono delle
due Sicilie, rivolse le sue cure allo ampliamento del porto.
Già nel 1740 aveva fatto innalzare sul molo, presso la
torre del Faro, una fontana in marmo, abbellita da una
statua raffigurante la Nautica, piazzata sopra una piramide
quadrangolare, sovrapposta alla gran vasca, cinta da mostri
marini (2). E tre anni dopo, con la direzione di D. Gio-
varmi Bompiè, architetto delle reali Guardie della Marina,
prolungavasi nel mare, per altri 300 palmi ad oriente del
faro, un braccio di fabbrica difeso da una scogliera di grossi
macigni, il quale aveva termine con un fortino munito di
tre batterie, e con una piccola lanterna. Una statua di
S. Gennaro fu posta sulla porta del corpo di guardia; e,
verso settentrione, costruivasi una larga banchina al piano
del mare. Vasti magazzini da deposito vedevansi pure in
quel luogo, che venne ancora decorato con vaghe fontane;
e due branche di scale furono, del pari, in quel tempo
aperte, le quali davano accesso alla strada superiore, garen-
tita da parapetti di pietra vesuviana (3).
Con la ricostruzione delle vie del Piliero e della Mari-
nella, rese malconce dal lungo abbandono, venne a rior-
dinarsi pure il molo piccolo, rimasto rinchiuso dal magni-
fico ponte, che, sorto sul mare dappresso al palazzo della
Conservazione delle farine (4), tirava innanzi verso oriente.
A destra del ponte un’ala di terra s’inoltrava nel mare,
sulla quale elevavasi quell’edificio di forma ettagona, ad-
detto per residenza del Tribunale di Salute; e sulla fab-
brica fu collocata una statua della Vergine Immacolata,
donde al luogo fu dato il nome à’Immacólatella. Il ponte,
declinando sensibilmente, aveva termine rimpetto la porta
di Massa, oggi abbattuta, e lasciava a sinistra la chiesa di


(1) Del Tufo, Delle grandezze di Napoli, ms. presso la Biblioteca
Nazionale, fol. 142 e t.
(2) Carletti, Topografia di Napoli, pag. 84. Sigismondi, Descri-
zione della città di Napoli, tom. 3, pag. 184.
(3) Sigismondi, op. e tom. cit., pag. 183-184. Carletti, op. c.,
pag. 50-51.
(4) Era stato fatto costruire, come dissi, dal Viceré conte Olivares,
con disegno del celebre Fontana.
 
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