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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

J57

Nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini si vede il sepolcro con
statua marmorea di D. Diego de Sarmento. Sotto è l’iscrizione: « Qui
è sepolto il corpo del magnifico D. Diego de Sarmento, figliuolo del
Conte de Rivadaria, Comendator dell’ordine di S. Giacomo, Capi-
tan de gente d’arme, castellano del Castello de Manfredonia, e signore
della baronia d’Altino in Rocca Scalegna. a. d. MDXXXIV » (i).
Nella chiesa dell’Annunziata: una lapide a Beatrice di Cardona è
posta (1535) dal fratello di lei Ferdinando, grande ammiraglio del
regno (2).
Nella cappella del Gran Capitano a S. Maria la Nuova: memoria
dello spaglinolo Pietro de Yciz, di nobile famiglia, equitum signifer,
che per 25 anni militò nelle guerre d’Italia, e pel suo valore ebbe in
premio Borbonum oppidum-, e, quando credeva di poter godere vita
tranquilla, fu chiamato da Dio a goder la quiete vera del cielo, nel-
l’anno 1535, all’età di circa quarant’anni (3).
Nella chiesa di S. Caterina a Formelle: nella sepoltura della fa-
miglia de Silva: lapide per Livia Minutala, moglie di Luigi Alfonso
de Silva, portoghese, Christi eques, e castellano del castello di Capua-
na O536) (4)-
Nella chiesa di Monteoliveto : sepoltura di Giovanni Ribera, cava-
liere di Siviglia, che visse cinquant’anni, venti dei quali ai servigi di
Ferdinando il Cattolico, e gli altri con Carlo V : gli pose la lapide il
consanguineo Consalvo, 1536 (5).
Nella chiesa degl’incurabili: iscrizione spagnuola del magnifico ca-
pitan Juan de Salinas, espanol continuo de su Magestad, benefattore
dell’ospedale, morto il i.° gennaio, 1544(6).
A S. Giacomo degli Spagnuoli è il sepolcro marmoreo di Alfonso
Basuerta, ora posto dietro a quello di D. Pietro di Toledo. Il Basuerta
era di Toro, capitano di fanteria, e per diciotto anni militò sotto
Carlo V, e dallo stesso fu fatto signore di molte terre nel territorio
d’Amiterno (S. Vittorino in Abruzzo). Morì a 52 anni preside della
provincia di Lucania, e gli pose il monumento la moglie Eleonora
Nuceria (7).
Nella stessa chiesa sono le memorie di: Federico Uries, bailo di
S. Eufemia, d’illustre famiglia aragonese, magnum militiae praejectus,
consigliere a latere di Carlo V, morto di 80 anni nel 1551; di Cri-
stoforo Toralva, di Toledo, capitano di fanti, che guerreggiò in Italia,
Africa e Francia, e per 17 anni fu castellano di Gaeta (pose il fi-
gliuolo Giovanni); di Alfonso Manriquez Laquilar, il quale, per amor
delle armi, lasciata la corte dell’imperatore, cui era carissimo, venne
a Napoli contro i Francesi, dove, mentre valorosamente pugnava, fu
colto dalla morte: la lapide gli fu posta nel 1558 da Giovanni Man-
riquez de Lara, luogotenente generale nel regno di Napoli, che fece
deporre ivi le ossa altrove indegnamente sepolte (8).
In S. Giovanni Maggiore: Nicola de Vargas dei conti del Puerto
e suo zio Giovanni de Vargas, capitano di soldati spagnuoli, che di
Spagna vennero in Italia e nel 1553 acquistarono nella chiesa una
cappella, rivenduta nel 1653 dal loro pronipote Francesco de Vargas,
duca di Cagnano (9).
Nella chiesa di S. Gioacchino ossia dell’Ospedaletto, una lapide
ricorda Tommaso Nugresio, nobile spagnuolo, « praetoriae cohortis

(1) D’Engenio, p. 524.
(2) D’Engenio, p. 410.
(3) De Stefano, 127. Di altri Pietro e Francesco de Yciz, si veggono le
tombe in S. Giacomo, D’Engenio, p. 539.
(4) D’Engenio, p. 152. Cfr. De Lellis, Famiglie nobili, I, 93, 195, e spec.
96-7.
(5) D’Engenio, p. 510.
(6) Celano, II, 707.
(7) D’Engenio, p. 538.
(8) D’Engenio, p. 533.
(9) De Lellis, p. 50.

