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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 14.1905

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Nr. 1
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Brutails, Jean-Auguste: Archeologi ed architetti[1]
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Curiosità napoletane[1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.71025#0026

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IO

NAPOLI NOBILISSIMA

Perfino le carte contemporanee possono non essere ido-
nee alle conclusioni che da esse si vogliono desumere.
Infatti, si deve notare che ciò che costituisce quasi sem-
pre l'oggetto d'un processo verbale, non è la costruzione,
ma una fondazione o una consacrazione.
Per attribuire ad una chiesa la data della sua consacra-
zione o della fondazione del monastero, bisogna supporre
la concomitanza dell'uno o dell'altro fatto e della costru-
zione. Ora, questa supposizione è tutt'altro che certa.
Per le fondazioni, non è nemmeno probabile. Una co-
lonia di monaci che arriva in un luogo per stabilirvisi,
è obbligata ad assicurarsi prima l'esistenza materiale; per-
ciò innalza in fretta una chiesa provvisoria, che sarà so-
stituita più tardi da una costruzione più sontuosa. Dunque,
le carte di fondazione non forniscono che « date limita-
tive, le quali impediscono che si faccia un edificio più
vecchio di quello che è, ma non di ringiovanirlo » C).
Sappiamo che l'abazia di La Lauve-Majeure (Gironda) è
stata fondata nel 1079. Diremo per questo che la chiesa
abaziale è del 1079? No, perchè ignoriamo se questa chiesa
attuale sia stata cominciata là per là, se sia stata o no pre-
ceduta da un'altra chiesa provvisoria o diventata insuffi-
ciente con l'andar del tempo, se i lavori siano stati portati
avanti con alacrità, o trascinati con lentezza. Dalla notizia
data dalla storia concluderemo unicamente che la chiesa
non è più antica del 1079, ed avremo ragione di fermarci
qui; poiché, se esaminiamo l'edificio sussistente, consta-
teremo che prima di questa chiesa ve n'era un'altra allo
stesso posto, e che ne restano importanti ruderi.
continua.
J. A. Brutails.

CURIOSITÀ NAPOLETANE
I.
Don Michele Cimorelli.
C/hi farà la storia, che ancora si desidera, della critica
e della storiografia letteraria in Italia (2), non potrà non
dedicare alcune linee, o almeno una nota, al volume:
Saggi di Belle Lettere italiane di Michele Cimorelli, edito
a Napoli, dalla Stamperia francese, il 1826, in un bel for-
mato in quarto, di pagine 310. Il « tomo primo », solo
pubblicato, contiene un sol Saggio, il primo, col titolo:
Origini, progressi, vicende e stato attuale delle Belle Lettere
italiane, che è una storia della letteratura, non senza pre-

tese di comprensione filosofica. Il secondo saggio doveva
estendersi per tre volumi e trattare più specialmente della
poesia; un terzo sarebbe stato consacrato alla prosa; e un
quarto ed ultimo avrebbe esaminato le ragioni e proprietà
della lingua. L'autore dice, nella prefazione al primo sag-
gio, di avere intrapreso a compilare un'opera « che tutte
riunisse le parti storiche, precettive e comentative », cioè
secondo il disegno, un Manuale di letteratura italiana, come
se ne ebbero poi degli eccellenti, con di più le teoriche
sulla letteratura e sulla lingua.§
Ma quanta maggiore gloria sarebbe toccata a don Mi-
chele Cimorelli, se egli si fosse risoluto a pubblicare ro-
manzi o poemi eroicomici! Se egli avesse messo in iscritto
il maraviglioso racconto che soleva fare della sua vita e
delle sue relazioni con Napoleone Bonaparte!
È noto che dopo il 1830 rifiorirono dappertutto gli en-
tusiasmi napoleonici; ed anche a Napoli correvano per le
mani della gente libri sulle vicende dell'uomo straordina-
rio. Ognun di noi ha trovato nella biblioteca di famiglia
un esemplare dei Quadri della vita di Napoleone, scritti da
Cesare Malpica ed illustrati da orride vignette litografiche,
nelle quali compariva sempre Napoleone con gli stivaloni
alla scuderia, il famoso cappello e la mano destra nello
sparato del soprabito.
Circa quel tempo appunto, don Michele Cimorelli ri-
cordava e raccontava, faceva un supplemento ai libri a
stampa, svelava dietroscena da storie arcane e da archivii
segreti. Era egli un vecchio serio e solitario, di quelli che
hanno conosciuti tutti i personaggi celebri e hanno avuta
parte in tutti gli avvenimenti decisivi del loro tempo, e
guardano come dall'alto di uno storico monumento, che è
la propria persona, le nuove generazioni. Ne conoscerete
o avrete conosciuto anche voi di questi vecchi: Dio vi
guardi dal pigliarli come fonti di storia!
Nei libri che andavano in giro intorno a Napoleone
c'era — a sentir don Michele — una lacuna: vi si par-
lava sempre di Napoleone, e si dimenticava lui, don Mi-
chele Cimorelli, ch'era stato il compagno, l'amico, il con-
fidente, il buon genio del Bonaparte.
Don Michele diceva, prima di tutto, di avere studiato
nella scuola militare di Brienne, e proprio negli stessi corsi
con Napoleone. — Era nu guaglione d'ingegno U) — rac-
contava, riferendosi agli anni della scuola — ma avea poca
voglia di studiare: poco le ne traseva ncuorpo (2). Don Mi-
chele gli faceva spesso le lezioni e l'aiutava agli esami.

fi) Antimo Saint-Paul, La transition, p. 22.
(2) Vedi B. Croce, Per la storia della critica e storiografia letteraria
(in Atti dell'Accademia Pontaniana, voi. XXXIII), Napoli, 1903.

(1) Un ragazzo d'ingegno.

(2) Letteralmente: « poco gliene entrava in corpo »: aveva poca
voglia di studiare.
 
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