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NAPOLI NOBILISSIMA
ne, da p. 18 a p. 22 della sua relazione; e, pur facendosi
carico delle incertezze dell'argomento, conclude per la
probabilità che quelle siano appunto le tombe delle im-
peratrici.
Fin qui — cioè nella massima parte — l'accordo, come
si vede, è pieno. Il dissenso sorge intorno ai frammenti
sculturali. Il Bernich aveva sostenuto che quei frammenti
facessero parte dei sarcofagi posti sulle tombe delle im-
peratrici; e, seguendo questa ipotesi, si escogitò qualche
ricostruzione grafica, e sul posto ne fu tentata anche una
messa in opera di muratura, per giudicare meglio della
probabilità dell'ipotesi stessa I1). L'Haseloff studia, con la
solita diligenza, la questione, dalla p. 22 alla p. 61 (che è
l'ultima) della sua relazione, e crede di dover escludere che
i frammenti appartenessero a sarcofagi. È vero che tom-
be di quella forma e con quegli emblemi, e proprio del
periodo svevo, si trovano in Puglia; ma sembra poco ve-
risimile che si pensasse a mettere sarcofagi nella semi-
oscura cripta: i frammenti darebbero luogo a un sol sar-
cofago e non a due; le misure dei pezzi fanno pensare a
un monumento di struttura quadrata, ed è perciò più pro-
babile, secondo l'Haseloff, che essi sieno resti di un taber-
nacolo da altare del periodo svevo, esistente già nella
chiesa superiore.
Questa opinione è esposta dall'Haseloff con tutti quei
dubbii e riserve, che son proprii degli uomini di studio; e,
ad ogni modo, l'ipotesi diversa, che egli combatte, non ha
per lui nulla di spropositato e di stravagante. Io non ho
esaminato i frammenti, nè mi sento competente a pronun-
ziarmi in una disputa di questo genere. So, d'altra parte,
che il Bernich contrappone parecchi argomenti agli argo-
menti dell'Haseloff. Egli sostiene che i tabernacoli d'altare
si costruivano su tipo affatto diverso; che, essendo quei
tabernacoli isolabili, erano decorati da tutti i quattro lati,
mentre nei frammenti rinvenuti uno dei lati è grezzo,
come se dovesse essere appoggiato al muro; e via dicendo.
In questa rivista, o altrove, il Bernich potrà discutere di ciò
con l'Haseloff; e la questione potrà essere meglio esami-
nata, se alcuno crede che ne valga ancora la pena.
Ma ciò che importa, intanto, far sapere al pubblico sono
i precisi termini della questione, liberandoli dalle esagera-
zioni da cui erano stati coperti ed oscurati. Non c'è stata,
dunque, nessuna ciurmeria, nessuna asineria da deplorare.
È stato, invece, scoperto ed illustrato un edifizio, che ha
la sua importanza; e, tra gli studiosi, vi è qualche discordia
(1) Questa ricomposizione di pietra servì — mi si consenta il bi-
sticcio — da pietra di scandalo. Essa era fatta per semplice saggio,
e — si aggiunga — eseguita quando il Bernich era lontano, a Napoli,
colto da grave infermità, e riuscita perciò in modo poco soddisfacente;
cfr. questa rivista, XIV, 16, 32.
ed incertezza — cosa che càpita spesso —- sulla destina-
zione primitiva di alcuni frammenti architettonici e scul-
turali, che si sono trovati in quell'edifizio. Ecco tutto (0.
B. Croce.
MEMORIE D'ARTE VASTESE
(A proposito dell'esposizione artistica di Chieti)
arte medievale che in Vasto è tuttavia rappresen-
tata (2), è essenzialmente quella romanica, chè di arte araba
e di quella gotica non si hanno esempi superstiti. Bene è
vero, però, che una filtrazione araba potrebbe forse notarsi
appunto nel nostro romanico e si ricollega essa alla presenza
effettiva di un elemento saraceno sul suolo italico, onde
il particolare stile costruttorio medievale della regione
potrebbe chiamarsi arabo-frentano piuttosto che romanico.
Ma poiché questa filtrazione araba non è ancora ricono-
sciuta dai critici, nè, in conseguenza, la denominazione da
(1) Aggiungo, come curiosità, una notizia la quale nè dall'Hase-
loff nè da altri è stata ricordata in questa disputa. Alcuni descrittori
della chiesa di S. Francesco di Assisi asseriscono che in quella chiesa
si vede la tomba di Jolanda, moglie dell'imperatore Federico II, quella
stessa che fu sepolta ad Andria! « Un altro argomento — scrive il
Fratini (Storia della basilica e del convento di S. Francesco in Assisi,
Prato, 1882, p. 50) — dell'affezione di Federigo II verso Elia, se pur
non voglia credersi un argomento della riverenza di esso imperatore
verso il Santo, è il vedere in questa basilica sepolta in un magnifico mau-
soleo in fondo alla nave del sotterraneo Jole o Jolanda Lusignana, regina
di Cipro e moglie dello stesso Federigo ». Si cfr. anche A. Cristofani,
Guida di Assisi, Assisi, 1884, e Lina Duff Gordon, Assisi, p. 195.
