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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 14.1905

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Nr. 3
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Croce, Benedetto: Vedute della città di Napoli nel secolo XV
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Gentile, Egildo: Il castello e la terra di Pontelandolfo[1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.71025#0051

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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assay laudata fue; et questo per fede de invicti et bellicosi
cittadini, ma più tosto per benefitio de sue forte e insuperabile
mure; depo, per essere da multi potentissimi et magnifecentis-
simi Re facta magna ma non forte, facta ampia ma non secura,
sì che la amplitudine cruda de forteza diminuì quella fìrmeza
invicta et da se ben defesa; per la quale causa per multi ante-
passati anni è stata in preda ad varii inimici; sì che de sua
experimentata gagliardia have per multe excursione già patuto
el damno: ecco che a la nostra felice etate, socto el tuo pro-
vido consiglio et inclito nome, è cincta de muri non manco
forti che belli, nè meno de belleza, che de forteza armati. De
aspero et duro saxo, non pareno muri ma prerupti monti: fida
securitate de habitanti, belleza de la patria, terrore de inimici,
pigno de tuo amore, inclita gloria et eterno nome de tua felice
casa de Aragona. Questa è tua mirabile pietate, questa è tua
heroica virtute: procurare non manco de la salute la eternitate
che de la patria securità la tranquilla pace. Questo è quello di-
vino dono per lo quale grandemente si è (sei?) da li presenti con
amore venerato, da li posteri sarai adorato, rengratiato da cit-
tadini, admirato da foresteri, da inimici ben timuto; et, quel
che tucto passa, da nostri divi et patroni Sancti Neapolitani
serai tu con tua felice casa favorito, exaitato et de perpetua
propagine con felicità del posseduto regno prosperato.
È noto che la prima pietra della nuova murazione di
Napoli fu posta da re Ferrante il 15 giugno 1484 innanzi
al castello del Carmine, che è appunto il castello che si
vede nella miniatura U). Della quale speriamo di poter dare
un'altra volta la riproduzione ai nostri lettori, insieme con
una che ritrae le liberalità di re Ferrante alle « doncelle »
della casa dell'Annunziata (che, allora, — come dice il
Maio — contava ben ottocento fanciulle), e con le altre fi-
gure, relative a luoghi e costumanze. Ma non sarebbe il
caso di far riprodurre tutte le venticinque miniature del
codice parigino, per illustrarne l'edizione, che ancora si
desidera, dell'inedito trattato del Maio? (2). Quelle minia-
ture costituiscono un piccolo poema delle gesta e virtù di
re Ferrante, contemplato nella sua imponente maiestate.
Benedetto Croce.

IL CASTELLO E LA TERRA
DI PONTELANDOLFO
Tra il Molise e il Principato Ulteriore, a sud-est del
Matese, s'eleva, a cavaliere ad una ridente valle, una col-
lina, che, bagnata ai piedi da due ruscelli, veste i fianchi
di verdi ulivi. Ne covre la sommità un gruppo di case,

(1) Vedi i Giornali del Passaro, p. 43; e cfr. De la Ville, Le
mura e le porte di Napoli, in questa rivista, XII, 53.

(2) Vedi, intanto, intorno ad esso la memoria di D. Lojacono,
L'opera inedita De Maiestate di Giuniano Maio e il concetto del principe
negli scrittori della corte aragonese di Napoli, Napoli, tip. R. Università,
1890 (estr. dagli Atti dell'Accad. di se. mor. e polit.).

tra le quali, verso ponente, si leva una vecchia torre ba-
ronale tra gli avanzi dell'antico castello di Pontelandolfo.
Un muro di circuito poligonale, costruito sulle rocce,
gira intorno ad un grazioso giardino di circa sei are, e a
nord-ovest si addossa alla maestosa torre. Dal lato orien-
tale di questo muro di cinta s'apre un ampio portone dalle
spallette semplici, con lo stemma dei Carrafa nella chiave
dell'arco, mentre a destra di esso sporge fuori del muro
una torretta, che ha due feritoie ed un occhio circolare
di vedetta. Un altro portone, dal lato meridionale, i cui
avanzi, ora sormontati dal muro di cinta, rivelano la stessa
costruzione del primo, un tempo dava immediato accesso
alle fabbriche del castello, che sorgevano a mezzodì U).


Castello di Pontelandolfo.

La torre si leva di 21 metri dal suolo; ha le mura
di basamento larghe metri 4.50, costruite a scarpa sopra
un diametro di metri 14; e, dalla metà circa dell'altezza,
dove un cordone di pietra bruna la cinge, si dirizza fino
ai merli in forma perfettamente cilindrica. Quel cordone,
tagliandola orizzontalmente, la distingue in due parti. L'in-
feriore comprende due vani: uno spazioso, chiuso tra il
basamento e una vòlta di pietre, era adibito a uso di
cisterna, da cui, per un foro scavato nel muro dal lato
sud-ovest, si attingeva l'acqua pel bisogno degli assediati;
l'altro, dell'altezza d'un uomo, interposto tra la vòlta della
cisterna e il pavimento superiore, diviso in quattro set-
tori eguali, serviva per conservare le munizioni. La parte
superiore, poi, chiusa pure da una vòlta di pietre, era se-

(1) Di esse oggi restano solo alcuni ruderi di mura, una condut-
tura di acqua e qualche piccola vòlta. Credo che il resto sia crollato
nel terremoto del 1688, come dirò innanzi.
 
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