RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
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S. Maria di Vitalba.
Giustino Fortunato, in due articoli pubblicati nella nostra rivista
(fascicoli ottavo dell'anno VII, e nono dell'anno VIII) si è occupato
a lungo di questa chiesa, intorno alla quale si raccolgono tante me-
morie della storia medievale della regione presso il Vulture. Da gran
tempo se n'era perduta ogni notizia, e il nome si applicava dagli stu-
diosi locali a questa o a quella delle chiesette di Atella. Il Fortunato
conchiudeva col determinarne l'ubicazione in un luogo, fuori della
cittadina basilisca, dove si vedono ancora avanzi di un muro. Ivi ap-
punto ora il municipio di Atella, con lodevole pensiero, ha ordinati
alcuni scavi, per cercare maggiori elementi in sostegno della tradizione
popolare.
Il Museo civico di Lucera.
È stato inaugurato il 9 gennaio scorso. Contiene, oltre alcuni qua-
dri di poca importanza, quasi esclusivamente oggetti archeologici, rac-
colti via via dal Comune, e accresciuti recentemente dalla cospicua
donazione del signor Edoardo Cavalli, e da quelle dei figli del signor
Antonio de Troja, e dei signori Frignano. Provengono per la maggior
parte da scavi nel territorio lucerino, e sono disposti provvisoriamente
in un'unica sala, in aspettazione di una sede più ampia e più degna.
Le iscrizioni lapidarie sono circa ottanta, la maggior parte sepolcrali
e del tempo romano, già conosciute perchè trascritte dal D'Amelj, nella
sua Storia di Lucera, e poi dal Mommsen, nel Corpus: poche sono ine-
dite, perchè rinvenute in scavi recenti. In buon numero sono le scul-
ture, appartenenti anch'esse all'epoca romana. Oltre le teste, i busti,
i frammenti decorativi, si notano un'ara per sacrifizi, una mezzana fi-
gura di Bacco e una bella statua di Venere, che, rinvenuta nel 1872,
fu restaurata sotto la direzione del Fiorelli. Le monete sono circa
quattromila, delle quali appena un quarto classificate: completa è
la collezione delle monete lucerine. Largamente rappresentata è la
vascolaria, dalle epoche più antiche alla decadenza romana, e vi ha
pure un gran numero di statuette, di lucerne e di altri oggetti in ter-
racotta. Notevole, è inoltre, la raccolta dei piccoli bronzi (figurine, mo-
nili ed altro), e dei vetri; ma il maggior vanto del piccolo museo è
il mosaico scoperto nel 1899 in una piazza di quella città. Fu traspor-
tato a cura del ministero della Pubblica Istruzione sotto la direzione
del prof. Sogliano, e disposto nella sala della biblioteca. Misura me-
tri 4.76 per 10.68, e vi sono figurati, con piccoli tasselli a colori vi-
vaci, delfini, tritoni, cavalli e tori marini di accurato disegno. La bi-
blioteca, ricca di oltre ventimila volumi, conserva anche i diplomi e
gli altri istrumenti in pergamena che riflettono la storia dell'antica e
colta cittadina.
Don Fastidio.
DA LIBRI E PERIODICI
Dell'Oreficeria medievale abruzzese si è occupato Pietro Piccirilli in
una comunicazione a L'Arte, voi. I della nuova serie, pp. 67-73 (Roma,
gennaio-febbraio 1904), riassumendo il risultato di ricerche di archivio
e di analisi minutissime, fatte su di un'estesa raccolta di modelli e di
calchi. Pel Piccirilli non vi ha dubbio intorno all'esistenza nel me-
dioevo di maestranze dell'arte degli orefici negli Abruzzi, che avevano
sedi a Sulmona, a Teramo e ad Aquila. Ciascuna di esse aveva un
proprio marchio, col quale si contrassegnavano le opere; e tutte tre
artisticamente, derivavano dall'oreficeria fiorentina. Più antica delle
altre è la scuola sulmonese, che risale al XIII secolo, e fiorì con
grande fecondità di opere nei due secoli seguenti. Segue la scuola te-
ramana, della quale poche opere sono conosciute finora appartenenti
alla fine del sec. XIV e al principio del secolo seguente. La scuola
aquilana, derivata da Nicola di Guardiagrele, ebbe il suo periodo di at-
tività nel secolo XV.
Il Piccirilli si ferma brevemente sul più celebre degli orafi abruz-
zese or nominato, che fu anche scultore, sebbene non debbano attri-
buirsi a lui i bassirilievi della casa Patini in Casteldisangro. Passa poi
a descrivere la più bella delle ultime opere della scuola sulmonese,
che è una croce processionale, lavorata nei primi decenni del sec. XVI
per la chiesa madre di Anversa, un paesello non molto distante da
Sulmona. La scuola aquilana durò fino alla fine di quel secolo, e tra
gli ultimi artefici più notevole fu Bartolomeo Rosecci.
