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Napoli nobilissima — 3.1894

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140

NAPOLI NOBILISSIMA

pericolosa spedizione quei dugento soldati, che nel 2 giu-
gno del 1442 con la guida del muratore Aniello Ferrato
e di suo fratello per il formale della Bolla entrarono cola-
tamente nella città assediata, la quale fortemente resisteva
alle armi di re Alfonso, e che sboccarono dal pozzo di
Citello, sartore a S. Sofia, occupando in tal modo la mu-
raglia e la porta vicina che aprirono agli assediami, e dando
così agli Aragonesi l’agio d’impadronirsi di Napoli!1).
Si presenta in seguito il fatto di Andrea e Princivalle
de Gennaro, fidi ed antichi familiari di re Alfonso II fin
da ch’era duca di Calabria, i quali dopo aver contribuito
a far ritornare il figlio Ferrantino in Napoli ed a cacciarne
i Francesi, che erano corsi a rinchiudersi in Castelnuovo,
agli 11 luglio 1495 ospitarono il giovane re nella loro
casa a Seggio di Porto (2 3 4 5).
Succede, secondo l’ordine dei tempi, la memoria di An-
tonio de Gennaro presidente del Sacro regio Consiglio, e
vice protonotario del regno, che fu uno dei più impor-
tanti personaggi del suo tempo, e tenuto in grandissimo
pregio da tutti i sovrani che allora dominarono le nostre
province, cominciando da re Ferrante I d’Aragona e ter-
minando all’imperatore Carlo V. Adoperato da tutti costoro
nei più gravi affari, come oratore accorto e prudente, e lo-
dato dai contemporanei, come giureconsulto dotto e magi-
strato integerrimo, egli morì nel 1522, ed ebbe nella chiesa
di S. Pietro Martire un nobile sepolcro ove Girolamo San-
tacroce scolpì la Giustizia e la Prudenza, le due più grandi
virtù, onde fu adorno. Il suo pronipote Felice volle con-
secrarne il ritratto nella sala del palagio di cui trattiamo,
come principale ornamento della famiglia (3).
Un altro ritratto al naturale vedevasi nella detta sala,
ed era quello di Annibaie primo conte di Nicotera e co-
lonnello nell’esercito di Carlo V nella spedizione di Al-
geri, nella quale diede pruove di non ordinario coraggio
e valentia. Era intervenuto già prima alla battaglia di Capo
d’Orso nel 1528, ove col Moncada e col Vasto restò pri-
gioniero di Filippino d’Oria. Il ritratto dalla principessa
di Scilla, nipote ed ultima discendente di esso Annibaie,

(1) Il fatto, oltre che dai cronisti, che tralascio, è largamente nar-
rato dal Facio, de rebus gestis Alphonsi, L. VII; dai Diurnali di Mon-
teleone ad a.; e AaW'Istoria della famiglia Gennaro, p. 48.
(2) Passaro, Giornali, p. 79. —• Famiglia Gennaro, p. 33. Nel
Supplemento di alcune cose omesse, aggiunto alla ediz. del Celano del
1759 nella Giornata X, di cui parlerò nel cap. seguente, si accenna
alle varie imprese di Andrea e Principalle di Gennaro « dipinte da
famoso pennello » nel palazzo della famiglia di Gennaro « in un sa-
lone dell’appartamento che corrisponde al largo avanti alla porta mag-
giore » della chiesa di S. Giovanni Maggiore. Ma questo assai proba-
bilmente è un equivoco, o una fallacia — e non la sola —• sul detto
argomento, di colui che scrisse il Supplemento, o piuttosto di chi per
inalzare la famiglia Mirra diè a lui una tale notizia.
(3) Famiglia Gennaro, p. 66. Del monumento ha parlato recente-
mente con belle osservazioni il eh. mio amico comm. Carlo Padi-
glione nella Rassegna Pugliese,, a. IX, n. 19-20.

era stato donato al consigliere Felice, che ad esso aggiunse
le iscrizioni laudative e le istorie delle gesta del suo ante-
nato dipinte nel fregio della sala (U.
Altri ritratti al naturale seguivano di Cesare e di An-
tonio con i quadri delle loro fattioni heroiche e le analoghe
iscrizioni illustrative. Cesare, figlio di Alfonso « di statura
« gigantesca di animo proporzionato al gran corpo » fu
capitano a guerra e colonnello sotto il duca d’Alba nella
guerra del Tronto, sindaco più volte della nostra città,
preside delle provincie di Bari e di terra d’Otranto, ed
onorato' dai signori Veneziani, della loro Calza con l’im-
presa del sole e della luna, ricamati di oro, onore che so-
levasi allora dare ai cavalieri di gran merito in quella re-
pubblica. Antonio, figlio di Cesare, fu capitano di fanteria
di molto valore che pure combattette nella guerra del
Tronto, nella quale fu preso prigioniero dagli Svizzeri, e si
riscattò con grande dispendio (2).
Nel fregio della medesima sala eravi pure la memoria
o il quadro di Alfonso, anche figlio di Cesare e fratello
di Antonio, capitano di fanteria, che tornando da Spagna
morì e fu sepolto in Cagliari nella Sardegna (3).
Un terzo figliuolo di Cesare, che aveva il nome di Pie-
tro Jacopo, l’antico pontaniano, aveva pure il suo ritratto
« et quadro de la sua historia » con analoga iscrizione
nella più volte mentovata sala. Egli fu colonnello e capi-
tano a guerra con carico di compagnie spagnuole, italiane
e tedesche, cavaliere dell’abito di S. Giacomo e barone di
S. Massimo (4).
Finalmente si vedeva ivi un quadro, dove erano dipinte
le navi dell’armata che combattette nella giornata di Le-
panto, ed i nomi di otto altri cavalieri della famiglia, che
vi presero parte, cioè Orazio, cavaliere dell’abito di S. Gia-
como, e Gio. Battista, cavaliere Gerosolimitano, Tiberio,
Fabrizio, Giulio Cesare, Simonetto ed altri due Grazi,
che col loro valore in quella occasione grandemente si di-
stinsero. Inoltre, del primo Orazio cavaliere di S. Giacomo
si vedeva pure il ritratto (5).
Felice de Gennaro ebbe per moglie Vittoria d’Alessan-
dro, da cui non ebbe prole. A lui successe Andrea suo
nipote, che dopo di essere stato giudice della gran Corte
della Vicaria fu creato agli 11 dicembre 1623 regio Con-
sigliere (6 7), regente di Cancelleria e duca di Cantalupo (7).
Essendo Viceré il Conte de Monterey, nel 1634, Gio.
Francesco Sanfelice, ed Antonio Caracciolo insieme con

(1) Famiglia Gennaro c., p. 34.
(2) Ivi, p. 76.
(3) ivi, P- 77-
(4) ivi, P- 78-
(5) lvi, P- 79-
(6) Codex descendentiarum S. R. C., f. 22.
(7) Campanile, Gius. Notiz. di nobiltà, p. 431.
 
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