RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
91
bocca del servo che la moglie lo tradiva col Siscara, tutto
addolorato, discuteva con lui sul modo migliore di sor-
prendere l'infedele Lucrezia. Ma questa ebbe la ventura
di udire ogni cosa. Rese di tutto avvisato il Siscara, il
quale fece bastonare ben bene il servo indiscreto. Antonio,
e per l'onta ricevuta, e per il dispiacere che il servo fosse
stato bastonato, ammalò e in breve tempo se ne morì, e
Lucrezia, ritiratasi presso un fratello, non volle più amo-
reggiare nè col Siscara nè con altri.
Il Successo è in gran parte copiato dalla novella I, 5 (*)
del Bandello, ma i nomi sono tutti cambiati. Angravalle di
Somma diventa Antonio Romano da Sorrento, la moglie
Bindoccia Minutolo si muta in Lucrezia Caputo, l'amante
Niceno in Antonio Siscara.
Bandello.
Per questo le tolse tutte quelle
donne che in casa teneva, e le
mandò via; diede medesimamente
congedo a tutti i servidori di casa,
un solo, di cui si fidava, tenen-
done, che era un mascalzone ru-
vido e villano, il quale la mula go-
vernava e faceva la cucina. Prese
poi una mutola e sorda per fan-
tesca, ma tanto inetta, ch'era da
niente, assicurandosi che ella non
riceverebbe nè riporterebbe amba-
sciate. Ogni cosa anco che Bin-
doccia faceva, egli diligentissima-
mente osservava, e per levar l'oc-
casione che nessuno per casa gli
andasse trescando, lasciò tutte le
pratiche dei gentiluomini, con i
quali prima soleva praticare . . .
avvenne in questo mezzo che vi-
cino a Somma, ove Angravalle
una possessione aveva, una sua
casa ed un fenile arse e fece gran-
dissimo danno. Il perchè egli fu
astretto andar fuori per provvedere
a' suoi bisogni e dar ordine a ciò
che si dovesse fare. Per questo la-
sciò il famiglio a casa con espresso
comandamento che della moglie
sovra il tutto avesse la cura, e che
attendesse bene a chiunque in casa
gli venisse .Con questo
partì Angravalle, e cavalcò verso
Somma.
Ms. Corona.
....per questo entrò in tanta
gelosia credendo che li servi e
serve di casa non li facessero il
ruffiano, e licenziò alcune donne
che in casa teneva, e l'istesso a
tre servitori un solo di cui si fidò
si tenne ch'era un mascalzone
e rustico villano. Prese poi una
muta e sorda per fantesca ma
tanto inetta e da poco che non
serviva per niente, assicurandosi
che non porterebbe imbasciata.
Ogni cosa che Lucrezia facea, di-
ligentissimamente osservava, e per
levare l'occasione che nessuno ve-
nisse in casa sua lasciò tutte le
pratiche degli amici fuor che con
me [è il Siscara che parla di sèi
Avvenne che vicino ad Aversa,
ove Antonio aveva un territorio,
una sua casa ed un fenile se brug-
giò, e fece grandissimo danno;
laonde fu egli astretto ad andarvi
per darci provvedimento, e per
questo impose al famiglio con
espresso comando che della mo-
glie sopratutto avesse cura, e che
spiasse bene ogni suo portamento,
e così partì Antonio e cavalcò per
la via di Aversa.
(1) La novella del Bandello finisce in modo diverso dal Successo.
Niceno infatti è sorpreso da Angravalle colla moglie; ma mentre que-
sti, coi cognati, entra nella camera per dare alla moglie, alla presenza
dei parenti, la dovuta lezione, Niceno esce cogli abiti della mutola e
si mette al sicuro; per ciò Angravalle non può dimostrare l'infedeltà
Il Siscara, che scrive di se stesso, vuol far credere che
questa piccante avventura gli sia capitata nell'anno 1,82,
mentre al disgraziato Angravalle di Somma era toccato il
danno e la canzonatura molti anni prima che ad Antonio
Romano da Sorrento, poiché la novella fu narrata a Mi-
lano dall'infelice Antonio Bologna nel 1513 I1), e scritta
e inviata al marchese Francesco Acquaviva poco dopo.
Copiando senza scrupoli, il Siscara dimentica perfino di
usare sempre la persona prima, e per ben tre volte si serve
della terza persona precisamente come nella novella (2).
Il modo con cui l'autore di questo Successo ha attinto
alla sua fonte, non è per nulla mutato: potremo noi con-
cludere affermando che il Siscara, che copiò il Bandello
in questo Successo, sia anche il compilatore degli altri
fin qui esaminati? Io direi di sì.
fine.
Domenico Morellini
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Commissione municipale dei monumenti.