* *
Un monumento dell'arte neo-campana nella basilica cristiana di Teano
descrive nello stesso volume de L'Arte, pp. 174-175 (Roma, marzo-
maggio 1904), Agostino di Lella, È l'ambone di quella cattedrale,
non avvertito finora dagli studiosi. Ornato da rilievi e da mosaici, è
un bell'esemplare e ben conservato dell'arte rifiorita nella Campania
e sulla costa tirrena.
Pietro Piccirilli comunica nella Rivista abruzzese (fase. I del-
l'anno XX, Teramo, gennaio 1905) alcune notizie su Leonardo di
Teramo, cittadino di Sulmona, pittore. Nato verso la metà del sec. XIV
a Teramo, venne giovanissimo a Sulmona, dove apprese l'arte e visse
fino oltre l'anno 1435. Il suo nome figura in vari documenti d'archi-
vio; ma nessun'opera, allo stato presente delle ricerche, può indicarsi
come sua. « Leonardo di Teramo, cittadino di Sulmona — conchiude
il Piccirilli — oggi è un'incognita in arte. Forse domani, non il cri-
tico vanitoso 0 il dilettante audace, impotenti sempre a comprendere
il linguaggio delle forme; ma il critico e l'analizzatore competente
potranno dirci del posto che egli occupa tra i pittori del suo secolo ».
* *
Attraverso l'Abruzzo: Atri è il titolo di un articolo di Art. Jahn
Rusconi, pubblicato nell'Emporium di gennaio. Descritta sommaria-
mente la severa architettura romanica della cattedrale atriese, il Ru-
sconi prende in esame i freschi che ne ornano la volta e le pareti, e
si accorda col Piccirilli e col Bertaux nel riconoscerli come opera di
Andrea da Lecce, valente pittore abruzzese della seconda metà del
sec. XV. Accenna anche ai freschi trecenteschi che ora vanno ricom-
parendo di sotto l'intonaco sulle pareti della cripta, e avanza l'ipotesi
che questi debbano attribuirsi a Luca di Atri, l'artista mentovato nelle
glosse al codice giustinianeo del giureconsulto Luca da Penne.
Del Monumento a Giuseppe Garibaldi in Napoli, opera dello scultore
Cesare Zocchi si occupa l'ing. Gennaro Pepe, nel num. 12, anno V,
de l'Ingegneria moderna (Napoli, dicembre, 1904).
* *
Di Andrea Petroni, il pittore degli impressionanti paesaggi della
Basilicata, scrive Lucio Lucilio nel fase. III, anno XIV, di Natura
ed Arte (Milano, 1 gennaio 1905).
Notizie degli Abruzzi manda alla rivista L'Arte (pp. 405-408, set-
tembre-ottobre 1904) Pietro Piccirilli, descrivendo i monumenti di
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S. Maria di Vitalba.
Giustino Fortunato, in due articoli pubblicati nella nostra rivista
(fascicoli ottavo dell'anno VII, e nono dell'anno VIII) si è occupato
a lungo di questa chiesa, intorno alla quale si raccolgono tante me-
morie della storia medievale della regione presso il Vulture. Da gran
tempo se n'era perduta ogni notizia, e il nome si applicava dagli stu-
diosi locali a questa o a quella delle chiesette di Atella. Il Fortunato
conchiudeva col determinarne l'ubicazione in un luogo, fuori della
cittadina basilisca, dove si vedono ancora avanzi di un muro. Ivi ap-
punto ora il municipio di Atella, con lodevole pensiero, ha ordinati
alcuni scavi, per cercare maggiori elementi in sostegno della tradizione
popolare.
Il Museo civico di Lucera.
È stato inaugurato il 9 gennaio scorso. Contiene, oltre alcuni qua-
dri di poca importanza, quasi esclusivamente oggetti archeologici, rac-
colti via via dal Comune, e accresciuti recentemente dalla cospicua
donazione del signor Edoardo Cavalli, e da quelle dei figli del signor
Antonio de Troja, e dei signori Frignano. Provengono per la maggior
parte da scavi nel territorio lucerino, e sono disposti provvisoriamente
in un'unica sala, in aspettazione di una sede più ampia e più degna.
Le iscrizioni lapidarie sono circa ottanta, la maggior parte sepolcrali
e del tempo romano, già conosciute perchè trascritte dal D'Amelj, nella
sua Storia di Lucera, e poi dal Mommsen, nel Corpus: poche sono ine-
dite, perchè rinvenute in scavi recenti. In buon numero sono le scul-
ture, appartenenti anch'esse all'epoca romana. Oltre le teste, i busti,
i frammenti decorativi, si notano un'ara per sacrifizi, una mezzana fi-
gura di Bacco e una bella statua di Venere, che, rinvenuta nel 1872,
fu restaurata sotto la direzione del Fiorelli. Le monete sono circa
quattromila, delle quali appena un quarto classificate: completa è
la collezione delle monete lucerine. Largamente rappresentata è la
vascolaria, dalle epoche più antiche alla decadenza romana, e vi ha
pure un gran numero di statuette, di lucerne e di altri oggetti in ter-
racotta. Notevole, è inoltre, la raccolta dei piccoli bronzi (figurine, mo-
nili ed altro), e dei vetri; ma il maggior vanto del piccolo museo è
il mosaico scoperto nel 1899 in una piazza di quella città. Fu traspor-
tato a cura del ministero della Pubblica Istruzione sotto la direzione
del prof. Sogliano, e disposto nella sala della biblioteca. Misura me-
tri 4.76 per 10.68, e vi sono figurati, con piccoli tasselli a colori vi-
vaci, delfini, tritoni, cavalli e tori marini di accurato disegno. La bi-
blioteca, ricca di oltre ventimila volumi, conserva anche i diplomi e
gli altri istrumenti in pergamena che riflettono la storia dell'antica e
colta cittadina.
