RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
121
entrambe a quella fioritura di torri littoranee, cominciate
intorno alla metà del secolo XVI per opera del vicerè
Pietro di Toledo, che volle rafforzare le spiagge contro le
scorrerie de' corsari, e la cui costruzione, che risale all'anno
1564, si congiunge in parte al nome del bresciano Benve-
nuto Tortelli.
Torre Penna è un maschio tronco piramidale alto e forte,
tutto a mattoni, con pareti spesse più metri, con lo spalto
superiore sporgente a parallelepipedo affidato a tre arca-
telle per ciascun lato, sostenute queste da quattro menso-
Torre Penna in Vasto.
Da fotografia del Cav. De Guglielmo.
Ioni piramidali rovesci. Il sistema costruttorio di questi
mensoloni è quello per cui si dispongono successivamente
in aggetto sugli inferiori, i filari di mattoni superiori, onde
essi rechino paramento a dente di sega; ma, mentre il
paramento del maschio, dal quale i mensoloni aggettano,
rapidamente si rastrema dalla verticale per effetto della
considerevole scarpata che reca seco, il paramento dei
mensoloni, per l'inversa inclinazione che ha, si svasa al-
trettanto dalla verticale stessa, e nasce dal rapido distan-
ziarsi del profilo in luce delle arcatelle dal piano di sbat-
timento d'ombra un effetto di chiaro e di scuro così vivo
e così pieno di vigorosa sensazione, che dà al coronamento
un risalto assai maggiore di quello che, da una conside-
razione superficiale, potrebbe argomentarsi, in vista della
semplicità del magistero con cui il coronamento stesso è
concepito. L'ingresso principale di questa torre, come
quello di tutte le torri analoghe, era situato parecchi metri
più in alto del piano della circostante campagna; ma attual-
mente, essendo essa torre adibita a caserma delle guardie di
finanza, per comodità di traffico si è addossata al suo fronte
una scaletta esterna, mentre ai suoi piedi una casipola for-
ma atrio, e, sullo spalto, un'altra casipola forma cappello,
deturpando la linea del severo baluardo cinquecentesco.
Speriamo che la Torre da Faro, che presso di essa è og-
gidì per costruirsi dal regio governo, farà, per arte, degno
riscontro a Torre Penna, con la quale siamo giunti ad
esaurire lo spirito del medio evo architettonico, se ci è
concesso pensare che l'arte militare da noi or detta si
riattacchi per ispirito più ai vecchi tempi che ai rinascenti.
Prima di lasciare questo bel periodo dell'arte medie-
vale, intanto, vogliamo richiamare l'attenzione su di una
notizia del tutto negletta ma importantissima; ed è che
autore delle sculture della chiesa inferiore di S. Giovanni
in Venere, il ricordevolissimo cenobio fossacesiano già da
noi citato, fu il vastese Magister Jacobus fiorito alla fine
del secolo XII. Ecco come il Marchesani ricorda cotesto
fatto a pag. 313 della sua Storia di Vasto: « in mezzo ai
ruvidi tempi la valentia del vastese talento novellamente
si affaccia, nelle sculture delle quali, essendo l'anno 1190,
maestro Giacomo del Vasto Aimone adornò la inferior
chiesa di S. Giovanni in Venere »; ed ecco pure come tale
notizia egli giustifica: « ciò leggevasi in iscrizione infissa
ai fregi », appoggiandosi alla buona autorità dell'Antinori
(pag. 51 del suo volume postumo sulle Antichità frentane).
Cotesto fatto, per l'arte medievale vastese, è di capitale im-
portanza, e bene ha il Vasto il dovere di interessarsi a
che le sculture di Magister Jacobus trovino degno ricor-
do, poiché ciò darebbe nuovo risalto agli albori dell'arte
medievale locale. Non è nostra intenzione di illustrare il
cenobio di S. Giovanni in Venere, da tutti risaputo: solo
ricorderemo che assai importante ne è la cripta scolpita
dal vastese Jacopo, conservandosi essa nello stato primi-
tivo, con le colonne ed i capitelli che sostengono le vòlte
a croce e le tre absidi con i tre altari rivestiti di marmi,
mentre si ammira in questa cripta anche un bel sepolcro
in pietra di tufo giallo, adorno di fogliami ed ornati.
continua.
Filippo Laccetti.
CURIOSITÀ NAPOLETANE
III.
Sara Goudar a Napoli.
I.
