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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 14.1905

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Nr. 2
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Montemayor, Giulio de: La Gallleria Rotondo
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Fasulo, Manfredi: Un'ognota accademia sorrentina del secolo XVIII
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https://doi.org/10.11588/diglit.71025#0043

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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del tempo nella memoria de' Napoletani, io confido non
sarà mai il nome dei fratelli Rotondo. E lo spirito fine,
che sorride amabile nel superstite, vorrà farlo vivere im-
mortale, e nelle signorili loro figure, nella galleria con-
servata a Napoli.
Napoli, 23 dicembre 1904.
Giulio de Montemayor.

UN'IGNOTA ACCADEMIA SORRENTINA
DEL SECOLO XVIII

Il Minieri-Riccio, nelle Notizie delle Accademie nelle
province napoletane, parlando di Sorrento, fa menzione sol-
tanto dell'Accademia di belle lettere e filosofia, detta dei
« Ripercossi », istituita a principio del secolo XVII, ed
ancora in fiore nel 1667, come si desume dalle opere di
Giuseppe Domenichi Fapane da Copertino (che, sotto il
nome di « Furibondo », ne era socio), stampate appunto
in quell'anno, a Firenze. Ma nè il Minieri-Riccio, nè altri,
a quanto io sappia, accennano ad una seconda Accademia,
sorta a Sorrento al cominciare del secolo seguente; la
quale diede anche il nome di « Vico Accademia » al pre-
sente « Vico I Tasso ». Di essa si hanno notizie, anzi i
lavori, ahimè troppo brevi, da un volume ms., da me rin-
venuto e posseduto.
Questo ms., del formato di un in-8 regolare, e legato
in pelle, consta di 24, pagine numerate, delle quali, però,
solo 162 sono scritte, e non senza intervalli. Sulla prima
si legge:
Compositioni | Accademiche | de' Nobili Signori | Risve-
gliati Idi I Surrento.
La seconda contiene questa notizia:
Initium a Domino.
Instituitasi con l'indirizzo dei RR. Padri Teatini la nobile
Accademia dei signori Risvegliati nel cader dell'anno 1715, si
stabilì di registrarne a parte quelle virtuose compositioni, che
dovevano recitarsi nelle loro comparse pubbliche con quell'or-
dine che fossero da essi rappresentate, perchè rimanga in per-
petuo questa lodevole memoria de' loro ingegnosi esercitj.
Per tanto, essendosi fatta la prima loro rappresentatione nella
chiesa di S. Antonino, uno de' protettori della loro illustre in-
trapresa, a dì 17 febbraio dell'anno 1716, essendo principe il
nobile sig. d. Gio. Battista Correale, vi si recitarono le seguenti
compositioni, trascritte dal nobile sig. d. Antonino Falangola,
cancelliere dell'Accademia.
Ma, prima di far parola di tali « compositioni », parmi
utile dare almeno i nomi dei soci che le recitavano, il più
vecchio dei quali, forse, difficilmente superava il quinto lu-
stro. Di essi manca, nel ms., un elenco vero e proprio; ma

son nominati tante volte, che non è stato difficile ricostruirlo.
Soci, per così dire, ordinari, erano: G. B. Correale, detto
« l'immortale »; Riccardo Nobilione, « l'ascoso »; Pietro
Sersale, «l'anelante »; Antonino Falangola, « il capric-
cioso »; Onofrio Sersale, « lo strepitoso »; Onofrio Spa-
siano, « il raffinato »; e, forse, qualche altro. Venivan
chiamati, poi, « ausiliari »: Carlo e Niccolò Falangola;
Carlo, Antonino e Giuseppe Sersale; Ottavio Correale;
Giuseppe-Antonio, Fabrizio e Marino Romano; Alessan-
dro Guardati, Antonio Molignani, Aniello Nobilione, etc.
Tutti, come si vede, appartenevano all'illustre patriziato
sorrentino, del quale facevan parte, del pari, gli assistenti
alle tornate, decorati con l'appellativo di « virtuosi ».
Dunque, nella prima seduta, soci ordinari, « ausiliari »
e « virtuosi » cominciarono con dar saggio di molta buona
volontà e pazienza, poiché recitarono ed ascoltarono ri-
spettivamente ben ventotto « compositioni », di vario ge-
nere, in prosa ed in rima, in latino ed in italiano, tra-
scritte nel ms. da p. 3 a 75.
Si cominciò con un prologo in versi, detto alternativa-
mente dai « nobili signori ausiliari » C. Sersale, O. Cor-
reale, G. A. Romano e C. Falangola.
Compagni, e chi saprebbe
Che far si voglia mai
Questa di gioventù vaga adunanza?
domanda il Sersale. Ed il Correale:
Amico, alla tua istanza,
Se Io sapessi, ornai
Pronto il labbro mio risponderebbe.
Ma ecco il Romano pronto ad esclamare:
Vel dirò io, signori,
Questa è un'aspra guerra
Che da noi discacciar vuoi l'ignoranza;
ed il Falangola ad esultare, gridando:
O gloriosa alleanza,
Se estinguer puoi in terra
Questo crudo velen degli uman cuori!
Poi, ciascuno con tre versi, sempre così rispettosi verso
la prosodia, continuano a dire che l'ignoranza, purtroppo,
divorava in Sorrento « con dente edace » ogni spirito gen-
tile; disfaceva lo splendore « dell'antica aurea dimora dei
virtuosi », giungendo a fare « stragi sì universali », da pian-
gerle fin « l'occhio puerile », poiché anche « l'età senile »,
ferita dai suoi strali, giaceva nei sepolcri. Perciò s'inci-
tano i « virtuosi » a cooperare al risveglio degli studi,
pugnando da forti contro l'ignoranza, e procurando il
trionfo dei « Risvegliati ».
Una simile chiamata alle armi non poteva restare senza
effetto; ed, infatti, i « virtuosi », mossi da guerresco boi-
 
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