Don Fastidio.
DA LIBRI E PERIODICI
Dell'Oreficeria medievale abruzzese si è occupato Pietro Piccirilli in
una comunicazione a L'Arte, voi. I della nuova serie, pp. 67-73 (Roma,
gennaio-febbraio 1904), riassumendo il risultato di ricerche di archivio
e di analisi minutissime, fatte su di un'estesa raccolta di modelli e di
calchi. Pel Piccirilli non vi ha dubbio intorno all'esistenza nel me-
dioevo di maestranze dell'arte degli orefici negli Abruzzi, che avevano
sedi a Sulmona, a Teramo e ad Aquila. Ciascuna di esse aveva un
proprio marchio, col quale si contrassegnavano le opere; e tutte tre
artisticamente, derivavano dall'oreficeria fiorentina. Più antica delle
altre è la scuola sulmonese, che risale al XIII secolo, e fiorì con
grande fecondità di opere nei due secoli seguenti. Segue la scuola te-
ramana, della quale poche opere sono conosciute finora appartenenti
alla fine del sec. XIV e al principio del secolo seguente. La scuola
aquilana, derivata da Nicola di Guardiagrele, ebbe il suo periodo di at-
tività nel secolo XV.
Il Piccirilli si ferma brevemente sul più celebre degli orafi abruz-
zese or nominato, che fu anche scultore, sebbene non debbano attri-
buirsi a lui i bassirilievi della casa Patini in Casteldisangro. Passa poi
a descrivere la più bella delle ultime opere della scuola sulmonese,
che è una croce processionale, lavorata nei primi decenni del sec. XVI
per la chiesa madre di Anversa, un paesello non molto distante da
Sulmona. La scuola aquilana durò fino alla fine di quel secolo, e tra
gli ultimi artefici più notevole fu Bartolomeo Rosecci.
* *
Un monumento dell'arte neo-campana nella basilica cristiana di Teano
descrive nello stesso volume de L'Arte, pp. 174-175 (Roma, marzo-
maggio 1904), Agostino di Lella, È l'ambone di quella cattedrale,
non avvertito finora dagli studiosi. Ornato da rilievi e da mosaici, è
un bell'esemplare e ben conservato dell'arte rifiorita nella Campania
e sulla costa tirrena.
Pietro Piccirilli comunica nella Rivista abruzzese (fase. I del-
l'anno XX, Teramo, gennaio 1905) alcune notizie su Leonardo di
Teramo, cittadino di Sulmona, pittore. Nato verso la metà del sec. XIV
a Teramo, venne giovanissimo a Sulmona, dove apprese l'arte e visse
fino oltre l'anno 1435. Il suo nome figura in vari documenti d'archi-
vio; ma nessun'opera, allo stato presente delle ricerche, può indicarsi
come sua. « Leonardo di Teramo, cittadino di Sulmona — conchiude
il Piccirilli — oggi è un'incognita in arte. Forse domani, non il cri-
tico vanitoso 0 il dilettante audace, impotenti sempre a comprendere
il linguaggio delle forme; ma il critico e l'analizzatore competente
potranno dirci del posto che egli occupa tra i pittori del suo secolo ».
* *
Attraverso l'Abruzzo: Atri è il titolo di un articolo di Art. Jahn
Rusconi, pubblicato nell'Emporium di gennaio. Descritta sommaria-
mente la severa architettura romanica della cattedrale atriese, il Ru-
sconi prende in esame i freschi che ne ornano la volta e le pareti, e
si accorda col Piccirilli e col Bertaux nel riconoscerli come opera di
Andrea da Lecce, valente pittore abruzzese della seconda metà del
sec. XV. Accenna anche ai freschi trecenteschi che ora vanno ricom-
parendo di sotto l'intonaco sulle pareti della cripta, e avanza l'ipotesi
che questi debbano attribuirsi a Luca di Atri, l'artista mentovato nelle
glosse al codice giustinianeo del giureconsulto Luca da Penne.
Del Monumento a Giuseppe Garibaldi in Napoli, opera dello scultore
Cesare Zocchi si occupa l'ing. Gennaro Pepe, nel num. 12, anno V,
de l'Ingegneria moderna (Napoli, dicembre, 1904).
* *
Di Andrea Petroni, il pittore degli impressionanti paesaggi della
Basilicata, scrive Lucio Lucilio nel fase. III, anno XIV, di Natura
ed Arte (Milano, 1 gennaio 1905).
Notizie degli Abruzzi manda alla rivista L'Arte (pp. 405-408, set-
tembre-ottobre 1904) Pietro Piccirilli, descrivendo i monumenti di