Ma si tratta della tomba cosiddetta della regina di Cipro, che il Va-
sari ricorda come opera di un Fuccio (?), architetto e scultore (ed.
Milanesi, I, 296): la cronaca del convento, che è del 1509, dice che
quella regina si chiamava Ecuba (?), e morì nel 1240, e questa no-
tizia ripetono il Guardabassi, nel suo Indice e guida dei monumenti
dell'Umbria, e il Cruikshank, The Umbrian Towns, Londra, 1901,
p. 169. Il Papini, Notizie sicure, etc., fondandosi sulla testimonianza di
Bartolomeo da Pisa e sull'arma scolpita della tomba, — e con lui è
d'accordo il Thode (Franz von Assisi etc.), — opina che in quella
tomba sia sepolto Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme e di Cipro,
e che il monumento gli fosse fatto innalzare dalla figlia Maria, la
quale poi vi sarebbe stata sepolta anch'essa. Nella guida del Bae-
deker è indicato come « le magnifique tombeau de la reine de Chy-
pre, de la fin (?) du XIII s., dont la statue couchée est probablement
celle de Jean de Brienne, roi de Jerusalem et empereur de Constan-
tinople (I 1237) » (vedi Italie centrale, ed. 1890, p. 78). Debbo que-
sti varii appunti agli amici prof. A. Blasi e conte Vincenzo Ansideì,
ai quali mi son rivolto per informazioni; ma, come si vede, su quel
monumento assisano regnano ancora parecchie incertezze.
(2) Discorrerò qui soltanto dell'arte medievale. Di arte classica, il
gabinetto archeologico possiede una gentilissima cornice lapidea su
pianta circolare, un sarcofago, una testa di arte romana ritratto di
Lucio Valerio Pudente. — Sarebbe opportuno fare uno studio sia pia-
nimetrico sia altimetrico delle sottocostruzioni in « grossissimi matto-
nacci duri al par di scoglio », che sopportano buona parte del Vasto,
specialmente ad oriente ed in prossimità di S. Chiara e di cui par-
lano con ammirazione gli storici locali.
NAPOLI NOBILISSIMA
ne, da p. 18 a p. 22 della sua relazione; e, pur facendosi
carico delle incertezze dell'argomento, conclude per la
probabilità che quelle siano appunto le tombe delle im-
peratrici.
Fin qui — cioè nella massima parte — l'accordo, come
si vede, è pieno. Il dissenso sorge intorno ai frammenti
sculturali. Il Bernich aveva sostenuto che quei frammenti
facessero parte dei sarcofagi posti sulle tombe delle im-
peratrici; e, seguendo questa ipotesi, si escogitò qualche
ricostruzione grafica, e sul posto ne fu tentata anche una
messa in opera di muratura, per giudicare meglio della
probabilità dell'ipotesi stessa I1). L'Haseloff studia, con la
solita diligenza, la questione, dalla p. 22 alla p. 61 (che è
l'ultima) della sua relazione, e crede di dover escludere che
i frammenti appartenessero a sarcofagi. È vero che tom-
be di quella forma e con quegli emblemi, e proprio del
periodo svevo, si trovano in Puglia; ma sembra poco ve-
risimile che si pensasse a mettere sarcofagi nella semi-
oscura cripta: i frammenti darebbero luogo a un sol sar-
cofago e non a due; le misure dei pezzi fanno pensare a
un monumento di struttura quadrata, ed è perciò più pro-
babile, secondo l'Haseloff, che essi sieno resti di un taber-
nacolo da altare del periodo svevo, esistente già nella
chiesa superiore.
Questa opinione è esposta dall'Haseloff con tutti quei
dubbii e riserve, che son proprii degli uomini di studio; e,
ad ogni modo, l'ipotesi diversa, che egli combatte, non ha
per lui nulla di spropositato e di stravagante. Io non ho
esaminato i frammenti, nè mi sento competente a pronun-
ziarmi in una disputa di questo genere. So, d'altra parte,
che il Bernich contrappone parecchi argomenti agli argo-
menti dell'Haseloff. Egli sostiene che i tabernacoli d'altare
si costruivano su tipo affatto diverso; che, essendo quei
tabernacoli isolabili, erano decorati da tutti i quattro lati,
mentre nei frammenti rinvenuti uno dei lati è grezzo,
come se dovesse essere appoggiato al muro; e via dicendo.
In questa rivista, o altrove, il Bernich potrà discutere di ciò
con l'Haseloff; e la questione potrà essere meglio esami-
nata, se alcuno crede che ne valga ancora la pena.
