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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

T55

Se non che tutta questa storia mirabilmente splendida,
e narrata con tante gloriose particolarità fu violentemente
attaccata e combattuta in una Memoria stampata nel 1776,
senza nome di autore per la lite, intorno al jus panizandi
et prohibendi e gabella della farina (*) di Pietra bianca o
Case in demanio, provocata dal nominato avvocato Mirra.
L’A. della memoria, che senz’alcun dubbio fu il duca Mi-
chele Vargas Macciucca, uno dei principali interessati nel
giudizio, afferma recisamente, sebbene sempre cum reveren-
tia, che il riferito albero genealogico era falso e pieno di
imposture, e che se ne poteva dire essere stato fabbro
l’editore del Celano, per adulare il Mirra, o anche lo stesso
d. Domenico, negandosi (sempre repetita reverentia) tutta
la istoria e la nobiltà della famiglia.
Anche il Piscopo nei suoi appunti mss., ove parla del
palazzo di Mezzocannone, attacca, e forse con maggior vio-
lenza, il vantato baronaggio e la voluta nobiltà dei Mirra,
« i quali, dice egli, da che acquistarono la loro porzione nel
« detto palazzo, non han lasciato mai, nè lasciano tutta-
« via d’inquietare i possessori delle altre due porzioni con
« continui litigi ».
Ciò non ostante, se da una parte si può, e con ragione,
dubitare della avita genealogia dei Mirra di Aragona, della
loro venuta nel regno con Alfonso I, e dei diplomi che
si dicono dati da costui e da suo figlio Ferdinando (1 2 3), e
del contenuto dei medesimi in riguardo del fondo Mir di
Aragona e del feudo di Villa Mirra nel Gaudo o Gualdo
in Terra di Lavoro, dall’altra parte non si deve ragione-
volmente ritenere per falso ed apocrifo il diploma di Fi-
lippo IV dato ad Onofrio Mirra negli 8 agosto 1658, che
trovasi legalmente trascritto nel voi. Privilegiorum di quel-
l’epoca, e regolarmente esecutoriato (3). Con esso il re
erige in feudo nobile un territorio con case e palazzo che
il detto Onofrio Mirra possedeva « in Plano Surrenti pro-
vinciae terrae laboris et in circuitu parochiae ven. ecclesiae
S. Mariae de Mortala » da denominarsi Villa Mirra in so-
stituzione di quello che i suoi maggiori possedevano nel
Gaudo in Terra di Lavoro, poscia distratto e venduto; e
lo dichiara feudo franco « sub qualitate feudi aviti et anti-
qui » in beneficio di esso Onofrio suoi eredi e successori

(1) Memoria anonima intitolata : Difetto delle tre Consulte del tribu-
nale della R. Camera segnata ad 8 agosto scorso anno 2775, l’altra de’ 3
gennaio corrente anno contro alti tre possessori del jus panizandi et prohi-
bendi e Gabella della farina del Burgo e Piazza delle case in demanio ecc.
s. u. n.
La memoria è assai importante per i documenti che riporta, e che
dimostrano le condizioni dei Casali di Napoli sotto il governo vicere-
gnale.
(2) Nel diploma infracitando del 1658, si menziona il privilegio di
Alfonso I dato nel 1458 in castro Turris octave die 18 m. martii, e
quelli del 20 settembre del 1433, degli 8 luglio e 15 dicembre del 1470.
(3) Privilegiorum del Collaterale 1658-59, voi. 363, fol. 131 a 137 v.

« una cum banco iustitiae, quatuor litteris arbitrariis etc. ».
Se non che il privilegio per un secolo circa non ebbe al-
cuna materiale esecuzione; il feudo non fu registrato nel
Cedolario, come sarebbe stato di regola, ed i possessori
del detto territorio di Mortora non usarono, nè ebbero
mai il titolo di barone, comunque si allegasse un’intesta-
zione non autentica del 12 dicembre 1675 (T). Di vassalli
e di dritti giurisdizionali non è a tener conto non essendo
per questa parte la concessione se non una pura formola.
Nel 1755 però d. Domenico Mirra iuniore « per un fa-
natismo di nobiltà, da cui, come dice il Piscopo, era in-
vaso, e che formava il debole del suo carattere » volle
profittare del privilegio di re Filippo, trasportando la qua-
lità feudale del territorio di Mortora sulla sua casa di Na-
poli e intestarsi nel Cedulario il feudo di Villa Mirra.
Quindi nel detto anno con istrumento dei 5 gennaio per
notar Angelo L’Aere di Napoli, dopo aver ceduto a suo
fratello Saverio il fondo di Mortora in soddisfazione della
sua quota ereditaria pagando due. 70 (L. 297.50) al Fi-
sco, e tassandosi l’adoa in annui due. 12 (lire 51), surrogò
al territorio di Mortora il palazzo posto vicino alla chiesa
di S. Giovanni Maggiore e ciò fino a tanto che facesse
una nuova compra di effetti stabili in questa città, o sue
vicinanze con l’intelligenza del regio Fisco; quale compra
dovesse poi stare ad essere il vero feudo di Villa Mirra
con rimanere così il territorio di Sorrento per corpo bur-
gensatico, come la detta casa di Napoli libera dalla feuda-
lità. Tutto ciò fu approvato e sanzionato dal re con pri-
vilegio del 26 novembre 1755; ed il piccolo palazzo a
S. Giovanni Maggiore ebbe in tal modo una caratteristica
singolarissima ed unica, che nessun’altra casa di Napoli
fosse anche più magnifica ed importante, sia per la nobiltà
dell’edificio, sia per l’autorità del possessore, per quanto io
so, ha potuto mai vantare (2).
Sussecutivamente nel 1762 il detto Domenico acquistò
dal principe di Scalea un territorio di moggia cinque, sito
in tenimento demaniale di questa città, e propriamente a
Pietra Bianca in S. Giovanni a Peduccio pel prezzo di du-
cati 1700, per quanti appunto era stata calcolata la pro-
prietà del feudo di Villa Mirra nel Piano di Sorrento, che
provvisoriamente era passato sopra il palazzo a S. Gio-
vanni Maggiore, e quindi domandò che il feudo di Villa
Mirra da lui refutato in beneficio del suo primogenito Pie-
tro Antonio dovesse trasferirsi su questa nuova compra
fatta con tutte le ragioni ed azioni al medesimo pertinenti,
e con l’adoa di annui ducati 12, restando liberi il fondo

(1) Istanza del signor Domenico Mirra e certificatoria del Razio-
nale di Regia Camera con carico dei libri del Cedolario. Cf. cit. Ce-
dolario di Terra di Lavoro del 1732 al 1766, P. II, f. 228.
(2) Cedolario cit.
 
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