RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
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che differenze è dato notare. È, però, solo una copia di
motivi, non una penetrazione di forme. Benché le linee
de' corpi risentano del magistero majanesco, l'esecuzione
riesce senza morbidezza, povera l'espressione. Assai note-
vole invece è la decorazione de' pilastri.
Più che ad un artista napoletano, è dovuto forse a un
fiorentino l'altare in stucco della quarta cappella a destra
in S. Lorenzo, probabilmente degli ultimi anni del se-
colo XV o de' primi del XVI. Circondato da ricchissimi
esuberanti ornati, benché abbia un delicato sapore toscano,
non presenta neppur esso una esecuzione impeccabile, ne
vera forza di espressione. I corpi son cilindrici, senza mu-
scoli e snodature, stretti nelle vesti a pieghe parallele,
stentate e false; le teste son lunghe e strette, i capelli a
grossi bioccoli come noci. In mezzo è la Vergine e il
Bambino fra due angeli uscenti da due porte laterali nel-
l'atteggiamento fissato da Benedetto. Da una parte e dal-
l'altra, un santo in nicchia; sopra, al centro, Gesù che
sorge dal sepolcro; ai due lati due putti in atto di colpire
con la mazza alta un drago. Nella Deposizione che si
svolge freddamente, sebbene le singole figure sieno buone,
l'influsso dell'arte de' due grandi fiorentini è appena la-
tente; così ne' due putti da' corpi un pò lunghi, benché
di energico movimento. Ma nella tavola centrale, special-
mente, e ne' due santi delle nicchie, le particolarità stili-
.stiche, il movimento, l'intima espressione, le forme serie
e solenni di Benedetto, s'intravedono traverso l'adattamento
dell'imitatore, che si era studiato di trasformarle e di im-
prontarle di sè.
Un'altra opera notevole, dello stesso tempo all'incirca,
si trova nella sacrestia di S. Pietro ad Aram. È un arco
ornato con scomparti a rosoni e testine d'angeli fra ali,
che reca sul fronte due mezzi busti inclusi in tondi. La
decorazione è assai elegante e fastosa, delicati e pieni di
grazia sono gli atteggiamenti, l'espressione intima e nobile;
ma non sempre il segno è corretto. Qui abbiamo un
buon esempio di una certa compenetrazione de' modelli,
per modo che non si distingue agevolmente a quale dei
due fiorentini l'autore di questa opera si sia di preferenza
inspirato. Non lasceremo, intanto, questa chiesa, senza aver
notata la grande statua di S. Michele, posta in un elegante
altare della prima cappella a sinistra, animata dalla grazia
fiorentina e che rivela l'influenza majanesca. Questa statua
e l'altra simile sul portale di S. Angelo a Nido apparten-
gono molto probabilmente allo stesso artista che eseguì
l'arco della sagrestia di S. Pietro ad Aram, e sono fra le
più nobili cose che vanti la scultura napoletana dell'alto
Rinascimento.
continua.
Luigi Serra.
DOCUMENTI PER L'ARTE NAPOLETANA
DEL SECOLO XVII
I.
Un ALTARE DI COSIMO FANZAGO A VENEZIA.
E l'altare maggiore di S. Nicola al Lido, una chiesa
visitata raramente dagli studiosi d'arte o dai viaggiatori.
Pochi l'avranno vista, attirati in quell'estremo settentrio-
nale del Lido dalla ricca vegetazione insolita nelle isole
della laguna. La chiesa, ricostruita al principio del se-
colo XVII, è molto semplice, quasi rustica, nelle sue
linee barocche; e non hanno molta importanza le opere
d'arte che ne adornano l'interno, specialmente al para-
gone di quelle sparse in tanti altri edifici della città. Il
convento attiguo, fondato nel 1064 dal doge Domenico
Contarini, appartenne all'Ordine benedettino e la sua storia
s'intreccia in tante occasioni con quella della repubblica.
