apoli nobilissima
RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
Vol. XIV. FASC. I.
AI NOSTRI LETTORI
La Napoli nobilissima entra, con questo fascicolo, nel
quattordicesimo anno della sua vita non del tutto in-
feconda e accompagnata costantemente dalla simpatia
degli studiosi e degli amatori delle memorie storiche
ed artistiche.
Il suo programma è ancor lungi dall' essere esaurito,
perchè le indagini sullo svolgimento dell'arte meri-
dionale sono ancora nel loro maggior vigore, e la
storia topografica della città di Napoli è stata allar-
gata pel nostro metodo di esposizione, che consiste
nel raccogliere intorno ai luoghi e agli edifizii, che
s'illustrano nelle loro metamorfosi attraverso i secoli,
ricordi di avvenimenti, biografie di personaggi varia-
mente notevoli, particolari di costumi, aneddoti, e ciò
che è stato chiamato les petits còtés de l' histoire. Pro-
seguendo per questa via, noi ci proponiamo di andare
inserendo, di quando in quando, anche articoli di va-
rietà che non siano strettamente connessi ai luoghi ed
agli edifizii, ma che pure possano contribuire a for-
mar quasi un supplemento alle pubblicazioni di storia
napoletana di maggior gravità, importanza ed esten-
sione, quali sono l'Archivio, i Monumenta e i Documenti
della nostra Società di storia patria.
Da quest'anno, dovendosi il nostro carissimo amico
e collaboratore Giuseppe Ceci — - che tanta opera ha
data a questa rivista sin dai suoi inizii, e che negli
ultimi anni ne ha sostenuto quasi solo il carico —
trattenere per parecchi mesi in provincia, la compila-
zione della rivista resta affidata all'altro nostro valente
amico e collaboratore dottor Fausto Nicolini: i ma-
noscritti e quanto altro concerne la redazione possono
inviarsi al signor B. Croce, Via Atri, 23, che li farà
avere al Nicolini. Dell'amministrazione ha cortese-
mente assunto l'incarico il sig. Riccardo Ricciardi,
al quale (Via Gavone a Piazza Dante, 5) bisogna rivol-
gersi per tutto ciò che la riguarda.
La « Napoli nobilissima ».
LE MURA ED IL CASTELLO
DI OTRANTO
Fin dal V secolo, Otranto, al dir di Cassiodoro, aveva
un recinto di mura che girava più di undici stadii, ed era
munita da cento torri; una delle quali, chiamata appunto
la torre del centauro, a quanto racconta il Galateo, esi-
steva ancora nel secolo XVI. Anzi, in un'antica pianta
della città, riprodotta dal Maggiulli, si vede proprio trac-
ciata la cinta delle cento torri; ma, non essendomi riuscito
vederne l'originale, non posso dir nulla circa l'autenticità
di questo documento.
Danneggiate in cento modi dalle tante guerre combat-
tute nel primo medio evo, e demolite quasi del tutto,
nell'845, da Saba, corsaro saraceno, le fortificazioni di
Otranto furono, dai Greci e poi dai Normanni, continua-
mente rinnovate. Notevoli miglioramenti ed aggiunte esse
dovettero a Federico II; il quale, oltre ad aver ben riat-
tata la cinta a torri e cortine con fosso e barbacani, co-
struì •— pare — quasi di pianta un bel castello, sulle cui
rovine sorse quello che oggi si vede.
Di tutto ciò appena è rimasta qualche traccia; e come
poteva essere altrimenti, se, sotto l'incubo di un assalto
dal mare, ogni nuova generazione, per così dire, pensava
a rifare ed accrescere le antiche fortificazioni? Infatti, chi
oggi si accinga a studiare con attenzione G) le mura di
Otranto, vi scorge strati di muratura a grandi massi di
pietre riquadrate dell'epoca romana; a cui furono sovrap-
posti altri strati di pietre, anche riquadrate, ma di minor
dimensioni, delle epoche greca, normanna e sveva; e sopra
essi degli altri ancora di pietrame grezzo — opera an-
gioina —; e, finalmente, murature regolari, eseguite con
tecnica perfetta dagli Aragonesi e Spagnuoli.
(1) Dico con attenzione, perchè in alcuni punti i vari strati di
muratura a cui accenno si sovrappongono, si compenetrano, si na-
scondono l'uno nell'altro. Così, p. e., crollato il rivestimento esterno
d'un tratto del muraglione sul mare, è venuta fuori una torre arago-
nese ivi nascosta.