Tornata del 27 maggio:
I. Ha proposto che la fontana di Gian da Nola, che era nella
Villa del Popolo, sia ricostruita sulla rotonda della nuova via di S. Lu-
cia a mare.
2. Ha proposto il restauro del cancello di ferro della guglia della
Concezione a Piazza Trinità Maggiore, che si trova in cattive condi-
zioni.
3. Riconosciuto che l'iscrizione dell'ex Monastero della Consola-
zione appartiene a Napoli, e non a Terra di Lavoro, ha fatto scrivere
perchè la consegna non si faccia a quella provincia, come era stato
prima proposto.
di Bindoccia, e dopo aver tollerato ogni sorta di improperi, le deve
aumentare la dote di 6000 scudi per trattenerla in casa, e promettere
che non sarebbe più, per l'avvenire, stato geloso.
(1) D. Morellini, op. cit., pag. 159.
(2) Dice infatti ad un certo punto: « così coll'andarci di notte, con-
tinuamente godevano (per godevamo) del miglior tempo del mondo »
e più sotto « non sapevano (per sapevamo) lasciarci » e più sotto an-
cora « che l'aveva (per m'aveva) conosciuto ».
Questa stessa novella del Bandello fu la fonte indiretta di un altro
Successo: un buon numero di codici contengono infatti il seguente:
« Di Binoccia Minutolo, moglie d'Angravalle di Somma », ma se il
principio concorda abbastanza bene, lo svolgimento del Successo è af-
fatto diverso dalla novella. La fonte diretta è senza dubbio un'altra.
Il codice I. D. 9 della Naz. di Napoli ci offre una indicazione positiva
intorno all'origine del Successo. Questo codice contiene, fra l'altro, al-
cune « Notizie di tutte le famiglie nobili di questa città che godono
a Seggi », e a Pag- T4> accennandosi alla famiglia Minutolo, troviamo
scritto, evidentemente a scopo diffamatorio « Binoccia Minutolo, mo-
glie d'Angravalle di Somma, che adulterò con Niceno Caracciolo,
conforme racconta il Banello nelle sue tragiche novelle storiche ».
Accenneremo infine anche al Successo: « Degli amori di D. Gio-
vanni Ventimiglia e di Eleonora Macedonio », che non è altro che
un breve riassunto della novella II, 22 del Bandello. Ma in questo
caso, non potendo noi riscontrare quella corrispondenza di parole che
abbiamo trovata per gli altri Successi, potrebbe darsi che i due autori
abbiano attinto ad una fonte comune.
91
bocca del servo che la moglie lo tradiva col Siscara, tutto
addolorato, discuteva con lui sul modo migliore di sor-
prendere l'infedele Lucrezia. Ma questa ebbe la ventura
di udire ogni cosa. Rese di tutto avvisato il Siscara, il
quale fece bastonare ben bene il servo indiscreto. Antonio,
e per l'onta ricevuta, e per il dispiacere che il servo fosse
stato bastonato, ammalò e in breve tempo se ne morì, e
Lucrezia, ritiratasi presso un fratello, non volle più amo-
reggiare nè col Siscara nè con altri.
Il Successo è in gran parte copiato dalla novella I, 5 (*)
del Bandello, ma i nomi sono tutti cambiati. Angravalle di
Somma diventa Antonio Romano da Sorrento, la moglie
Bindoccia Minutolo si muta in Lucrezia Caputo, l'amante
Niceno in Antonio Siscara.
Bandello.
Per questo le tolse tutte quelle
donne che in casa teneva, e le
mandò via; diede medesimamente
congedo a tutti i servidori di casa,
un solo, di cui si fidava, tenen-
done, che era un mascalzone ru-
vido e villano, il quale la mula go-
vernava e faceva la cucina. Prese
poi una mutola e sorda per fan-
tesca, ma tanto inetta, ch'era da
niente, assicurandosi che ella non
riceverebbe nè riporterebbe amba-
sciate. Ogni cosa anco che Bin-
doccia faceva, egli diligentissima-
mente osservava, e per levar l'oc-
casione che nessuno per casa gli
andasse trescando, lasciò tutte le
pratiche dei gentiluomini, con i
quali prima soleva praticare . . .
avvenne in questo mezzo che vi-
cino a Somma, ove Angravalle
una possessione aveva, una sua
casa ed un fenile arse e fece gran-
dissimo danno. Il perchè egli fu
astretto andar fuori per provvedere
a' suoi bisogni e dar ordine a ciò
che si dovesse fare. Per questo la-
sciò il famiglio a casa con espresso
comandamento che della moglie
sovra il tutto avesse la cura, e che
attendesse bene a chiunque in casa
gli venisse .Con questo
partì Angravalle, e cavalcò verso
Somma.
Ms. Corona.