Ma ciò che importa, intanto, far sapere al pubblico sono
i precisi termini della questione, liberandoli dalle esagera-
zioni da cui erano stati coperti ed oscurati. Non c'è stata,
dunque, nessuna ciurmeria, nessuna asineria da deplorare.
È stato, invece, scoperto ed illustrato un edifizio, che ha
la sua importanza; e, tra gli studiosi, vi è qualche discordia
(1) Questa ricomposizione di pietra servì — mi si consenta il bi-
sticcio — da pietra di scandalo. Essa era fatta per semplice saggio,
e — si aggiunga — eseguita quando il Bernich era lontano, a Napoli,
colto da grave infermità, e riuscita perciò in modo poco soddisfacente;
cfr. questa rivista, XIV, 16, 32.
ed incertezza — cosa che càpita spesso —- sulla destina-
zione primitiva di alcuni frammenti architettonici e scul-
turali, che si sono trovati in quell'edifizio. Ecco tutto (0.
B. Croce.
MEMORIE D'ARTE VASTESE
(A proposito dell'esposizione artistica di Chieti)
arte medievale che in Vasto è tuttavia rappresen-
tata (2), è essenzialmente quella romanica, chè di arte araba
e di quella gotica non si hanno esempi superstiti. Bene è
vero, però, che una filtrazione araba potrebbe forse notarsi
appunto nel nostro romanico e si ricollega essa alla presenza
effettiva di un elemento saraceno sul suolo italico, onde
il particolare stile costruttorio medievale della regione
potrebbe chiamarsi arabo-frentano piuttosto che romanico.
Ma poiché questa filtrazione araba non è ancora ricono-
sciuta dai critici, nè, in conseguenza, la denominazione da
(1) Aggiungo, come curiosità, una notizia la quale nè dall'Hase-
loff nè da altri è stata ricordata in questa disputa. Alcuni descrittori
della chiesa di S. Francesco di Assisi asseriscono che in quella chiesa
si vede la tomba di Jolanda, moglie dell'imperatore Federico II, quella
stessa che fu sepolta ad Andria! « Un altro argomento — scrive il
Fratini (Storia della basilica e del convento di S. Francesco in Assisi,
Prato, 1882, p. 50) — dell'affezione di Federigo II verso Elia, se pur
non voglia credersi un argomento della riverenza di esso imperatore
verso il Santo, è il vedere in questa basilica sepolta in un magnifico mau-
soleo in fondo alla nave del sotterraneo Jole o Jolanda Lusignana, regina
di Cipro e moglie dello stesso Federigo ». Si cfr. anche A. Cristofani,
Guida di Assisi, Assisi, 1884, e Lina Duff Gordon, Assisi, p. 195.
Ma si tratta della tomba cosiddetta della regina di Cipro, che il Va-
sari ricorda come opera di un Fuccio (?), architetto e scultore (ed.
Milanesi, I, 296): la cronaca del convento, che è del 1509, dice che
quella regina si chiamava Ecuba (?), e morì nel 1240, e questa no-
tizia ripetono il Guardabassi, nel suo Indice e guida dei monumenti
dell'Umbria, e il Cruikshank, The Umbrian Towns, Londra, 1901,
p. 169. Il Papini, Notizie sicure, etc., fondandosi sulla testimonianza di
Bartolomeo da Pisa e sull'arma scolpita della tomba, — e con lui è
d'accordo il Thode (Franz von Assisi etc.), — opina che in quella
tomba sia sepolto Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme e di Cipro,
e che il monumento gli fosse fatto innalzare dalla figlia Maria, la
quale poi vi sarebbe stata sepolta anch'essa. Nella guida del Bae-
deker è indicato come « le magnifique tombeau de la reine de Chy-
pre, de la fin (?) du XIII s., dont la statue couchée est probablement
celle de Jean de Brienne, roi de Jerusalem et empereur de Constan-
tinople (I 1237) » (vedi Italie centrale, ed. 1890, p. 78). Debbo que-
sti varii appunti agli amici prof. A. Blasi e conte Vincenzo Ansideì,
ai quali mi son rivolto per informazioni; ma, come si vede, su quel
monumento assisano regnano ancora parecchie incertezze.
(2) Discorrerò qui soltanto dell'arte medievale. Di arte classica, il
gabinetto archeologico possiede una gentilissima cornice lapidea su
pianta circolare, un sarcofago, una testa di arte romana ritratto di
Lucio Valerio Pudente. — Sarebbe opportuno fare uno studio sia pia-
nimetrico sia altimetrico delle sottocostruzioni in « grossissimi matto-
nacci duri al par di scoglio », che sopportano buona parte del Vasto,
specialmente ad oriente ed in prossimità di S. Chiara e di cui par-
lano con ammirazione gli storici locali.