Un paragrafo, fra gli altri, potrebbe intitolarsi: il ma-
trimonio di un monaco; e narrare come Nicolò Giustiniani,
che qui menava vita monastica, fu prosciolto dai voti, e
come gli fu concesso nel 1160 di passare a nozze con
Anna figlia del doge Vitale Michieli II. Bisognava impe-
dire che la nobile prosapia si estinguesse in lui, essendone
periti tutti gli altri maschi nella guerra contro Emanuele
Comneno. Il Giustiniani, non appena ebbe assicurata la
discendenza, tornò tranquillo alla sua cella.
Il maggior vanto del cenobio consisteva nel deposito
del corpo di S. Nicola vescovo di Mira, che le galee ve-
neziane andate in soccorso dei crociati avevano traspor-
tato, verso il 1100, dalla Licia. È vero che i baresi con
consenso più generale sostengono che quel corpo, tolto a
Mira dai loro marinai già sedici anni prima, si conservi
nella loro famosa basilica; ma noi lasceremo decidere agli
agiografi la questione intricata dai cavilli e dalle falsifica-
zioni seicentesche (D.
I benedettini del Lido, concedendo che a Bari si con-
servassero alcune reliquie, erano convinti di possedere
tutto il resto insieme coi corpi di un altro Nicola, zio
del più noto, e di un Teodoro, anche vescovi di Mira.
E vollero apparecchiare a tutti e tre nella nuova chiesa,
che avevano costruita colle elargizioni dei veneziani, un
decoroso monumento. Fu questo allogato nel 1628 a Co-
simo Fanzago, come appare dall'istrumento che riportiamo
integralmente più avanti.
(1) Ad una completa trattazione della storia e della diffusione del
culto di S. Nicola attende da tempo monsignor 0. Piscicelli, gran
priore di Bari. Per le opere finora pubblicate sull'argomento si con-
fronti: L. Volpicella, Bibliografia storica di Terra di Bari, Napoli, De
Robertis, 1884, p. 129 sgg.
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che differenze è dato notare. È, però, solo una copia di
motivi, non una penetrazione di forme. Benché le linee
de' corpi risentano del magistero majanesco, l'esecuzione
riesce senza morbidezza, povera l'espressione. Assai note-
vole invece è la decorazione de' pilastri.
Più che ad un artista napoletano, è dovuto forse a un
fiorentino l'altare in stucco della quarta cappella a destra
in S. Lorenzo, probabilmente degli ultimi anni del se-
colo XV o de' primi del XVI. Circondato da ricchissimi
esuberanti ornati, benché abbia un delicato sapore toscano,
non presenta neppur esso una esecuzione impeccabile, ne
vera forza di espressione. I corpi son cilindrici, senza mu-
scoli e snodature, stretti nelle vesti a pieghe parallele,
stentate e false; le teste son lunghe e strette, i capelli a
grossi bioccoli come noci. In mezzo è la Vergine e il
Bambino fra due angeli uscenti da due porte laterali nel-
l'atteggiamento fissato da Benedetto. Da una parte e dal-
l'altra, un santo in nicchia; sopra, al centro, Gesù che
sorge dal sepolcro; ai due lati due putti in atto di colpire
con la mazza alta un drago. Nella Deposizione che si
svolge freddamente, sebbene le singole figure sieno buone,
l'influsso dell'arte de' due grandi fiorentini è appena la-
tente; così ne' due putti da' corpi un pò lunghi, benché
di energico movimento. Ma nella tavola centrale, special-
mente, e ne' due santi delle nicchie, le particolarità stili-
.stiche, il movimento, l'intima espressione, le forme serie
e solenni di Benedetto, s'intravedono traverso l'adattamento
dell'imitatore, che si era studiato di trasformarle e di im-
prontarle di sè.