« praefectus »; e un’altra, Bartolommeo Diez Daux che si trovò in
tutte le guerre dei tempi di Ferdinando il Cattolico e di Carlo V, e
la moglie di lui Isabella Burghesia, di nobile famiglia di Tarragona,
la qual memoria fu posta nel 1554 dal loro figlio Francesco e dalla
moglie di lui, Agnese di Castro (1).
Salendo al Castello di S. Elmo, è da leggere la lapide del primo
castellano spagnuolo di esso, a nome D. Pietro di Toledo, ('altro buon
Pietro, come lo chiamava il Tansillo, il quale gli dirigeva questa ot-
tava della Clorida-,
Scenda dal monte, onde spiar le mie
Bellezze suole e vagheggiar sovente
L’altro buon Pietro, e faccia il maggior die
Parervi corto col suo dir piacente:
Il buon Pietro che ha seco due Sofie,
L’una nel core e l’altra ne la mente.
Meni quella del cor nei lidi bassi,
E l’altra chiusa nel suo monte lassi (2).
La Sofia del suo cuore era sua moglie donna Sofia Nagorim, che gli
poneva nel 1559 la seguente iscrizione nella chiesa parrocchiale del
forte: «A Toledo cognomine Petrus humatus vir vitae et studiis cla-
rus et ingenio servandae huic primum quem rex praefecerat arci ut
munitia foret rupibus arte fide servata haec anno hersenos (sic) nomen
et ossa huius perpetuo servat et omne decus vixit ann. LXI obiit
MDLVIII. D. Sophia Nagorim ux. p. ut vir superat ». Questo D. Pie-
tro di Toledo era fratello cugino del viceré (3).
Ma, giacché abbiamo accennato al primo castellano di S. Elmo
(Heremicae arcis, dice un’altra iscrizione, Caroli V Imp. invictiss. bene-
ficio primus praeses), notiamo, per non averci a tornar sopra, che sulla
stessa collina sono sepolti altri castellani spagnuoli: nella chiesa di
S. Martino: Diego Manriquez, marchese di Casella, grande amico del
monastero, cui i monaci posero il monumento il 1637; e nella chie-
setta del forte: D. Martino Galiano y Granulles, nobile di Valenza,
generale, consigliere di Stato, castellano della rocca di Milano, che
giovanissimo militò nelle Fiandre, « sinistra ab hoste debilis, dextra
« semper fortiter in hostes usus », e poi difese Valenza di Lombardia
contro un esercito tre volte superiore, e per 23 anni fu castellano di
S. Elmo, e morì a 85 anni (4); D. Giovanni Buides, anche di Valenza,
che, per oltre mezzo secolo, combattette nelle guerre di Portogallo, a
Messina, nel Piemonte, nel Cremonese, e per le tante ferite ond’era
coperto era diventato quasi senza sangue, ma non senza animo (cen-
tenis Mavortis ictibus pene exanguis non examinis), e fu castellano di
S. Elmo per 20 anni, e ne fece restaurare i bastioni, e morì a 80
anni nel 1721; Francesco Vasquez Zeisens, nativo della vecchia Ca-
stiglia, che, da semplice soldato, alla venuta in Italia di Carlo III,
ascendendo per varii gradi, divenne vicecastellano di S. Elmo, e morì
di 88 anni nel 1776 (5). Si vede che l’aria di S. Elmo li faceva cam-
pare a lungo!
Anche nel Castello dell’Uovo, nella chiesetta di S. Sebastiano, si
leggono parecchie memorie sepolcrali di castellani di quella rocca e
di altri militari: di Ferdinando Aquilar, capitano della galera napole-
tana S. Angelo (1565), di Giovanni Villalonga, vicecastellano (1572),
del figliuolo di lui Emmanuele, capitano, e di sua moglie Maria de
Guevara y Calderon e di una figliuola, di Francesco Lainez, morto

(1) D’Engenio, p. 484.
(2) L'egloga e i poemetti, ed. Flamini, p. 132.
(3) Celano, o. c., IV, 739-40.
(4) Il monumento gli fu posto nel 1653 dalla moglie la nobile D. Ottavia
Tornielli di Milano e dal figlio Diego cavalier di S. Giacomo.
(5) Celano, IV, 740-2.
 
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