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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 14.1905

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Nr. 2
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Filangieri di Candida, Antonio: Notizie e documenti per la storia dell'arte nel napoletano[1]
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Notizie ed osservazioni
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https://doi.org/10.11588/diglit.71025#0046

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NAPOLI NOBILISSIMA

« Attest' io sottoscritto, come conservatore e custode del
« Real Museo della Maestà del Re delle Sicilie, che le qui so-
ci pra notate medaglie in numero di tredici sono state da me
« unite a quelle del sudetto museo della Maestà Sua. In fede.
« Jo. Bernardino Lolli ».
continua.
Antonio Filangieri di Candida.

NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Commissione municipale pei monumenti.
Radunatasi il 20 gennaio sotto la presidenza del prof. De Petra, ha
deliberato:
I. Circa la disegnata demolizione della torre Spinelli e dell'ala orien-
tale del forte del Carmine, di proporre al Sindaco che non si demo-
lisca la torre, che può conservarsi senza gravi modificazioni del dise-
gno di trasformazione edilizia;
2. Circa l'altra disegnata demolizione della chiesa di S. Maria a
Piazza, — chiesa, se non d'importanza artistica, certo antichissima, e
dove è la lapide del duca di Napoli Buono, ivi sepolto nell'anno 834, —
raccomanda vivamente che si procuri di salvare della chiesa tanta parte,
che il ricordo storico non ne sparisca del tutto dal luogo originario.
*
Vandalismi nella Cattedrale di S. Agata dei Goti.
L'amico architetto G. Abatino, dell'Ufficio regionale di Napoli, ci
scrive:
« In séguito a ciò che dissi in questa rivista, nel fase. IX del voi.
XIII (settembre 1904), mi è grato informare i lettori della Napoli
che si è provveduto convenientemente al ripristino della cripta della
Cattedrale ed alla conservazione dei mosaici salvati dalla distruzione
alla quale erano stati condannati, cogli altri già rimossi, che ornavano
la nave traversa.
Ebbe cura di ciò l'Ufficio regionale di Napoli, ed a me direttamente
fu dato l'incarico di progettare e di dirigere i lavori.
Per evitare falsificazioni artistiche, non ho creduto di ricorrere al-
l'opera di un qualsiasi mosaicista, come dapprima si pensava, rifa-
cendo sulla traccia del mosaico superstite la parte di quello demolito.
L'opera mia si è limitata a far ricoprire con quadroni di marmo
la superficie occupata in antecedenza dal mosaico distrutto, ed incas-
sare nel marmo, come in cornice, la parte dei mosaici superstiti, se-
guendo la sagoma tracciata dal piccone demolitore nel momento in
cui sorpresi il vandalico atto.
Questo lavoro di conservazione non ha risposto completamente alla
perfezione da me richiesta; ma neppur credo che si sarebbe potuto
avere un risultato migliore di quello ottenuto, sia per la gran fretta
imposta agli operai dagli interessati, sia per la scadente qualità di marmo
per economia adoperato, non ostanti le mie vive proteste.
Più soddisfacenti sono riusciti i lavori diretti a riportare, nel mi-
glior modo possibile, la cripta della Cattedrale allo stato primitivo.
Tutti i calcinacci risultati dai mosaici distrutti, buttati ed ammassati
nell'interno della cripta, forse per economia di trasporto, forse anche
per evitare che la parte intelligente della cittadinanza sapesse quale
scempio si praticava contro quell'opera musiva, fu rimossa e portata
ai pubblici scaricatoi; le due scalette in muratura che davano accesso
alla cripta, aventi origine dalla breve gradinata superiore, che dalle
navate laterali conduce alla nave traversa, furono demolite; fu rintrac-
ciato l'antico pavimento in battuto e rifatto a nuovo, rimettendo in

