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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 14.1905

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Nr. 10
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Nicolini, Fausto: Dalla porta reale al palazzo degli studii[3]
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Notizie ed osservazioni
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https://doi.org/10.11588/diglit.71025#0174

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D8

NAPOLI NOBILISSIMA

Carolino, da poco terminato, « sarebbe rimasto ne' bor-
ghi e non nella dominante » (0, venne, finalmente, con
reale dispaccio del i.° aprile di quell'anno, ordinata la
demolizione dell'incomoda porta.
A tal uopo era necessario — dice il dispaccio (2) —
« acquistarsi dal patrimonio di don Camillo Sanfelice al-
cune piccole porzioni di botteghe (3) appartenenti al me-
desimo, occuparsi una porzione del castello del picchetto
ove sono pochi soldati invalidi, e pochi palmi della spe-
zieria dello stesso patrimonio, con doversi erigere un muro
da' fondamenti di competente grossezza per sostegno e ri-
paro di una casetta contigua (4), che appartiene ai fratelli
Di Gatto e allo stesso tribunale della fortificazione ». Di
più, il re ordinò, che, siccome la demolizione della porta
avrebbe lasciato spazio vuoto da ambo i lati, si fossero
edificate a destra « tre botteghe di mediocre dimensione
con mezzani sopra »; e si fosse concesso al duca di
Monteleone, già censuario di uno spazio di terreno fuori
la porta, a sinistra (5), ma « per solo uso di tenervi ma-
teriali », di poterlo adibire a suolo edificatorio, dandogli
anche « alcuni spezzoni di muraglia inutili ». Però gli si
doveva imporre il patto di cingere con un muro divisorio
« non più alto di circa palmi dodici e non più grosso di
uno e mezzo, senza covertura », un altro vano da lui colà
posseduto; e ciò « per impedire i continui disordini e le
continue laidezze che vi accadono »: disordini e laidezze
che il lettore intenderà da sè.
Prevista la spesa in tremila ducati, oltre le indennità da
pagarsi ai proprietari espropriati — al solito, si spese quat-
tro volte tanto —; e dopo aver chiuso con tavole l'adito
alla porta ed « aperto il vicino muro della porta di Tar-
sia, per dar luogo alla gente di entrare nella città », fu-
rono, a dì 17 aprile, seconda festa di Pasqua, cominciati
i lavori, non terminati prima del 29 maggio, « quantun-
que molti operari vi lavorassero furiosamente e con tutta
sollecitudine, anche in tempo di notte » (6).
La statua di S. Gaetano fu trasferita su Port'Alba (7):
nella facciata del palazzo Petagna vennero infisse — la pri-
ma sotto la seconda — le iscrizioni di Carlo II e del duca
d'Alba, che vi si vedono ancora; e su quella del palazzo

(1) Chiarini, in Celano, III, p. 40 sg.

(2) In Florio, 1. c.

(3) Erano tre, locate rispettivamente ad un maccaronaro, ad un ri-
cottaro e ad un caso e olio (pizzicagnolo): Colombo, 1. c.

(4) « Appoggiata sopra detta porta », dice il Florio, 1. c.

(5) Vedi il capitolo precedente di questo scritto.

(6) Florio, op. cit., I, p. 193 sg.

(7) Erroneamente una colossale statua di travertino rappresentante
S. Gaetano, rinvenuta, nel marzo 1880, insieme con un mascherone di
marmo, sotto il palazzo Vittozzi alla salita del Museo, fu ritenuta per
quella che s'innalzava su Porta Reale: cfr. Ferdinando Colonna di
Stigliano, op. cit., p. 512.

che segue immediatamente a destra salendo, sotto uno
stemma abraso, fu apposta, a memoria della demolizione,
un'altra lapide, col seguente epitaffio, dettato da Girolamo
Vassallo C), segretario del tribunale di fortificazione:
FERDINANDO IV
REGE OPTIMO AC PROVIDENTISSIMO
PORTAVI REGALEM
PR/E AMPLIATIS VRBIS SPATIIS
ANGVSTAM ET PROPE IMPORTVNAM
TVM LVCVLENTO VI/E TOLETANT
PROSPECTVI OFFICIENTEM §
VII VIRI MVRIS AQV. VIIS CVRANDIS
DEMOLIENDAM
CONTIGVISQ. JEDIBVS COEMPTIS AC SOLO ^QVATIS
VIAM LAXIOREM STERNENDAM
CENSVERVNT
ANNO MDCCLXXV
ASCANIVS DE BONONIA DVX PALM/E SVPERINTENDENS
FRANCISCVS LOFFREDVS PRINC. MILIANI
JOHANNES BAPT. DE MARINI PRINC. PALATII S. GERVASII
VINCENTIVS MVSCETTOLA DVX SPEZZANI
MARTIVS MASTRILLI MARCHIO GALLI E DVCIBVS MARILIANI
THOMAS SPINELLVS DVX CAIVANI
DONATVS MARIA DE CESARE VINCENTIVS VIVA
HIERONIMVS VAXALLVS A SEC. (2).
continua.
Fausto Nicolini.

NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Deturpazioni nella chiesa di S. Paolo.
Il direttore dell'ufficio regionale dei monumenti ci scrive che da
la nota da noi pubblicata con questo titolo nel fascicolo di settembre
si riferisce a lavori già da lui deplorati e fatti sospendere fin dal 5
settembre, appena ne ebbe notizia da un intenditore ed amatore delle
cose artistiche di Napoli.
Da un'ispezione fatta risultò che solo quattro delle vetrate erano
state rimosse, perchè, a dire del rettore della chiesa, cadenti; ma i
vetri originarii opalini e i loro legamenti di piombo a disegni, erano
stati con cura messi da parte. Saranno rimessi a posto, a cura dell'uf-
ficio regionale, che non consentirà in niun modo la ingiuriosa sosti-
tuzione che si era cominciata ad eseguire.

(1) Chiarini, 1. c.
(2) Vedi Faraglia, Le ant. cist., p. 234. — Il lato a destra sa-
lendo della Porta Reale è rimasto oggi quasi tal quale era nel 1775.
Molto mutato, invece, è quello a sinistra. Ivi sorgevano varie casette
e piccoli palazzi « che sconciamente gli uni agli altri addossavansi ».
Li comprò tutti Andrea de Rosa, uomo arricchitosi col commercio in
pochi anni, e « volle che l'illustre architetto napolitano Pietro Va-
lente., raggranellandone le parti., formato ne avesse un corpo
solo.... ». Nel 1834 tutto fu portato a termine; « ma se l'occhio non
resta pago per grandiosità e nobiltà di forme di così ampia mole, non
deve imputarsene il difetto all'architetto. Il quale, se non avesse do-
vuto attenersi alla volontà del proprietario, che intendeva col minimo
della spesa avere il massimo prodotto, certamente, pieno di genio e
d'ingegno, avrebbe fatto ben un palagio in tutte le sue parti magni-
fico e decoroso. È da osservare che tutto ciò che vedesi al disopra del
cornicione fuvvi aggiunto con poca euritmia dallo stesso proprietario.
Vuoisi intanto lodare il prospetto verso Toledo che ha due nobili in-
gressi e comodissime scale » (Chiarini, 1. c.).
 
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