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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 14.1905

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Faraglia, N. F.: Il testamento di Aniello Falcone
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apoli nobilissima

RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

Vol. XIV.

Fasc. II.

IL TESTAMENTO
DI ANIELLO FALCONE
Aniello, Pietro, Vincenzo, Nicola Falcone pittori:
Andrea Falcone architetto e scultore.
Coloro che scrissero dei pittori napolitani fioriti nel
secolo XVII, celebrarono con molte lodi Aniello Falcone,
« famoso pittore di battaglie »; ma, d'altra parte, ci diedero
notizie poche ed incerte, spesso false, della vita e delle
opere di lui, che perciò è rimasto quasi un personaggio
leggendario. Forse, l'unica notizia certa che si ha di Aniel-
lo, ci fu trasmessa dal Celano, il quale, descrivendo la sa-
crestia del Gesù Nuovo, notò l'arcangelo Michele dipinto
nel mezzo della vòlta, le storie di S. Ignazio ed i busti
di S. Pietro e Paolo, « opera, dice egli, del nostro Agnello
Falcone illustre dipintore dei nostri tempi e particolar-
mente nell'esprimere battaglie » (0. Intanto è incredibile
a dire, come 60 0 70 anni dopo la morte dell'illustre pit-
tore, non solo s'era perduta la memoria dei fatti di lui,
ma anche quasi ogni notizia delle opere sue; ed i guasta-
mestieri, per dare rimedio al danno, prestamente lo cir-
condarono di favole. Bernardo De Dominici a modo suo
ne scrisse la vita (2). Narra, che Aniello Falcone nacque
nella via della Sellaria l'anno 1600; uno zio sellaio aveva
dato una sua figliuola in moglie ad un pittore mediocre,
e da lui il giovinetto ebbe la prima pratica dell'arte;
andò poi alla scuola dello Spagnoletto. Fattosi buon no-
me, Aniello ornò la vòlta della sagrestia del Gesù, di-
pinse una battaglia in una lunetta del chiostro piccolo
di S. Paolo, ed un'altra nel chiostro di S. Agostino. Al
tempo di Masaniello formò una compagnia per molestare
gli Spagnuoli, e l'addimandò della morte (3). Domata la

(1) Celano ap. Chiarini, III, 356. Anche il Tutini scrisse: « Anello
Falcone in pittar battaglie fu raro ». Nap. nob., VII, 123. Cfr. ivi, 164.

(2) Vite dei pittori, scultori ed architetti nap., III, 70.

(3) « Al tempo delle turbolenze di Masaniello egli, alla testa dei
suoi scolari e dei proprii parenti ed amici, formò una compagnia, che

rivolta, gli Spagnuoli, memori di ciò che aveva fatto, lo
ricercarono, ed egli fuggì a Roma. Le sue pitture acqui-
starono grande pregio, e pervennero fino in Francia e
nell'Olanda; anzi passò in Francia egli stesso, e vi dimorò
alquanti anni. Era tornato a Napoli da poco, quando la
peste si mise nella città, ed egli con la famiglia si ricoverò
nella costiera di Amalfii. Dipinse quattro grandi tele pel
principe di Avellino, nelle quali illustrò le gloriose azioni
degli antenati di lui; due pel principe di S. Vito con le
istorie di Giosuè che ferma il sole e di Gedeone. Go-
deva delle armi e dei cavalli; morì nel 1665, e fu sepolto
nel Carmine Maggiore, « ove era stato solito orare da-
vanti all'immagine miracolosa della Beata Vergine ».
In tutto questo racconto molte cose sono incerte, al-
tre inesatte, alcune false; e furono spesso ripetute in buona
fede da coloro che seguirono il De Dominici (x). Bisogna
confessare tuttavia, che Aniello Falcone è divenuto po-
polare, non per le opere, che sono ignote, ma per le im-
maginarie prodezze, che fece a capo della compagnia della
morte; della quale, oramai tutti sappiamo, che non è esi-
stita nei giorni della rivolta di Masaniello, e quando questa
fu domata, la formarono ladri, malandrini e gente di mal
affare. Ma la trovata del De Dominici ha avuto fortuna,
ed occorrerà molto tempo per levarla dalle tradizioni e
dalla memoria di coloro che si contentano di poco. Lo
stesso principe Gaetano Filangieri, che fece compilare
l'indice degli artefici, quando già le favole del De Domi-
nici perdevano fede, celebra la compagnia della morte; e
poi una volta attribuisce ad Aniello il noto quadro con la
piazza del Mercato, conservato nella Pinacoteca nazionale
di Napoli, ed un'altra dice, che fu dipinto da Aniello Fal-
cone 0 da Micco Spadaro (2).

disse della morte, e tutto il giorno spendeva a ferire e trucidare quanti
spagnuoli poteva ». Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori etc.
(Napoli, 1844), 122. La trovata però è dell'immaginoso De Dominici.
(1) Lasciando in pace i numerosi scrittori napolitani, basta ricor-
dare il Lanzi, II, 286, 287.
(2) Filangieri, vol. V dei Documenti, 185, 186, e vol. VI, 431.
 
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