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Napoli nobilissima — 3.1894

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IO

NAPOLI NOBILISSIMA

strutti quando i Gesuiti edificarono quel collegio, che poi
Ferdinando I di Borbone assegnò al Convitto' del Salva-
tore I1).
Se non che, un illustre scrittore dell’età nostra giusta-
mente ritenne assai dubbio quanto da costoro asserivasi
intorno al sito del nostro porto. Ed accennando' al livello
del mare all’epoca romana, osservò, fra l’altro, che da re-
liquie di romani edificii, un tempo ritrovate lungo il litto-
rale, potrebbe provarsi che il mare in quella lontana età,
lungi dal ricoprire la regione bassa di Napoli, quella in-
vece fosse cosparsa di abitazioni, « sia che fossero incluse
« nel recinto della città e la linea delle mutazioni fosse
« posta alquanto più verso- mezzogiorno., sia che lungo
« il lido fosse allora un qualche sobborgo esistito » (2 3 4 5).
Nè poi i ruderi di quell’edificio laterico, che il Celano
suppose il faro dell’antico- porto, sarebbero un valido- ar-
gomento atto a dimostrarne il sito, quando si considera
che è « assai strano- che il faro fosse posto non già sulla
« estrema punta del molo, come sarebbe naturale, ma
« nell’ interno del porto, e secondo la stessa circoscrizione
« stabilita dal Celano, proprio ai piedi delle mura della
« città » (3).
Del resto, se alcuni passi di Stazio che, rammentando
fra Napoli e Pozzuoli i sodi portus, potrebbero far supporre
la esistenza di più di un porto nella città, niuno, però,
degli antichi scrittori lasciò indicazione del suo sito (4).
Difatti, nel II secolo dell’era nostra Dione Crisostomo ri-
cordò il nostro porto come sottostante alla città; altri ne
decantarono pure la tranquillità e sicurezza. Così in ap-
presso, caduto l’impero romano, si sa che Bellisario fece
ancorare la sua flotta in un porto lontano della città, posto
fuori il tiro delle frecce degli assediati, e che il Capasso
opina esser la cala di S. Lucia, o l’attual porto militare-, e
di un altro, pochi anni appresso, si ha parimenti ricordo',
che, a quanto1 sembra, si accenna contiguo alle mura. Sap-
piamo, pure, che nel IX secolo il Duca Attanasio collo-
cava i Saraceni fra il porto equoreo e le mura della città;
ed anche di una terra in portu neapolitano, donata al mo-
nastero di S. Vincenzo del Volturno; del quale porto, in
certo modo, potrebbesi supporre il sito dall’isoletta S. Vin-

(1) Celano, ivi. Camera, Annali, voi. 2, p. 90, e n. 3.
(2) Capasso, Sull’antico sito di Napoli e Palepoli, ediz. Marghieri,
p. 59, 60 e 61. Una iscrizione incisa su alta e massiccia tavola di
marmo ritrovata, pei lavori di risanamento, nel dicembre dello scorso
anno 1892, nella via dei Lanzieri, in uno dei cavi fatti nell’isolato
n. 51, alla profondità di m. 4 dal piano stradale e di m. 2 sotto il
livello medio del mare, attesta l’esistenza di una strada lungo la ma-
rina, la quale danneggiata da una grossa tempesta (alluvione maris
corruptae), fu nell’anno 202 di Cristo, riparata con una nuova ban-
china (molem nova-m. ad dejensionem viae), fatta costruire dall’imperatore
Settimio Severio. Cfr. Nap. nobilissima, Anno II, Fase. 6.
(3) Capasso, ivi.
(4) Ivi, p. 106, n. 39.

cenzo, che ritrovavasi sul limitare della moderna Darse-
na I1), sulla quale, in appresso, fu fatta costruire una torre,
che dall’ isola tolse il nome (2).
Ma l’incertezza sul sito dei nostri porti sparisce nel se-
colo XI. Le mura che, nei tempi ducali, richiudevano la
città nostra, da S. Maria la nuova proseguivano verso Rita
catalana, ove una porta detta Vulpulum o de illi Vulpulo
dava accesso al porto, distinto con simile nome. La mu-
tazione volgendo, poi, ad oriente tirava innanzi al ridosso
della chiesetta di S. Maria a mare (3); ed in quel punto,
come credesi, aprivasi anche una porta che usciva all’altro
porto, più piccolo, detto- de Arcina (4). Dei due mentovati
porti, di cui si ha notizia sin dall’anno 1018 (5), il Vul-
pulum era posto ad occidente, e s’addentrava sino alla mo-
derna piazza Municipio ed all’attuale strada di S. Barto-
lomeo; l’altro, situato ad oriente, e che un braccio di terra
divideva dal primo, veniva a corrispondere al presente
molo piccolo, restando sott’acqua la via chiamata poi di
Porto, dell’ Olmo e dei Lanzieri. Quel porto prendeva il
nome dalla Darsena (Arcind), che gli era costruita dac-
canto, ed era chiuso da un promontorio, che verso mez-
zodì s’inoltrava nel mare, sul quale, più tardi, sorse la
chiesa di S. Maria di Porto' Salvo (6 7).
Se la denominazione di Vulpulum, attribuita al primo
porto, scomparve col cadere del Ducato, essa, però, rimase
alla porta, per la quale vi si entrava, ed alla circostante
contrada (7). In appresso1 l’enunciato porto assunse il nome
di maggiore o de capite Surrentinorum et Amalphitanorum,
ove approdavano costoro- per ragione di traffico. E da do-
cumenti del 1266 e 1269 s’apprende, pure, che per antica
consuetudine i patrizi! ed i cittadini di Napoli riscuotevano
la sessantesima parte sopra tutte le merci che vi erano
introdotte o ne uscivano; e quel dritto ridotto- poi da re
Manfredi di Svevia ad once 200 d’oro l’anno, era loro ri-
confermato da Carlo I d’Angiò, non appena ebbe conqui-
stato il regno (8).

(1) Capasso, op. c., p. 61, 62, 106, n. 39, e 107, n. 43.
(2) Quella torre, che non può dirsi con precisione da chi eretta,
e quando, esisteva già nella prima metà del secolo XV. Capasso,
Pianta della Città di Napoli, in Archivio Star. Nap., voi. 18, p. 357.
(3) Ora abbattuta pel risanamento.
(4) Capasso, Pianta della Città di Napoli nel secolo XI, in Arch. Stor.
Nap., XV, 854 e seg.
(5) Capasso, Monumenta ad Neapolitani Ducatus etc., II, parte I,
PP- 235-236-
(6) Capasso, Pianta della città di Napoli, etc. 1. c., XVIII, 106 sgg.
(7) Un documento del 21 aprile 1344 fa ricordo della platea Vul-
puli (Reg. Ang., 1343-1344, a. n. 336, f. 151), di cui trovo pure no-
tizia nel 1374. Capasso, Pianta etc., 1. c., XVIII, 109, no.
(8) Del Giudice, Cod. dipi., voi. I, p. 204. Reg. Ang., 1269, D,
n. 6, f. 250. In un istrumento del 14 luglio 1288 è fatta pure men-
zione del porto maggiore qui dicitur de illi Cacapice, per alcuni dritti
di portatico da costoro posseduti (Sabbatini Anfora, Vel. Calend. Nap.,
V, p. 59). Altri documenti di epoca posteriore tramandano del pari
 
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