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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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cido e le Ss. Barbara, Caterina ed Apollonia. Nel fondo
si scorge un paesaggio montuoso con, a destra, una città.
Il lavoro è fino e coscienzioso, ma duro e povero di co-
lore e disegno.
Filippo è nullameno il più noto dei vecchi Mazzola per
le opere e perchè padre del Parmigianino. Nato intorno
al 1460, studiò sotto Francesco Tacconi cremonese, la cui
vedova adottò poi Filippo e sua moglie. Ma essendosi co-
storo portati male in occasione d’una sua infermità, la Tac-
coni annullò nel 1494 qualsiasi atto di donazione. Lavorò
tavole d’altare anche per S. Domenico di Cremona e per
la Collegiata di Cortemaggiore. Morì nella pestilenza del
1505.
Non abbiamo veduto che Napoli possegga quadro alcuno
di Michele e di Pier Ilario Mazzola.
Diversi lavori ha invece di Francesco, ossia del « gen-
tilissimo Parmigianino », quantunque il suo nome vada
cancellato di sotto a un numero infinito di quadri grandi
e piccoli. Si può dire anzi che al Parmigianino o alla sua
scuola sono stati attribuiti, senza discernimento e studio,
pressoché tutt’i dipinti anonimi di tipo parmense.
Nella Guida citata è infatti ripetuto il suo nome per
non meno di ventidue quadri. Tenendoci soltanto a quelli,
di cui è ritenuto autore proprio lui e non qualcuno dei
suoi scolari, troviamo in detta Guida registrati i seguenti:

a) Sala IV, n. io — Sacra famiglia.
b) » » » 12 — Madonna che stimola al riso il
bambino Gesù.
c) » » » 15 — Madonna col putto e un angelo.
d) » » » 20 — Due giovinetti che ridono.
e) » » » 35 — Fanciullo che legge l’alfabeto.
f) » » » 37 — Parma in figura di Pallade ab-
braccia Alessandro Farnese.
g) Sala V, n. 12 ■— Ritratto di Amerigo Vespucci.
h) » » » 13 — Annunciazione.
i) » » » 16 —- Santa Chiara.
I) Sala VII, n. 6 — Sacra famiglia.
m) » » » 37 — Lucrezia romana.
n) » » » 41 — Ritratto creduto della amante del
gran maestro.
Di questi dodici quadri, solo cinque, a nostro avviso,
sono del Parmigianino. È poi da aggiungerne un sesto così
indicato dalla Guida:
Sala VII, n. 8 — Scuola di Raffaello — Ritratto attri-
buito (sic) a Cristoforo Colombo.
Parleremo più avanti dei dipinti /, h, i ed m, che si
debbono a Girolamo Bedoli detto Girolamo Mazzola. Per
ora intratteniamoci sugli altri cominciando da quelli che
veramente crediamo del Parmigianino. Suo dev’essere in-
fatti l’ovale con la Madonna e il putto (ad olio su tela,

0,62 X 0,83). La Madonna, veduta di schiena, trattiene
il bimbo con la sinistra mentre con la destra tenta di
aprirgli la bocca. La Gtiida dice ch’ella « stimola al riso
il bambino », mentre il significato del quadro è tutt’altro.
La mamma è seria e più serio appare il bimbo. Certo i
primi lamenti per la dentizione sono usciti dal seno in-
fantile. Maria vuole accertarsi che mette i dentini schiu-
dendogli delicatamente le labbra, eh’ ei, nel timore di
maggior doglia, tiene vie più congiunte e strette. Non è
delle cose migliori del Parmigianino. Il colore è un po’
giallastro, ma può incolparsi ai danni sofferti dalla tela.
Certo l’arte di Francesco Mazzola si fa palese nelle mani
accuratissime, nel tipo fisionomico della Madonna e nella
posa, più che elegante, leziosa del putto. Un’incisione di
Benedetto Bossi, fatta in Parma nel 1784 e conservata
nella R. Biblioteca Palatina di quella città, ritrae la com-
posizione, ma la dice « tolta dal disegno originale posse-
duto in Milano dal signor D. Antonio Mussi ». Sappiamo
però, con certa approssimazione, anche il tempo in cui
l’opera originale passò ai Farnese. Nell’Inventario compi-
lato intorno al 1680 non è registrata; in quello fatto nel
1708 da Stefano Lolli è indicato così: « Una Madonna
di schiena con Bambino nella sinistra e con la destra alla
bocca del medesimo, che tiene drappo al ventre, del Par-
migianino ». E nella Descrizione del 1725: « La Vergine
in profilo accarezza il Bambino tenendogli un dito alla
bocca, nel mentre che lo tiene in spalla ».
Dello stesso maestro è la tavoletta ad olio larga 0,31,
alta 0,36, che si trova nella sala IV col num. 15.
Gesù bambino è disteso sulle braccia della Madonna
che, tenendo il volto piegato su di lui, lo guarda sorri-
dendo. Un angelo dai riccioli biondi, a destra, gli prende
delicatamente la manina sinistra per baciarla. È un boz-
zetto, trasparente, quasi cristallino, delicatissimo, a dirittura
delizioso, che non è possibile togliere al maestro.
Non sappiamo se con ugual certezza gli si può mante-
nere la tavoletta n. 35 della Sala IV ossia il fanciullo che
legge; certo però gli è assegnata dalla Descrizione del 1725
« Testa e solo busto d’un fanciullo applicato a studiare
l’abecedario che tiene in mano, del Parmeggianino ».
Sua certamente è poi la tempra, disgraziatamente ol-
traggiata dal tempo e dai ristauratori, e che pure fa fede
dell’antica vivacità, conservata nella Sala VII col num. 6.
L’Inventario la descrive così: « Un quadro alto br. 2,
on. 11, largo br. 2, on. 5, a guazzo. Una Madonna in gi-
nocchio che accarezza con la mano sotto il mento S. Gio-
vanni et il Bambino che dorme sopra un panno bianco,
et un cuscino cremesi alla testa, del Parmegianino ». La
R. Pinacoteca di Parma deve contentarsi di una copia an-
tica di questo dipinto, un po’ dura e torbida (Sala XVI,
num. 172).
 
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