luce le basi delle colonne sullle quali si sviluppano le volte di coper-
tura alla cripta; furono eseguiti con cura varii rappezzi d'intonaco; fu
anche rifatta la scaletta che dal coro conduce alla cripta, costruendola
in parte fissa ed in parte mobile, per far sì che senza difficoltà si possa
accedervi per studiare i pregevoli particolari di scultura normanna che
si ammirano nei capitelli delle colonne e gl'importanti affreschi del
300, per la cui descrizione il lettore può leggere quanto il Bertaux
scrisse nel fase. I del voi. V di questa rivista (gennaio 1896).
Altri piccoli lavori ho fatto eseguire per aggiustamenti di seconda-
ria importanza; e tutta la spesa imposta dall'Ufficio regionale di Na-
poli è stata sostenuta dal Capitolo.
L'insieme dei fatti che si sono svolti dal giorno in cui sorpresi
e feci cessare l'opera di demolizione iniziata, denunziando alle au-
torità superiori, fino a quello in cui dichiarai espletato il cómpito
mio, come direttore dei lavori di conservazione e di ripristino, mi
Ira indotto a manifestare l'opinione che non al clero, ma alle auto-
rità cittadine convenga fare consegna di quelle opere d'arte.
Non v'ha dubbio che la poca parte dei mosaici superstiti che an-
cora si ammira sarà sempre testimone indiscutibile dell'esistenza di
mosaici alessandrini che ornavano la navata traversa della cattedrale,
e che perciò, se una tale testimonianza non suona rimorso pel vanda-
lismo compiuto, può essere sempre argomento di rimprovero da parte
di chi, con sentimento d'italianità e con amore d'arte, visita il monu-
mento. Non farebbe meraviglia, quindi, il sapere fra non molto che i
mosaici oggi superstiti non sono stati sufficientemente garentiti, e che
il loro deperimento impone la sostituzione con un pavimento a qua-
droni di marmo, così come per forza maggiore si è dovuto fare per
la parte distrutta.
Quanto ho scritto valga come monito a chi è chiamato al governo
di quella Cattedrale, sulla quale pare pesi la iattura di un sicuro de-
gradamento tutte le volte che si vuol fare opera nuova ».
Saggi preistorici pompeiani.
La rarità di oggetti anteriori al V secolo a.C. finora rinvenuti ne-
gli scavi pompeiani, rendeva indispensabile una ricerca preistorica del
sottosuolo; la quale, soltanto verso la fine del passato ottobre, mercè
l'oculata amministrazione dell'attuale funzionante-direttore del nostro
Museo, comm. Gattini, si è potuta iniziare dall'ispettore prof. Dal-
l'Osso.
Con metodo razionale e sistematico, egli si è esteso a tutto il sot-
tosuolo di quella parte della città finora scoperta. Prendendo come
punto di partenza le tombe sannitiche situate in fondo alla Via dei
sepolcri, e propriamente il termine di quel tramite, che, dirigendosi
verso nord-est, s'insinua nei terreni non ancora scavati, ha aperte
fosse di 2 0 3 metri in quadro, a breve distanza l'una dall'altra, ap-
profondendole fino all'incontro della terra vergine, o se questa appa-
riva danneggiata e sconvolta, fino a quello strato che gli scavatori
chiamano tasso.
Infruttuoso fu il primo saggio; ed avanzi di vetri e stoviglie ro-
mane, e più giù cocci di vasi a vernice nero-lucida, simili a quelli
trovati nelle vicine tombe, — • indizi, forse, di sepolcri sannitici, fru-
gati fin dall'epoca romana — si rinvennero nel secondo e terzo sag-
gio, aperti a 50 metri di distanza presso il punto d'incontro del tra-
mite suddetto. Frammenti di vasi, vetri rotti, pezzi d'intonaco dipinto,
tritumi d'incastrazioni marmoree ed ossa d'animali videro la luce
mercè il quarto saggio, praticato, con molta fatica ed oltre 4 metri, al
centro del grande recinto della casa conosciuta col nome di Villa di
Cicerone. Alla base dello scavo si trovò il terreno vergine sconvolto,
 
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