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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

141

lui, uomo che come « in avvedimento non era eguale a
« niuno dei sopradetti, in procacciare cotale affare non ce-
« deva a chiunque di loro » cercarono d’indurre le Piazze
di Napoli a dare un nuovo donativo di moneta al re di
Spagna, e « si diportarono di maniera che tra le loro pra-
« tiche, e per quelle del medesimo Viceré, che parlò un
« per uno1 a tutt’i cavalieri, promettendo liberamente a molti
« di essi dignità e mercedi, e donando a qualcheduno di
« povera fortuna picciole somme di moneta (cotanto era
« trasandato l’antico decoro dei cavalieri di Napoli che
« per picciolo prezzo facevano quello che o non conve-
« nendo farsi, non doveva farsi per mercede alcuna, o es-
« sendo ragionevole doveva lietamente farsi per servigio
« del nostro re, senza altro sordido interesse di poca mo-
« neta) alla fine ottenne il suo intendimento il Conte,
« benché non senza grave contrasto » I1).
Andrea nel 1638 ai 20 dicembre morì, « mentre ritor-
« nava da Madrid... nel borgo di Cadaches, picciola terric-
« ciuola del contado di Barcellona entro un disagiato al-
« berghetto di un pescatore. Il quale Andrea aveva avuto
« licenzia di venire in Napoli per aver dato colà a ve-
« dere, ch’egli avrebbe ritrovato modo da impor taglie e
« gabelle in buon numero per cavar denari dalla città e
« dal reame: e Iddio permise, con torlo dal mondo, che
« non potesse porre in opera il suo intendimento: uomo
« per altro poco avveduto, ed oltre al convenevole altiero
« e superbo, il qual favoreggiato dal duca di Alba per
« poco convenevol cagione, come dicevano i suoi male-
« voli, era giunto a tal grado» (2 3).
Morto Andrea anche senza figli il palazzo di via Mez-
zocannone con gli altri beni del consigliere Felice fu de-
dotto, come allora dicevasi, in patrimonio, e ad istanza
dei creditori della eredità esposto venale presso il Sacro
Regio Consiglio.
continua
Bartolommeo Capasso.

I PORTI E GLI ARSENALI
DI NAPOLI
IV.
Il nuovo Arsenale — la Darsena — Tempi moderni.
Anche in quel tempo, a compimento dell’opera (3), era
fatta costruire, per comodo delle carrozze, una magnifica
ed amena salita, che menava alla porta superiore dell’Ar-
(1) Capecelatro, Annali, p. 35.
(2) Capecelatro, o. c., p. 140.
(3) Mentre duravano i lavori per la Darsena, D. Pietro d’Aragona
fece rimuovere quella magnifica fontana sul molo, fatta costruire nel

senale, al piano del regio palazzo. Piccole fontane ador-
navano di tratto in tratto i parapetti laterali, e sul piano,
ove aveva termine la nuova strada, fu fatto innalzare un
busto colossale, al quale dal popolo si dette il nome di
Gigante di Palazzo. Quel busto, parte superiore di una sta-
tua di Giove, era stato ritrovato a Cuma; e, supplito nella
parte sottostante da un pilastro di stucco, aveva dinanzi
una lastra di marmo, sulla quale, nel 1670, fu scolpita una
lunga epografe (T).
Altri danni arrecavano ancora alla Darsena forti burra-
sche, successe in vario tempo in Napoli, dalle quali eb-
bero, pure, a soffrire le navi ancorate nel porto. Nel 6
febbraio 1678, scrive un cronista, « il mare fu tempestoso
« in modo tale che si persero nel molo due fregate di
« Castellammare, e nella Darsena furono maltrattate le ga-
«lere»(2). Così pure il 18 febbraio 1679 «dopo aver
« caduto una quantità di neve, si mosse una fiera tempe-
« sta verso le 21 ore con contrasti di molti venti, la quale
« rompendo le corde di due vascelli inglesi che stavano
« ancorati, li portò alla Pietra del Pesce, ove restarono
« arenati per molti giorni. Sette tartane s’affondarono den-
« tro del molo con molte persone sopra. Si ruppe alla

1562 dal Duca d’Alcalà, già innanzi da me ricordata; e le quattro
statue, e le altre sculture che l’adornavano furono trasportate in Ispa-
gna. Capasso, La fontana dei quattro del molo, in Arch. Star. Na-p.,
voi. 5 pag. 191 .
(1) Capasso, 1. c., pag. 189. L’iscrizione riportata dal Parrino,
op. e voi. cit., pag. 302, era questa:
SISTE VIATOR,
ET VETUSTUM
IOVIS TERMINALIS BUSTUM COMTEMPLARE.
QUOD COENOSO LOCO EDUCTUM,
PETRUS ANTONIUS ARAG0N
SEGORBIAE, ET CARDONAE DUX
HUJUS REGNI PROREX,
POST AUCTA JUDICIBUS STIPENDIA,
PAUPERES HOSPITIO COERCITOS,
ARMAMENTARIUM INSTRUCTUM,
PRAETORIANA CASTRA AEDIFICATA,
BAJANO S FONTE S REPURGATO S,
NAVIBUS STATIONEM EFFOSSAM,
TEMPLA ASCETERIA EXCITATA,
SUBJECTAMQUE VIAM PENSILI TRAMITE
LENITER PRODUCTAM,
FONTIBUSQUE FOECUNDAM.
HUC PRO TANTORUM OPERUM CORONIDE
TRANSFERRI JUSSIT.
TU NUNC, ET PERENNE JUVANDI STUDIUM
A FABULOSO NUMINE
IN OPTIMI PRINCIPIS GENIUM
AEQUIUS, VERIUSQUE TRANSFERTO,
ANNO MDCLXX.
Nel novembre dell’anno 1807 la colossale statua venne rimossa:
ed ora, spogliata dalle barocche aggiunzioni, si conserva nel Museo
Nazionale. Capasso, 1. c., pag. 190.
(2) Bulifon, Cronicamerone, ms. presso la Biblioteca della Società
napoletana di storia patria, fol. 22 t.
 
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