Overview
Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 14.1905

DOI issue:
Nr. 11
DOI article:
Varietà intorno al "Lazzari"[2]
DOI article:
Notizie ed osservazioni
DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.71025#0189

DWork-Logo
Overview
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

03

die Lazaroni, Ein charakteristicbes Gemàlde fàr Liebhaber der
Zeitgeschichte (Frankfurt u. Leipzig, 1799), ch'è una specie
di excerpta di tutto ciò che fino a quel tempo s'era stam-
pato sull'argomento. All'opuscolo va unita un'incisione
rappresentante in caricatura l'armamento dei lazzaroni: sfila
una schiera di straccioni, dei quali uno reca alta una ban-
diera con l'effigie di un teschio e la scritta: Eviva il Santo
lanuario il nostro Generalissimo (sic); altri portano sulle
spalle la statua del santo, che tien peso! con mano a guisa
di lanterna il suo capo reciso (quasi fosse San Dionigi!);
altri suonano varii strumenti. « Ai lati — dice la spiega-
zione — balla un Pulcinella con un coltello insanguinato.
Devozione, leggerezza, crudeltà! Ecco i tratti principali del
carattere di questa classe di gente! ». È curioso però no-
tare che quei lazzari fisicamente rassomigliano in modo
mirabile ai villani tedeschi dei dipinti di Luca Cranach
e di Holbein!
All'incirca dello stesso tempo, e pubblicato anche in
Germania, quantunque con la falsa data di Napoli, 1800, è
un romanzo allegorico-satirico, ch'io posseggo, contro Fer-
dinando IV, intitolato: Der Gott der Lazaroni, oder Nivolis
Scbutzgeist auf der Flucht. Anche qui c'è un'incisione rap-
presentante un re, con ricco manto e la corona sul capo,
il quale, seduto su uno sgabello, e avendo innanzi una
tinozza e una nassa, con la mano sinistra tiene un bel
pesce, e con la destra riceve il danaro che gli snocciola
una donnicciuola, mentre un'altra gli si avvicina, e due
bambini guardano nel tino, e altri personaggi stan poco
discosto, e nel fondo fuma il Vesuvio. Si allude, come si
vede, all'aneddoto, tante volte ripetuto e raccontato poi
anche nelle storie del Colletta, di re Ferdinando, che fa-
ceva esporre in vendita sulla spiaggia di Santa Lucia il
prodotto della pesca reale, e lo vendeva egli in persona,
litigando sul prezzo e lasciandosi apostrofare dai lazzaroni
come un qualunque pescivendolo (D.
L'ultimo scrittore notevole, che si occupò della vita
dei lazzari, fu Alessandro Dumas. Tutti ricordano i capi-
toli, scintillanti di brio, del Corricolo (opera composta in
collaborazione col napoletano P. A. Fiorentino), e tra gli
altri, quello che narra del Lazzarone e dell'Inglese.
Intanto, i pittori e gl'incisori lavoravano nello stesso
senso; e l'industria litografica produceva a centinaia quelle
stampe che ognun di noi conosce, rappresentanti 0 un
gruppo di lazzaroni in ozio, colle spalle appoggiate al
muro, e le mani nelle sdruciture dei calzoni, o un croc-
chio di lazzaroni seduti a terra e intenti a giocare con
carte bisunte, o un unico lazzaro — questa era la più
comune — che dormiva saporitamente rannicchiato in una
grossa sporta da facchino.

(1) Vedila riprodotta in questa rivista, VIII, 56.

Il Dumas lamentava che il tipo del lazzaro si andasse
perdendo: « Hélas! le lazzarone se perd; celui qui voudra
voir encore le lazzarone devra se hàter. Naples, éclairée
au gaz, Naples avec des restaurants, Naples aves des ba-
zars, effraie l'insouciant enfant du Mòle. Le lazzarone,
comme l'Indien rouge, se retire devant la civilisation! ».
Ma questi lamenti si ritrovano già in scrittori più antichi,
ad esempio nel Rehfues che scriveva intorno al 1800; e
si spiegano in parte con la delusione che la realtà pro-
cacciava a chi si metteva ad osservarla piena la testa delle
esagerazioni universalmente ripetute; in parte, con l'esau-
rimento letterario del tipo; e infine anche, in qualche parte,
con certi mutamenti superficiali che già erano accaduti
nella vita dei proletarii napoletani.
B. C.

NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
A PROPOSITO DEL SANGUE DI SAN GENNARO.
Nel fase. prec. è stato detto, nell'articolo del Nicolini sul Monte-
squieu a Napoli, che del miracolo del sangue di S. Gennaro si parla
la prima volta nel Comento di E. S. Piccolomini al De dictis et
factis Alphonsi regis del Panormita. Se ne trova invece fatta men-
zione circa un secolo prima: soltanto, sembra che, in quel tempo, il
fenomeno accadesse verso la metà d'agosto. Infatti, nel Chronicon si-
culem incerti authoris ab anno 340 ad annum 1396 in forma diary ex
inedito Codice Ottoboniano Vaticano cura et studio Iosephi de Blasiis
(Neap., Giannini, MDCCCLXXXVII, in-q), p. 85, col. 1, sotto la data
del 16 agosto 1389, si dice: « sequenti die XVII facta fuit maxima
procexio propter miraculum quod ostendidit dominus noster Jhesus
Christus de sanguine beati Januarii quod erat in pulla et tunc erat
liquefactum tamquam si eo die esisset de corpore beati lanuarii ».
E, poiché ci troviamo a parlar di sangui miracolosi, giova render
conto di una pergamena che ci è stata cortesemente additata dal
ch. prof. Giuseppe De Blasiis, e che si conserva presso la Società na-
poletana di storia patria. Contiene l'originale di una specie di inchiesta
fatta a dì 20 luglio 1583, dal canonico Carlo Baldino, vicario gene-
rale de' monasteri di Napoli, in quello di S. Ligorio (0 S. Gregorio
Armeno, ch'è lo stesso), in séguito ad una petizione della badessa e
delle altre monache, le quali chiedevano che, essendosi rotta una delle
due ampolle in cui si conserva il sangue di santo Stefano proto-
martire, « sanguinem predictum a dieta ampulla fracta ad aliam tran-
sferri ». Dall'inchiesta risulta che queste due ampolle, una più grande
e di vetro verde, l'altra — quella che si ruppe — più piccola e di
vetro bianco, contenevano del sangue che da tempo immemorabile si
riteneva di S. Stefano, e che si liquefaceva regolarmente due volte
l'anno « nel giorno della festività della inventione di S. Stefano e
del Natale ». Anzi — diceva una delle monache, la ottantaquattrenne
Lucrezia Caracciolo, nel rendere la sua testimonianza — « fra le altre
volte, a tempo [che] io era giovane, venne in questo monasterio il
padre Monopolo dell'ordine di S. Domenico 0 di S. Angustino per ve-
dere questo miracolo; et, sì ben le prime vespere non lo vidde, chè
non era liquefatto, ritornò il dì seguente. Et, sì ben da principio tam-
poco se mostrava de esser liquido, e lui se ne voleva andare subde-
mente [subitamente?], ansi (sic) se ne era partito dalla ecclesia; et
 
Annotationen