....per questo entrò in tanta
gelosia credendo che li servi e
serve di casa non li facessero il
ruffiano, e licenziò alcune donne
che in casa teneva, e l'istesso a
tre servitori un solo di cui si fidò
si tenne ch'era un mascalzone
e rustico villano. Prese poi una
muta e sorda per fantesca ma
tanto inetta e da poco che non
serviva per niente, assicurandosi
che non porterebbe imbasciata.
Ogni cosa che Lucrezia facea, di-
ligentissimamente osservava, e per
levare l'occasione che nessuno ve-
nisse in casa sua lasciò tutte le
pratiche degli amici fuor che con
me [è il Siscara che parla di sèi
Avvenne che vicino ad Aversa,
ove Antonio aveva un territorio,
una sua casa ed un fenile se brug-
giò, e fece grandissimo danno;
laonde fu egli astretto ad andarvi
per darci provvedimento, e per
questo impose al famiglio con
espresso comando che della mo-
glie sopratutto avesse cura, e che
spiasse bene ogni suo portamento,
e così partì Antonio e cavalcò per
la via di Aversa.
(1) La novella del Bandello finisce in modo diverso dal Successo.
Niceno infatti è sorpreso da Angravalle colla moglie; ma mentre que-
sti, coi cognati, entra nella camera per dare alla moglie, alla presenza
dei parenti, la dovuta lezione, Niceno esce cogli abiti della mutola e
si mette al sicuro; per ciò Angravalle non può dimostrare l'infedeltà
Il Siscara, che scrive di se stesso, vuol far credere che
questa piccante avventura gli sia capitata nell'anno 1,82,
mentre al disgraziato Angravalle di Somma era toccato il
danno e la canzonatura molti anni prima che ad Antonio
Romano da Sorrento, poiché la novella fu narrata a Mi-
lano dall'infelice Antonio Bologna nel 1513 I1), e scritta
e inviata al marchese Francesco Acquaviva poco dopo.
Copiando senza scrupoli, il Siscara dimentica perfino di
usare sempre la persona prima, e per ben tre volte si serve
della terza persona precisamente come nella novella (2).
Il modo con cui l'autore di questo Successo ha attinto
alla sua fonte, non è per nulla mutato: potremo noi con-
cludere affermando che il Siscara, che copiò il Bandello
in questo Successo, sia anche il compilatore degli altri
fin qui esaminati? Io direi di sì.
fine.
Domenico Morellini
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Commissione municipale dei monumenti.
Tornata del 27 maggio:
I. Ha proposto che la fontana di Gian da Nola, che era nella
Villa del Popolo, sia ricostruita sulla rotonda della nuova via di S. Lu-
cia a mare.
2. Ha proposto il restauro del cancello di ferro della guglia della
Concezione a Piazza Trinità Maggiore, che si trova in cattive condi-
zioni.
3. Riconosciuto che l'iscrizione dell'ex Monastero della Consola-
zione appartiene a Napoli, e non a Terra di Lavoro, ha fatto scrivere
perchè la consegna non si faccia a quella provincia, come era stato
prima proposto.
di Bindoccia, e dopo aver tollerato ogni sorta di improperi, le deve
aumentare la dote di 6000 scudi per trattenerla in casa, e promettere
che non sarebbe più, per l'avvenire, stato geloso.
(1) D. Morellini, op. cit., pag. 159.
(2) Dice infatti ad un certo punto: « così coll'andarci di notte, con-
tinuamente godevano (per godevamo) del miglior tempo del mondo »
e più sotto « non sapevano (per sapevamo) lasciarci » e più sotto an-
cora « che l'aveva (per m'aveva) conosciuto ».
Questa stessa novella del Bandello fu la fonte indiretta di un altro
Successo: un buon numero di codici contengono infatti il seguente:
« Di Binoccia Minutolo, moglie d'Angravalle di Somma », ma se il
principio concorda abbastanza bene, lo svolgimento del Successo è af-
fatto diverso dalla novella. La fonte diretta è senza dubbio un'altra.
Il codice I. D. 9 della Naz. di Napoli ci offre una indicazione positiva
intorno all'origine del Successo. Questo codice contiene, fra l'altro, al-
cune « Notizie di tutte le famiglie nobili di questa città che godono
a Seggi », e a Pag- T4> accennandosi alla famiglia Minutolo, troviamo
scritto, evidentemente a scopo diffamatorio « Binoccia Minutolo, mo-
glie d'Angravalle di Somma, che adulterò con Niceno Caracciolo,
conforme racconta il Banello nelle sue tragiche novelle storiche ».
Accenneremo infine anche al Successo: « Degli amori di D. Gio-
vanni Ventimiglia e di Eleonora Macedonio », che non è altro che
un breve riassunto della novella II, 22 del Bandello. Ma in questo
caso, non potendo noi riscontrare quella corrispondenza di parole che
abbiamo trovata per gli altri Successi, potrebbe darsi che i due autori
abbiano attinto ad una fonte comune.