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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
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qualche gonzo, servivano d'innocente vendetta a chi sa
qual povero diavolo a cui la Reazione aveva appiccato o
afforcato un fratello, un padre, un amico, un figlio, e che
sperava così far mettere, se non altro, un po' di paura al
governo (V.
Ma, quantunque sfuggita a quest'altro pericolo, pochi
altri mesi di vita ebbe la disgraziata statua; poiché, infra-
diciatosene, come era da prevedersi, il piedistallo, essa
precipitò con gran fracasso e sollevando un nugolo di pol-
vere, la sera del I.° giugno 1803 (2). Fortuna che non
si trovasse nessuno a passar sotto! Accanto ai rot-
tami, i quali chi sa quanti giorni restarono sul posto,
passò invece la notte seguente un bell'umore, che
si divertì ad attaccare ad uno dei piedi del defunto
re un foglio di carta bollata (!), su cui era scritto in
maiuscoletto, per dissimulare la calligrafia, il seguente
distico:
CADON LE CITTÀ, CADONO I REGNI,
CADON ANCHE I COGLION: INFAUSTI SEGNI (3).
Figurarsi il putiferio la mattina seguente! Il pre-
fetto di polizia si recò di persona a strappare l'arguto
cartello dal piede del re, e Dio sa quante ricerche
ordinò per scoprirne l'autore; ma, come è facile sup-
porre, l'anonimo poeta non fu così sciocco da la-
sciarsi trovare.
Quanto alla statua, fu stabilito di rifarla — sem-
pre in istucco — per la terza volta, e si collocò
anche al solito posto il consueto piedistallo di legno.
Ma su questo sorse di lì a poco ben altra statua,
come ora si dirà.
continua.
Fausto Nicolini.
DUE SCULTORI FIORENTINI DEL 400
A NAPOLI.
l\el trecento, Giovanni e Pacio di Firenze e Tino
di Siena, imponendo a una lunga serie di artisti i loro
motivi e le loro forme, reggono con incontrastata signoria
le sorti della scultura napoletana; sul principio del secolo
successivo, Donatello e Michelozzo riaffermano la sovra-
nità dell'arte toscanica; e all'inizio dell'età aurea dell'arte
italiana, Antonio Rossellino e Benedetto da Majano, dalla
chiesa di Monteoliveto, irradiano l'opera degli scultori lo-
fi) Cfr. De Nicola, II, p. 130 sg.
(2) De Nicola, II, p. 147.
(3) De Nicola, 1. c., che aggiunge anche una variante del secondo
verso:
« Cadon anche i coglion: eccone i segni ».
cali, contemporanei e posteriori, con un fascio di luce,
che fa ancor più rilevare, nei lavori di questi ultimi, la
povertà di forme, di pensiero e di espressione.
Esaminare i vari atteggiamenti che prende la scultura a
Napoli nei periodi suddetti, significherebbe farne la storia:
meta a cui non tende questa indagine. Per ora, quindi,
studieremo soltanto qual movimento, e di quale estensione
ed importanza, producano nell'arte napoletana le correnti
fresche che Antonio Rossellino e Benedetto da Majano,
Antonio Rossellino.
Altare della Cappella Piccolomini - Chiesa di Monteoliveto.
derivandole dalla nativa Firenze, immisero nell'intimo or-
ganismo della scultura partenopee
completerà la trattazione.
Antonio Rossellino (1427-147
di artisti, fu tra gli ingegni pii
quattrocento fiorentino. E degl
Napoli, allettati dagli inviti e d:
aragonese, egli è ritenuto, mer
portanti. A Napoli, nella chies
una delle sue opere migliori,
È l'altare marmoreo, posto
colomini — costruita e decori
naie di Portogallo a S. Miniat
centrale la Natività del Bamb:
una a destra e una a sinistra,
in due tondi, posti ciascuno
S. Luca e S. Giovanni. La f
cui fu, con ingiustificata costa
della prospettiva, è costruita
schezza, caratteristiche della s<
c
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