La bella Madama Goudar o la bella inglese, come la
chiamavano, era un personaggio conosciuto, si può dire,
dappertutto in Europa, tra il 1770 e il 1780. Era stata a
Parigi, a Vienna, a Venezia, a Firenze, a Roma. Ma quanti
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entrambe a quella fioritura di torri littoranee, cominciate
intorno alla metà del secolo XVI per opera del vicerè
Pietro di Toledo, che volle rafforzare le spiagge contro le
scorrerie de' corsari, e la cui costruzione, che risale all'anno
1564, si congiunge in parte al nome del bresciano Benve-
nuto Tortelli.
Torre Penna è un maschio tronco piramidale alto e forte,
tutto a mattoni, con pareti spesse più metri, con lo spalto
superiore sporgente a parallelepipedo affidato a tre arca-
telle per ciascun lato, sostenute queste da quattro menso-
Torre Penna in Vasto.
Da fotografia del Cav. De Guglielmo.
Ioni piramidali rovesci. Il sistema costruttorio di questi
mensoloni è quello per cui si dispongono successivamente
in aggetto sugli inferiori, i filari di mattoni superiori, onde
essi rechino paramento a dente di sega; ma, mentre il
paramento del maschio, dal quale i mensoloni aggettano,
rapidamente si rastrema dalla verticale per effetto della
considerevole scarpata che reca seco, il paramento dei
mensoloni, per l'inversa inclinazione che ha, si svasa al-
trettanto dalla verticale stessa, e nasce dal rapido distan-
ziarsi del profilo in luce delle arcatelle dal piano di sbat-
timento d'ombra un effetto di chiaro e di scuro così vivo
e così pieno di vigorosa sensazione, che dà al coronamento
un risalto assai maggiore di quello che, da una conside-
razione superficiale, potrebbe argomentarsi, in vista della
semplicità del magistero con cui il coronamento stesso è
concepito. L'ingresso principale di questa torre, come
quello di tutte le torri analoghe, era situato parecchi metri
più in alto del piano della circostante campagna; ma attual-
mente, essendo essa torre adibita a caserma delle guardie di
finanza, per comodità di traffico si è addossata al suo fronte
una scaletta esterna, mentre ai suoi piedi una casipola for-
ma atrio, e, sullo spalto, un'altra casipola forma cappello,
deturpando la linea del severo baluardo cinquecentesco.
Speriamo che la Torre da Faro, che presso di essa è og-
gidì per costruirsi dal regio governo, farà, per arte, degno
riscontro a Torre Penna, con la quale siamo giunti ad
esaurire lo spirito del medio evo architettonico, se ci è
concesso pensare che l'arte militare da noi or detta si
riattacchi per ispirito più ai vecchi tempi che ai rinascenti.
Prima di lasciare questo bel periodo dell'arte medie-
vale, intanto, vogliamo richiamare l'attenzione su di una
notizia del tutto negletta ma importantissima; ed è che
autore delle sculture della chiesa inferiore di S. Giovanni
in Venere, il ricordevolissimo cenobio fossacesiano già da
noi citato, fu il vastese Magister Jacobus fiorito alla fine
del secolo XII. Ecco come il Marchesani ricorda cotesto
fatto a pag. 313 della sua Storia di Vasto: « in mezzo ai
ruvidi tempi la valentia del vastese talento novellamente
si affaccia, nelle sculture delle quali, essendo l'anno 1190,
maestro Giacomo del Vasto Aimone adornò la inferior
chiesa di S. Giovanni in Venere »; ed ecco pure come tale
notizia egli giustifica: « ciò leggevasi in iscrizione infissa
ai fregi », appoggiandosi alla buona autorità dell'Antinori
(pag. 51 del suo volume postumo sulle Antichità frentane).
Cotesto fatto, per l'arte medievale vastese, è di capitale im-
portanza, e bene ha il Vasto il dovere di interessarsi a
che le sculture di Magister Jacobus trovino degno ricor-
do, poiché ciò darebbe nuovo risalto agli albori dell'arte
medievale locale. Non è nostra intenzione di illustrare il
cenobio di S. Giovanni in Venere, da tutti risaputo: solo
ricorderemo che assai importante ne è la cripta scolpita
dal vastese Jacopo, conservandosi essa nello stato primi-
tivo, con le colonne ed i capitelli che sostengono le vòlte
a croce e le tre absidi con i tre altari rivestiti di marmi,
mentre si ammira in questa cripta anche un bel sepolcro
in pietra di tufo giallo, adorno di fogliami ed ornati.
continua.
Filippo Laccetti.
CURIOSITÀ NAPOLETANE
III.
Sara Goudar a Napoli.
I.
La bella Madama Goudar o la bella inglese, come la
chiamavano, era un personaggio conosciuto, si può dire,
dappertutto in Europa, tra il 1770 e il 1780. Era stata a
Parigi, a Vienna, a Venezia, a Firenze, a Roma. Ma quanti