Un'altra opera notevole, dello stesso tempo all'incirca,
si trova nella sacrestia di S. Pietro ad Aram. È un arco
ornato con scomparti a rosoni e testine d'angeli fra ali,
che reca sul fronte due mezzi busti inclusi in tondi. La
decorazione è assai elegante e fastosa, delicati e pieni di
grazia sono gli atteggiamenti, l'espressione intima e nobile;
ma non sempre il segno è corretto. Qui abbiamo un
buon esempio di una certa compenetrazione de' modelli,
per modo che non si distingue agevolmente a quale dei
due fiorentini l'autore di questa opera si sia di preferenza
inspirato. Non lasceremo, intanto, questa chiesa, senza aver
notata la grande statua di S. Michele, posta in un elegante
altare della prima cappella a sinistra, animata dalla grazia
fiorentina e che rivela l'influenza majanesca. Questa statua
e l'altra simile sul portale di S. Angelo a Nido apparten-
gono molto probabilmente allo stesso artista che eseguì
l'arco della sagrestia di S. Pietro ad Aram, e sono fra le
più nobili cose che vanti la scultura napoletana dell'alto
Rinascimento.
continua.
Luigi Serra.
DOCUMENTI PER L'ARTE NAPOLETANA
DEL SECOLO XVII
I.
Un ALTARE DI COSIMO FANZAGO A VENEZIA.
E l'altare maggiore di S. Nicola al Lido, una chiesa
visitata raramente dagli studiosi d'arte o dai viaggiatori.
Pochi l'avranno vista, attirati in quell'estremo settentrio-
nale del Lido dalla ricca vegetazione insolita nelle isole
della laguna. La chiesa, ricostruita al principio del se-
colo XVII, è molto semplice, quasi rustica, nelle sue
linee barocche; e non hanno molta importanza le opere
d'arte che ne adornano l'interno, specialmente al para-
gone di quelle sparse in tanti altri edifici della città. Il
convento attiguo, fondato nel 1064 dal doge Domenico
Contarini, appartenne all'Ordine benedettino e la sua storia
s'intreccia in tante occasioni con quella della repubblica.
Un paragrafo, fra gli altri, potrebbe intitolarsi: il ma-
trimonio di un monaco; e narrare come Nicolò Giustiniani,
che qui menava vita monastica, fu prosciolto dai voti, e
come gli fu concesso nel 1160 di passare a nozze con
Anna figlia del doge Vitale Michieli II. Bisognava impe-
dire che la nobile prosapia si estinguesse in lui, essendone
periti tutti gli altri maschi nella guerra contro Emanuele
Comneno. Il Giustiniani, non appena ebbe assicurata la
discendenza, tornò tranquillo alla sua cella.
Il maggior vanto del cenobio consisteva nel deposito
del corpo di S. Nicola vescovo di Mira, che le galee ve-
neziane andate in soccorso dei crociati avevano traspor-
tato, verso il 1100, dalla Licia. È vero che i baresi con
consenso più generale sostengono che quel corpo, tolto a
Mira dai loro marinai già sedici anni prima, si conservi
nella loro famosa basilica; ma noi lasceremo decidere agli
agiografi la questione intricata dai cavilli e dalle falsifica-
zioni seicentesche (D.
I benedettini del Lido, concedendo che a Bari si con-
servassero alcune reliquie, erano convinti di possedere
tutto il resto insieme coi corpi di un altro Nicola, zio
del più noto, e di un Teodoro, anche vescovi di Mira.
E vollero apparecchiare a tutti e tre nella nuova chiesa,
che avevano costruita colle elargizioni dei veneziani, un
decoroso monumento. Fu questo allogato nel 1628 a Co-
simo Fanzago, come appare dall'istrumento che riportiamo
integralmente più avanti.
(1) Ad una completa trattazione della storia e della diffusione del
culto di S. Nicola attende da tempo monsignor 0. Piscicelli, gran
priore di Bari. Per le opere finora pubblicate sull'argomento si con-
fronti: L. Volpicella, Bibliografia storica di Terra di Bari, Napoli, De
Robertis, 1884, p. 129 sgg.