apoli nobilissima
RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
Vol. XIV.
Fasc. XII.
DALLA PORTA REALE
AL PALAZZO DEGLI STUDII
III.
Il LARGO DEL MERCATELLO.
(Contin. — v.fasc. prec.).
Un aspetto festoso assunse il Largo nella solenne en-
trata fatta da re Carlo di Borbone, il 4 luglio 1738, con
Maria Amalia di Walburgo, da lui allora sposata; e vi si
eresse « una gran fontana con stucco e con molti e ca-
pricciosi giuochi d'acqua » (0. Ma nè allora, nè per quasi
tutto il regno di Carlo, si pensò a dare al luogo aspetto
più decente.
Solo nel 1757, due anni prima della partenza di quel
re per la Spagna, gli eletti della città di Napoli decreta-
rono di convertire l'immondo mercato in una piazza mo-
numentale, in mezzo alla quale sarebbe dovuto sorgere
una gigantesca statua equestre in bronzo del sovrano (2).
L'incarico del disegno della piazza fu affidato al celebre
architetto Luigi Vanvitelli, il quale, a quanto pare, lo
eseguii in quello stesso anno 1757 (3). Per la statua fu no-
minata una speciale deputazione, che ebbe vita fino al
1776 (4). Ma, se « per imprevedute circostanze » (5) il Mer-
catello dovè aspettare ancora otto anni circa per diventare
presso a poco quale oggi lo vediamo, il bronzo della
statua non si fuse mai. Infatti la deputazione su citata, la
quale si era rivolta ad uno dei buoni scultori dell'epoca,
Giuseppe Canart, non fece altro, in venti anni di non
gloriosa esistenza, che discutere di misure e di prezzo, e
(1) Schipa, Il regno di Napoli al tempo di Carlo di Borbone, Napoli,
Pierro, 1904 (estr. dall'^rc^. stor. nap.), p. 265 sgg. in nota.
(2) Schipa, op. cit., p. 731 sg.
(3) [Luigi Vanvitelli juniore], Vita dell'architetto Luigi Vanvitelli,
Napoli, Angelo Trani, 1823, p. 43: cfr. Chiarini, in Celano, III, p. 42.
(4) Capasso, Catalogo dell'arch. municip. cit., II, p. 151.
(5) Vanvitelli, 1. c.
sciupare carta, inchiostro e, quel che è peggio, pubblico
danaro U).
Ai principii, dunque, del 1765 (2) fu compiuta la piazza,
a cui si diede il nome, che non attecchì, di Foro Caro-
lino; e più bella, a dire il vero, non poteva riuscire.
Larga 555 palmi napoletani, fu limitata, di rimpetto alla
chiesa di S. Domenico Soriano, da un emiciclo di mat-
toni e piperno, intramezzato da colonne peristili della
stessa pietra, « d'ordine dorico alla maniera romana, senza
accanalature e senza l'obbligata e necessaria distribuzione
di triglifi e Metope. E, quantunque nel soprornato vi si
veggono i dentelli del carattere ionio, non pertanto può
dirsi che questi nel passato secolo furono eseguiti con
molta cognizione di arte, perchè vi furon posti in man-
canza di triglifi a dimostrare i termini dell'edificio » (3).
Al centro o fondo del colonnato fu aperto un nicchione,
che oggi è diventato il portone d'ingresso del Liceo Vit-
torio Emanuele. In alto l'edificio venne coperto da un
vago cornicione balaustrato, su cui esistono ancora ven-
tisei statue di marmo. Queste (tranne due o tre, scol-
pite dal Sammartino) furon fatte venire da Massa-Carrara;
rappresentavano le varie virtù — un po' troppe, a dire il
vero — di cui si supponeva adorno re Carlo. E, poiché
la mancanza della statua di quest'ultimo avrebbe resa al-
quanto buffa l'allegoria, se ne collocò, nel nicchione anzi-
detto, il modello in istucco, eseguito con tutto lo studio
sulla statua marmorea di Mummio, rinvenuta negli scavi
di Ercolano (4), e finito, a quanto pare, già dal maggio
1761 (5). « Si espose tale statua » — dice un contempo-
fi) Capasso, 1. c.
(2) Florio, op. cit., I, p. 65 sg.
(3) Sigismondo, op. cit., I, p. 238 sg., copiato quasi letteralmente,
senz'esser citato, dal Chiarini, 1. c.
(4) Carletti, op. cit., p. 255.
(5) Cronaca civile e militare delle Due Sicilie sotto la Dinastia bor-
bonica dall'anno 1734 in poi, compilata da mons. Luigi del Pozzo, Na-
poli, Stamp. reale, 1857, p. 79. — Non bisogna però far troppo affi-
damento sulle date fornite dal Del Pozzo per ciò che riguarda il
nostro argomento; perchè, tranne quella che ho citata, e che non ho
potuto controllare, le altre sono tutte sbagliate.