Overview
Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 14.1905

DOI Heft:
Nr. 6
DOI Artikel:
Laccetti, Filippo: Memorie d'arte vastese[1]
DOI Artikel:
de la Ville sur-Yllon, Ludovico: La prima ferrovia costruita in Italia
DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.71025#0102

DWork-Logo
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
86

NAPOLI NOBILISSIMA

archeologico, indici artistici vastesi completamente sco-
nosciuti ai critici, ben dovrebbero figurare nella Esposi-
zione chietina, almeno in disegno, almeno in grande fo-
tografia !
Il convento di S. Agostino fu reso abitabile da privati
nel 1824, siccome riscontrammo in un libro di conti che
si possiede dal Capitolo; furono a questo tempo, per ac-
crescere le rendite del Capitolo stesso, costrutti due fon-
dachetti nel chiostro (!) e successivamente (1829) vennero
adattati ad ufficio postale alcuni locali compresi fra il
chiostro e la piazza; locali che erano costrutti ad arcate
a sesto acuto su pilastri, siccome chiaramente risulta dalla
dicitura di un certo « Conto del direttore Mancini » da
noi compulsato.
Il campanile di S. Giuseppe fu ricostruito nel 1730 ex
intero ed a spese di Dionisius Pizzutus; esso dimostra stile
barocco equilibrato, ma di poca importanza ai dì nostri.
L'uso dell'arco acuto isolato ebbe in Vasto il periodo
di sua fioritura, e sebbene oggi non si possano ammirare,
di esso uso, esempi ricchi di decorazione, pur ve ne ha
due tuttora notevoli, entrambi per la perizia costruttoria
con cui furon condotti a mattoni, ed uno per la maestà
della sua ampiezza, cioè per la considerevole corda. Que-
st'ultima arcata è situata in via Catena e vi si giunge
uscendo da Porta S. Maria, e risalendo a sud il paese.
Superiormente a detto arco doveva essere, in passato, una
lunga balconata o verone; e cotesto apparisce dall'avere il
muro inserito in sè gattoni di arenaria in più pezzi so-
vrapposti e terminanti nella solita e caratteristica forma a
becco od a quadrante. Quest'arcata probabilmente è ante-
riore alle ricostruzioni parziali delle mura cittadine avve-
nute ad anni 1391, 1401, 1439 e via dicendo. Compagna
ad essa per tempo, magistero e forma è la suddetta Porta
di S. Maria, che è la sola superstite della murazione an-
tica vastese. La Porta di S. Maria, in fondo a via Gi-
sone, non ha più infissi apritoi, come è facile immaginare;
la sua espressione esterna è un bell'arco acuto di mattoni,
poggiante alle imposte su due grossi conci di pietra: dalla
parte interna ha uno sguancio coperto con arco ribassato,
ed in un angolo di questo, cioè nella mazzetta a sinistra,
è ancora innestato un cardine lapideo con incavo cilin-
drico adatto a ricevere il perno del battente. Oggidì questa
porta sostiene una privata costruzione, avendo l'Università
vastese nel 1824 concesso a Giov. Batt. Crisci l'uso dello
spazio esistente sull'arco.
Sia lecito qui ricordare che la fede vastese in S. Mi-
chele Arcangelo suggerì un tempo un pellegrinaggio alla
storica badia del Gargano, e la provvista quivi di sante
pietre che al ritorno furono incastrate sulle Porte del Vasto...
chi sa dirci se questa di S. Maria ancor la conservi?

Di architettura medievale ha poi il Vasto alcuni altri
avanzi, che oggidì, isolatamente presi, non hanno grande
valore; ma, complessivamente studiati, valgono a dimostrare
il lustro di un tempo. Il così detto palazzo, di cui più
sotto — cioè in occasione dell'arte del Rinascimento —
torneremo ad occuparci, dovette di già esistere e splen-
dere al tempo dell'arte romanica od almeno al tempo del-
l'arte gotica, giacché fin dall'anno 1300 Carlo II d'Angiò
ne fece dono agli Agostiniani più sopra ricordati. E che
dovesse essere stato già costrutto di arte medievale l'an-
tico palazzo, si rileva appunto dagli avanzi in esso qua e
là incastrati e che andrebbero accuratamente fotografati 0
rilevati con disegno, e potrebbero anch'essi figurare in
Chieti. Sono una finestra a sesto acuto esistente nel muro
parallelo alla facciata nell'attuale cortile; una finestra a
sesto tondo, ma molteplicemente archeggiata o lobata,
che si vede nel muro normale a quello già citato; ed al-
cuni avanzi di cornicette poligonali rettilinee, che, insieme
con cornice esterna del muro a destra normale alla fac-
ciata del palazzo fatta di archetti lombardi trilobati, richia-
mano l'arte durazzesca napoletana. Questi avanzi, a parer
nostro, piuttosto che della costruzione già esistente ad
anno 1300, sono del sontuoso restauro del palazzo che
Giacomo Caldora signore del Vasto intraprese nel 1427,
onde rese « superbissima », al dire del Biondi, la sua di-
mora. In questo tempo appunto la casa aveva arcate 0
peristili attorno al cortile, onde il Viti disse esservi stata
« miglior comodità », benché il cortile non fosse stato
ampio quanto al presente.
Altro avanzo di arte medievale in Vasto è poi la fi-
nestra in pietra di casa Marrone in via Corsea, la quale
è archeggiata a chiglia con evidentissimo influsso d'arte
veneziana. Piccola piuttosto, ma di una grazia tutta parti-
colare e di un interesse storico grandissimo, essa andrebbe
tenuta nella massima considerazione, rilevata con disegno
e tramandata così durevolmente ai posteri.
continua.
Filippo Laccetti.

LA PRIMA FERROVIA
COSTRUITA IN ITALIA U)

Nel mese di gennaio del 1836, l'ingegnere francese
Armando Bayard de la Vingtrie domandò al re di Napoli,
Ferdinando II, la concessione di costruire una ferrovia
da Napoli a Nocera dei Pagani, con diramazione a Ca-
stellammare, in nome di una compagnia da lui rappre-

(1) Le notizie contenute in questo articolo sono tolte dalla Cro-
naca delle Due Sicilie di mons. Luigi del Pozzo, dagli Annali civili
 
Annotationen