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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 14.1905

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Nr. 4
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Gentile, Egildo: Il castello e la terra di Pontelandolfo[2]
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Brutails, Jean-Auguste: Archeologi ed architetti[3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.71025#0074

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58

NAPOLI NOBILISSIMA

Mentre i rivolgimenti italiani preparavano il nuovo re-
gno, alcuni cittadini di Pontelandolfo si arruolarono tra i
volontari! dell'esercito meridionale (D, altri organizzarono
la milizia della guardia nazionale per la repressione dei
faziosi che infestavano la regione.
Una banda di briganti, di paesi diversi, comandata da
Cosimo Giordano, aveva preso stanza alle falde del Ma-
tese. Sui primi del mese di agosto 1861 le voci su quel-
l'orda brigantesca erano minacciose. Molti di Pontelan-
dolfo se ne spaventarono e fuggirono lontano dal paese,
ricoverandosi nelle città; pochi restarono a guardare le
case (2).
Erano le ore del vespro del 7 agosto. Il popolo, se-
guendo la croce e il clero, usciva dall'abitato per recarsi
alla cappella di S. Donato (di cui quel dì ricorreva la fe-
sta) ad assistere ai salmi del vespro. Dopo un'ora, men-
tre si aspettava in paese il ritorno dei divoti dalla chie-
setta, si vide tornare la croce seguita da un vessillo e
da parecchi rivoltosi, che schiamazzando, accompagnarono
il clero in chiesa e l'obbligarono a cantare il Te Deum
in rendimento di grazie per la restaurazione del governo
borbonico, che asserivano compiuta. Chiesta così la be-
nedizione a Dio, corsero pel paese, incendiarono gli ar-
chivi del Giudicato e del Municipio, depredarono le case
dei cittadini, che erano fuggiti, ed assassinarono l'esat-
tore di fondiaria, un negoziante e un altro pacifico cit-
tadino (3).
Il giorno 9, Cosimo Giordano, svaligiata la carrozza
postale, entrò in Pontelandolfo. Un tal Libero d'Occhio,
corriero segreto dei garibaldini, preso dagli affiliati del
Giordano, venne da questo ucciso (4).
Ma « scene molto più luttuose e feroci di quelle per-
« petrate nel comune di Pontelandolfo si avverarono in
« Casalduni » (5). A me tocca narrarne la più luttuosa
come quella che ha stretta relazione coi fatti, che poi si
svolsero a Pontelandolfo.
Il giorno ir agosto, per sedare i disordini, fu da Cam-
pobasso inviato un drappello di 45 soldati del 36.° di li-
nea col tenente Luigi Augusto Bracci e 4 carabinieri. Di

due soldati rimasti indietro, perchè stanchi, uno fu ucciso,
l'altro gravemente ferito; i restanti, avute munizioni dal
vice-sindaco di Pontelandolfo, si chiusero nella torre ba-
ronale. Provocati dai briganti, tentarono subito una sortita
e s'incamminarono verso Casalduni; ma ivi una banda
numerosa, comandata da Angelo Pica, li costrinse a darsi
prigioni. Giunto intanto l'annunzio dell'arrivo di altri sol-
dati, il brigante ordinò che i prigionieri fossero uccisi.
Qualcuno riuscì a salvarsi, gli altri vennero uccisi (D.
« Dopo tali avvenimenti a Casalduni per sicura nuova
« di soldati marcianti niuno riposò; tutti fuggirono. Ma
« Pontelandolfo, niente sapendo, fu cólto » (2).
Sull'alba del 14 agosto un battaglione di 500 bersaglieri,
comandati dal tenente colonnello Negri, si avanzava verso
il paese; le campane suonavano a stormo, la gente smar-
rita fuggiva dall'abitato.
Il dì seguente un dispaccio da Fragneto Monforte, an-
nunziava laconicamente nei giornali ufficiali: « Ieri mattina
« all'alba giustizia fu fatta contro Pontelandolfo e Ca-
« salduni. Il sergente del 36.°, il solo salvo dei 40, è
« colla nostra truppa, che fu oggi divisa in due colonne
« mobili » (3).
Per la terza volta nello spazio di otto secoli circa, Pon-
telandolfo era stato fatalmente incendiato (4).
fine.
Egildo Gentile.

ARCHEOLOGI ED ARCHITETTI

(Continuazione e fine — vedi fase. III).
Queste osservazioni acquistano un'importanza speciale,
quando si tratti di paragonare edifici siti in province lon-
tane l'una dall'altra. È proprio il caso avvenuto nella di-
scussione sollevata recentemente dal Vòge sulla filiazione
delle facciate provenzali e delle francesi, come la facciata
ovest di Chartres: come si potrebbe dire che le seconde
derivino dalle prime, quando non si è determinato prece-
dentemente quali sono le più antiche?
Ci sarebbe voluto troppo perchè l'arte si avanzasse do-
vunque con egual cammino, ed è impossibile ridurre ad

(1) Nei documenti dell'Archivio militare napoletano trovo solo
notizia di Vincenzo Gentile, che prese parte all'insurrezione del set-
tembre 1860 ed a parecchie spedizioni contro i rivoltosi; assistette
all'assedio di Capua; e, trovandosi il 18 ottobre all'attacco di Petto-
rano d'Isernia, fra gli avamposti, col grado di sottotenente, cadde
gravemente ferito da baionetta al fianco ed alla gola, perdendo la voce
(Arch. Milit., 3.° rip., 3.° car., n. 2997, fase. 554).

(2) Giornale officiale di Napoli, 8 agosto 1861, n. 188.

(3) Atto d'accusa del Procuratore del Re presso le Assise di Benevento,
Benevento, Nobile, settembre 1864.

(4) G. De Sivo, Storia delle Due Sicilie (Viterbo, 1867), V, 129 sgg.

(5) Atto d'accusa cit., p. 2 (Fatti criminosi consumati nel comune
di Casalduni).

1) Atto d'accusa e De Sivo, 1. c.
(2) De Sivo, 1. c.
(3) Giorn. off. Nap. (16 agosto 1861, n. 194).
(4) Il colonnello P. Valle, narrando i dolorosi avvenimenti in un
capitolo del libro Sul sentiero della gloria (Città di Castello, Lapi, 1891),
vi raccoglie parecchie notizie inesatte, non confermate nè dai docu-
menti nè dalla tradizione. Il deputato Ferrari, che, dopo l'accaduto,
ne aveva raccolte personalmente le impressioni, ebbe al Parlamento,
nella seduta del 2 dicembre 1861, parole di compianto per la sorte
di Pontelandolfo, e narrò principalmente del signor Nicola Rinaldi,
al quale innocentemente erano stati uccisi due figli, « entusiasti della
causa italiana » (Giorn. off. di Nap., 6 dicembre 1861, n. 288).
 
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