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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 14.1905

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Nr. 4
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Brutails, Jean-Auguste: Archeologi ed architetti[3]
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Notizie ed osservazioni
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https://doi.org/10.11588/diglit.71025#0078

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62

NAPOLI NOBILISSIMA

Dunque, i testi, in materia di cronologia monumentale,
sono d'una interpretazione più delicata e d'un valore più
ristretto di quanto generalmente si creda; perciò l'uso che
se ne fa, deve essere sottoposto a regole, che è possibile,
a quanto mi pare, riassumere come segue:
Se i testi, debitamente criticati e spiegati, stabiliscono
che il tal edificio è stato fatto in tale epoca, è assodato
che quell'edificio non risalga al di là; ma, nella pratica e
salvo eccezione, non si può affermare che sia proprio di
quell'epoca, senza avere, se non altro, qualche notizia ap-
prossimativa sull'età.
In altri termini, i documenti servono meno a conoscere
le date, che a precisare quelle che sono conosciute con
approssimazione.
* *
Da qualunque lato si affronti la questione della cro-
nologia monumentale, il risultato, come si vede, è sempre
lo stesso. Si può assegnar la data ad un certo numero
d'edifici, sopra tutto tra i più importanti; si può redigere
un quadro che indichi l'epoca in cui le principali innova-
zioni dell'arte gotica si sono verificate e sparse tra i mastri
d'opere che procedevano alla testa del progresso; ma si
deve rinunziare a creare un quadro in cui possano entrare
tutti i monumenti oscuri delle piccole città, tutte le chiese
costruite in fondo alle campagne da muratori invecchiati
in pratiche da molto tempo uscite di moda, tutti i mona-
steri decaduti ed avvolti nel tradizionalismo e nell'abban-
dono, dei quali si è parlato più su, e nei quali don Mar-
tène e don Durand trovarono « sei o sette monaci sel-
vaggi.... lontani da ogni commercio » (0. Il più gran nu-
mero di queste opere secondarie resterà sempre al di fuori
di ogni tentativo di classificazione cronologica.
Bisogna dire, in tal caso, che debbono essere perdute per
l'archeologia? Certamente, no; e molte volte si troverà
in esse materia ad osservazioni.
Occorre, perciò, che gli archeologi-storici studino i fatti
un po' meno nella loro successione, e un po' più nella loro
ragion d'essere. Nell'origine delle modificazioni il cui com-
plesso forma la storia monumentale, sono cause tecniche,
che sfuggivano talora agli stessi mastri d'opera, e che non
sono meno indispensabili a conoscere. Vorrei che i trattati
d'archeologia fossero preceduti da nozioni chiare e sostan-
ziali sulla dinamica e sulla statica delle costruzioni: pesi
verticali, curve di pressione etc.; che gli autori di questi trat-
tati sostituissero alla nomenclatura irrazionale o all'aggrup-
pamento arbitrario delle forme uno studio nel quale fosse
indicata la causa di queste forme; che esponessero, per
esempio, le differenze essenziali che separano una volta

da un « encorbellement » della stessa figura, un archi-
trave monolito da un listello accoppiato; in una parola,
che gli architetti prendessero dagli archeologi il metodo
rigoroso per la classificazione dei fatti, e gli archeologi
dagli architetti le nozioni necessarie per l'analisi della
costruzione. E, se un tal supplemento d'educazione scien-
tifica è, per gli uni e per gli altri, troppo difficile, che
seguano almeno i saggi consigli dati dal direttore d'una
delle nostre grandi scuole (D, ed associno in collaborazioni
feconde attitudini, che si completano così felicemente. Ar-
chitetti ed archeologi hanno ben altro da fare che lagnarsi
gli uni degli altri; debbono unirsi per uno sforzo comune
verso la verità.
fine.
J. A. Brutails.

NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
La QUESTIONE DELLA PINACOTECA DI NAPOLI E IL PROF.
Venturi.
È stata pubblicata nei giornali quotidiani (v. la Tribuna e il Gior-
nale d'Italia del 7 aprile) la relazione dell'inchiesta sul riordinamento
della Pinacoteca di Napoli, al quale da oltre quattro anni attendeva il
prof. Venturi. La relazione è firmata dall'on. Bernabei, presidente in
sostituzione del marchese Visconti-Venusta che dovette allontanarsi per
ragioni di famiglia, da C. Boito, A. d'Andrade, L. Cavenaghi, G. Friz-
zoni, P. Levi e U. Oietti. La Commissione si trattenne a Napoli, per
esaminare lo stato dei lavori della Pinacoteca e per fare le opportune
indagini, dal giorno 24 al 28 marzo.
Risulta dalla relazione della Commissione:
I. Che i locali scelti per la Pinacoteca hanno il vantaggio di rac-
coglier questa in una sola ala dell'edificio; ma che, d'altro canto, « le
tredici salette e le due rotonde.... nelle quali adesso sono stati murati
i balconi e aperti i lucernarii, presentano, specie per quel che riguarda
la luce e la temperatura, alcuni inconvenienti ». La Commsissione
crede che a questi non sia difficile porre riparo; e suggerisce i varii
mezzi, [purtroppo dal Venturi trascurati]: riaprire alcuni balconi,
aprire qualche altra porta oltre quella che già fece aprire il r. com-
missario comm. Gattini, disporre ventilatori, rendere i lucernarii su-
scettibili di facile apertura, coprire le terrazze con embrici etc., etc.;
ed inoltre propone di sgombrare alcune salette delle tavole che vi
sono state collocate e che dagli squilibrii di temperatura avrebbero
maggior danno, e porvi invece bronzi, busti, ceramiche, etc.
2. Che la collezione degli arazzi, « ora inchiodati con poca cau-
tela sulle pareti », deve essere disposta in modo più conveniente, prov-
vedendo di fondi gli arazzi che ne mancano e mutando il colore
verde delle pareti, che ne distrugge l'effetto.
3. Che il coro di S. Agostino, già dal Fiorelli ridotto a un grande
armadio e dal Venturi frazionato in piccoli armadii per vetrine di espo-
sizione, è disadatto a questo scopo; e meglio sarà mandarlo al Museo
di S. Martino, dove si potrà tentare di ricomporlo nella forma pri-
mitiva.
4. Che pei dipinti il « futuro ordinamento » deve esser fatto con
concetto diverso da quello avuto[se pur ne ebbe uno] dal Venturi; e

(i) Voyage littéraire de deux religieux bénédictins, 2? parte, p. 60.

(1) Homolle, nell'Encyclopédie de TArchitecture, alla parola Archeo-
logie.
 
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